La Corte d’appello decide sui domiciliari per Mohammad Abedini
Il prossimo 15 gennaio alle ore 9 si terrà l’udienza in Corte d’appello per valutare la richiesta di domiciliari avanzata da Mohammad Abedini, ingegnere iