Mestre, 9 novembre 2022. Nel Triveneto la seconda tappa del tour organizzato da Coldiretti e Intesa Sanpaolo per illustrare agli imprenditori agricoli l’accordo nazionale che prevede un plafond di 3 miliardi di euro, di cui 430 milioni di euro destinati a questa regione, per cogliere le opportunità dei bandi previsti dal PNRR per il settore, e gli altri pilastri su cui si fonderà la collaborazione.
L’evento, tenutosi a Mestre presso il Novotel Venezia Mestre Castellana, è stato aperto dai saluti di Marina Montedoro, Direttore Regionale Coldiretti. Dopo la presentazione a cura di Anna Maria Moressa, Economista della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo sul tema “L’agro-alimentare italiano: sfide e opportunità di crescita”, la platea ha partecipato ad un dibattito su argomenti di rilevanza nazionale tra Raffaele Borriello, Capo Area Legislativa e Relazioni Istituzionali di Coldiretti, Massimiliano Cattozzi, responsabile Direzione Agribusiness Intesa Sanpaolo e Maria Chiara Zaganelli, Direttore Generale di ISMEA.
I contenuti dell’accordo sono stati illustrati da Alberto Bertin, Capo Area Ufficio Giuridico-Legislativo Coldiretti Veneto insieme a Luca Vittorio Montù, Direttore Area Agribusiness Veneto Est e Friuli Venezia Giulia Intesa Sanpaolo, e Roberto Zanetti, Direttore Area Agribusiness Veneto Ovest e Trentino Alto Adige Intesa Sanpaolo.
“Questo accordo è un impegno reciproco nei confronti del patrimonio agroalimentare italiano. Nel cuore del Nord Est, nella regione dove si concentra una produzione lorda vendibile che supera i 6 mld di euro, scommettere sull’agricoltura è un’operazione strategica in quanto il settore primario è motore di sviluppo e innovazione continua – ha affermato Marina Montedoro Direttore di Coldiretti Veneto. – Sostenere le imprese agricole significa quindi sostenere la produzione di cibo per puntare ad un’autosufficienza alimentare che riduca la dipendenza dall’estero e garantire la sicurezza alimentare nazionale minata anche da scelte comunitarie che troppo spesso guardano gli interessi delle lobbies e da un contesto economico oggi in grave crisi. Il sostegno all’intraprendenza, soprattutto delle nuove generazioni dei campi, è determinante in un’area dell’Italia che dà spinta a tutto il “sistema Paese”. L’Italia, in questo senso, deve ancora colmare il pesante deficit produttivo in molti settori importanti e il PNRR è fondamentale per affrontare le sfide della transizione ecologica e digitale, un volano per le imprese orientate sempre più ad uno sviluppo ecosostenibile”.
“Gli incontri che stiamo promuovendo sul territorio Coldiretti rispondono alla volontà comune di rafforzare il dialogo con gli imprenditori affinché colgano quanto prima l’opportunità di investire adesso per cambiare strutturalmente il modo di fare agricoltura, verso un futuro in cui la sostenibilità e l’innovazione tecnologica siano perfettamente integrate nel processo produttivo e di trasformazione – ha dichiarato Massimiliano Cattozzi, responsabile Direzione Agribusiness Intesa Sanpaolo. – Il mondo dell’agroalimentare nel Triveneto si fonda sulla ricerca di qualità, su prodotti di eccellenza e su un sistema imprenditoriale strutturato capace di fare export e con lo sguardo rivolto al futuro e all’innovazione. Elementi chiave che vogliamo valorizzare per consentire a queste imprese di cogliere le opportunità del PNRR, per intraprendere una transizione sia green sia digitale che consenta loro di crescere e continuare a competere sul mercato.”
Contenuti dell’accordo
Le aree di intervento dell’accordo riguardano tutte le misure attraverso cui dare attuazione al programma delineato dal PNRR a sostegno dell’Agrosistema italiano attraverso importanti stanziamenti in misure a titolarità del MIPAAF, MITE, MISE, MIBAC e Min. Turismo. Vi sono ricompresi i bandi relativi ai “Parchi agrisolari” e all’“Innovazione e meccanizzazione”, ma anche gli interventi per una migliore gestione delle risorse idriche, per lo sviluppo della logistica e della capacità di stoccaggio e soprattutto per i contratti di filiera. Nello specifico il primo bando mira a favorire l’incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili attraverso la diffusione dell’istallazione di pannelli solari senza consumo del suolo, migliorando la competitività delle aziende agricole. Il secondo prevede di incrementare la sostenibilità di produzione e sicurezza alimentare, introdurre tecniche di agricoltura e di fertilizzazione di precisione, aumentare produttività e competitività delle filiere, a partire dall’ ammodernamento dei frantoi oleari. I contratti di filiera operano nei diversi segmenti della filiera agroalimentare affiancando al contributo dello Stato, concesso per diverse tipologie di investimento, anche, se richiesto, un finanziamento agevolato abbinato al finanziamento della banca. Intesa Sanpaolo, nel merito, ha aderito alla convenzione MIPAAF-CDP relativa alla concessione di finanziamenti per la promozione dei Contratti di Filiera – V Bando e potrà quindi operare sia come banca finanziatrice, per le singole controparti beneficiarie, sia come banca autorizzata referente nei confronti del MIPAAF, per l’intero contratto di Filiera.
La misura si colloca nell’ambito della Missione 2 – “Rivoluzione verde e transizione ecologica” del PNRR e mira a migliorare sia le prestazioni globali e la sostenibilità dell’azienda agricola attraverso una riduzione dei costi di produzione o il miglioramento e la riconversione della produzione, sia l’ambiente naturale o le condizioni di igiene e di benessere animale.
A supporto dell’imprese agricole associate a Coldiretti, Intesa Sanpaolo individuerà le migliori soluzioni per facilitare l’accesso alle iniziative di sostegno pubblico, in particolare sia per ottenere l’anticipazione finanziaria dei contributi a fondo perduto, sia attraverso il rilascio degli impegni di firma necessari per abilitare l’inoltro della richiesta di anticipazione del contributo a fondo perduto al Ministero.
Inoltre, laddove il contributo pubblico non dovesse coprire l’intero ammontare dell’investimento, la banca affiancherà le aziende con finanziamenti la cui durata potrà arrivare fino a 30 anni ed importo fino al 100% della spesa, anche con garanzia sussidiaria ISMEA e Green di Sace.
Oltre al supporto ai bandi, Intesa Sanpaolo mette a disposizione gratuitamente delle imprese clienti “Incent now” la piattaforma digitale, frutto della collaborazione con Deloitte, che permette di avere informazioni relative alle misure e ai bandi resi pubblici da enti istituzionali nazionali ed europei nell’ambito della pianificazione delPNRR.
Inoltre, Intesa Sanpaolo mette a disposizione delle imprese di capitale associate anche i finanziamenti S-Loan Agribusiness per favorire gli investimenti in forme di tutela contro i rischi del cambiamento climatico e cogliere le principali opportunità derivanti dall’adozione di modelli di business più sostenibili. E’ previsto un meccanismo di premialità attraverso il riconoscimento di una riduzione del tasso del finanziamento a fronte del raggiungimento di obiettivi di sostenibilità.
Infine, per incentivare la diffusione di aziende agricole condotte da giovani imprenditori, anche attraverso il passaggio generazionale, Intesa Sanpaolo mette a disposizione soluzioni dedicate per supportare la fase di avvio dell’attività, lo sviluppo e la crescita, anche in coerenza con le azioni di sostegno pubbliche previste nell’ambito dei bandi del PNRR.
Completa il quadro la valorizzazione delle filiere produttive attraverso il Programma Sviluppo Filiere della banca che ha l’obiettivo di valutare le piccole e medie imprese, anche di piccolissime dimensioni, valorizzandone il posizionamento strategico all’interno delle catene di fornitura e sostenendole in qualità di fornitori chiave di aziende ‘capofiliere’, maggiormente dimensionate e con un migliore accesso al mercato di riferimento. Grazie a questo programma, le piccole e medie imprese agricole fornitrici strategiche del champion possono beneficiare dell’appartenenza alla filiera in termini di migliori condizioni di accesso al credito. Nel settore agro-alimentare sono stati attivati 170 contratti di filiera che coinvolgono oltre 6.500 fornitori, oltre 22.000 dipendenti del capofiliera, per un volume d’affari complessivo di 22 miliardi di euro.
Il tour Intesa Sanpaolo Coldiretti proseguirà nelle diverse regioni italiane.
Scenario e trend con focus sul Triveneto – A cura della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo
La filiera agroalimentare rappresenta uno dei settori chiave dell’economia del nostro Paese, ed è ai primi posti anche in Europa. Nel 2021 il settore agroalimentare italiano (inteso come la somma di agricoltura, silvicoltura e pesca e dell’industria alimentare delle bevande e del tabacco) ha generato un valore aggiunto di 63 miliardi, il 4% circa del totale italiano, e ha dato occupazione a oltre 1 milione e 400mila addetti, il 5,5% sul totale occupazione in Italia. Ma se consideriamo anche l’indotto e i margini del settore dei trasporti, della distribuzione e della ristorazione, il peso sull’intero sistema economico sale a circa il 13%. A livello europeo siamo il terzo Paese in termini di valore aggiunto, dopo Germania e Francia, con un contributo del 12% sul totale, e il quarto in termini di occupazione. Nel Triveneto si concentra il 15% del valore aggiunto italiano del settore agricolo: le tre regioni totalizzano oltre 5 miliardi di euro di valore aggiunto; mentre gli occupati nel settore agricolo sono quasi 120 mila. Tra le particolarità del territorio ricordiamo che nel Veneto si concentra oltre il 40% dell’allevamento di avicoli nazionale, oltre il 15% dei bovini e il 10% circa dei suini; in Trentino Alto-Adige oltre il 50% degli ettari destinati alla coltivazione di mele in Italia.
I primati dell’Italia in campo agro-alimentare si esprimono anche e soprattutto in termini di qualità delle produzioni: l’Italia è infatti il primo paese per numero di certificazioni di origine DOP, IGP e STG, con 315 produzioni nel comparto dei Cibi e 560 nei Vini. Si tratta sia di grandi produzioni italiane conosciute in tutto il mondo, ma anche di tanti piccoli prodotti di nicchia, espressione delle tradizioni del territorio e della sua ricchezza in termini di biodiversità. Il Veneto è anche la prima regione italiana (insieme alla Toscana) per numero di certificazioni di origine: sono 95 le produzioni DOP/IGP, di cui 39 Cibi e 53 Vini; è inoltre la prima regione per impatto economico, con 3,7 miliardi di valore delle produzioni DOP/IGP nel 2021. Trentino-Alto Adige e Friuli-Venezia Giulia sono rispettivamente al 6°e 7° posto con 950 e 930 milioni circa. Il Prosciutto San Daniele DOP è al settimo posto tra i Cibi italiani DOP/IGP per maggior valore della produzione nel 2020; nella Top Ten dei Vini certificati ne figurano ben 6 del territorio: Prosecco DOP, Delle Venezie DOP; Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOP; Amarone della Valpolicella DOP; Valpolicella Ripasso DOP; Alto Adige DOP.
L’export del settore agroalimentare italiano è cresciuto molto negli ultimi anni, non si è fermato neanche durante la pandemia e nel 2021 ha superato per la prima volta il traguardo dei 50 miliardi di euro. La crescita dell’export ha portato benefici anche alla bilancia commerciale del settore agro-alimentare, che era sempre stata in deficit a causa della nostra dipendenza dall’estero per alcune commodity agricole (come la soia, i cereali foraggeri, il pesce fresco), e che dal 2019 è andata in surplus, con un avanzo commerciale che si è consolidato anche nel 2020 e nel 2021, arrivando a superare i 3 miliardi di euro. Tutto questo è stato possibile grazie alla specializzazione dell’Italia a livello mondiale nei prodotti di qualità e in particolare nella fascia alta.
Il nostro Paese è infatti il sesto esportatore mondiale di prodotti agro-alimentari trasformati, ma se consideriamo solo la fascia alta di prezzo, il top di gamma, l’Italia guadagna due posizioni e sale in quarta posizione. In alcune filiere, poi, la specializzazione nella fascia di prezzo più alta è particolarmente spiccata, come ad esempio per la pasta e prodotti da forno, dove l’Italia è il primo esportatore mondiale in fascia alta con una quota del 17%, ma anche nei formaggi, dove la quota di mercato arriva al 12%.
Sui mercati internazionali, l’export agro-alimentare del Triveneto ha avuto un’ottima evoluzione dal 2008 ad oggi, passando da 5,8 miliardi di euro a oltre 11,3 nel 2021 (+95% nel periodo). La Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo monitora in regione 14 distretti dell’agro-alimentare, di cui 5 specializzati nella filiera dei vini, 3 nelle carni e salumi; 3 nell’ortofrutta e conserve di frutta, e i rimanenti nelle filiere della pasta e dolci, nell’ittico e nel caffè. Tutti i distretti hanno recuperato nel 2021 i livelli del pre-pandemia di export.
Un prodotto “alfiere” del Made in Italy nel mondo è il vino. L’Italia è il primo produttore mondiale di vino, con oltre 50 milioni di ettolitri, secondo per export in valore, con 7,1 miliardi di euro nel 2021, dopo la Francia che ha totalizzato 11 miliardi, ma sta crescendo molto sulla fascia alta grazie alla valorizzazione del territorio: in termini di biodoversità, infatti, l’Italia è il Paese con più vitigni autoctoni al mondo: secondo l’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino il 75% della superficie vitata è composto da ben 80 vitigni diversi, secondo il Portogallo con 40; addirittura solo 15 vitigni per la Francia e la Spagna. Il Veneto è inoltre la prima regione italiana per produzione ed export di vino: quasi 11 milioni di ettolitri prodotti nel 2021 ed un export che ha sfiorato i 2,5 miliardi di euro in valore. In Trentino Alto-Adige, sono stati prodotti 1,1 milioni di ettolitri di vino, 2 milioni di ettolitri per il Friuli-Venezia Giulia; l’export nelle due regioni è stato rispettivamente di 614 e 142 milioni di euro. La percentuale di vino certificato DOP/IGP nelle tre regioni è superiore alla media nazionale (Veneto 96%; Trentino-Alto Adige 99%; Friuli-Venezia Giulia 94% vs. Italia 70%).
La ricerca della qualità che caratterizza la produzione agro-alimentare italiana ha portato anche ad incrementare l’attenzione al biologico: i terreni destinati alle coltivazioni biologiche in Italia sono quasi 2 milioni di ettari, un’estensione di poco inferiore a Francia e Spagna, ma in percentuale molto maggiore (il 15,2%) sul totale della superficie agricola utilizzata. La sostenibilità è una delle grandi sfide per il futuro del settore: l’agro-alimentare ha dato prova di resilienza nel momento più difficile della pandemia, e nell’attuale contesto diventa ancora più cruciale il tema della sicurezza alimentare, intesa non soltanto come cibo buono e sano ma anche sostenibile e disponibile, ad un giusto prezzo, anche per i paesi meno auto-sufficienti dal punto di vista alimentare. Gli investimenti in tecnologia 4.0 e digitalizzazione saranno cruciali, e per questi resta il sostegno del PNRR cha ha messo a disposizione 6,8 miliardi per rendere più produttivo, più digitale e più sostenibile la produzione agro-alimentare italiana.
Questi investimenti assumono una rilevanza ancora maggiore nell’attuale scenario economico. Il settore agro-alimentare è tra i più colpiti dalla crisi energetica e dalla carenza di alcune materie prime causata dal conflitto in Ucraina. Sono queste le evidenze che emergono anche dalle risposte di 406 colleghi della Dr Agribusiness a un’indagine condotta a maggio-giugno del 2022. E’ elevata anche la preoccupazione per i cambiamenti climatici: basta pensare ai danni provocati in Italia dalla siccità dei mesi scorsi. Rispetto alla media nazionale, nel Triveneto risultano più sentite anche le criticità relative all’aumento dei costi non energetici e al reperimento della manodopera.
Tra i comparti più colpiti ci sono i comparti agricoli, che sono quelli più in difficoltà nel trasferire a valle l’aumento dei costi. Per mantenere una buona marginalità sono cruciali la qualità e i mercati esteri. Dalle valutazioni espresse dai gestori, sembrerebbe essere il mercato americano quello in cui le imprese sono riuscite ad aumentare i propri prezzi di vendita con più facilità, favorite in questo anche dall’apprezzamento del dollaro. Sul fronte dei margini appare poi migliore il posizionamento per coloro che sono attivi nell’Ho.Re.Ca. Maggiori difficoltà sono invece emerse per gli operatori fortemente esposti sulla GDO italiana. Rispetto alla media nazionale, nel Triveneto risulta più strategico puntare su prodotti o servizi top di gamma, sulle vendite in Italia e sulle vendite on-line.
Le imprese del settore stanno mostrando una buona capacità di reazione: oltre a rivedere al rialzo i prezzi, hanno puntato con ancora più decisione e più intensamente di quanto si sia osservato nel resto dell’economia italiana sugli investimenti nelle rinnovabili, sull’efficientamento dei processi produttivi e sulla riduzione dei consumi e degli scarti di produzione. E’ poi relativamente alta la quota di gestori che segnala una crescente propensione a diversificare i mercati di sbocco e, soprattutto, ad accrescere la presenza commerciale sul mercato nord americano (in evidenza soprattutto i produttori di vino), ma anche in Asia. In Triveneto risulta molto più adottata rispetto alla media nazionale la diversificazione dei mercati di vendita, e meno la riduzione delle politiche di investimento.
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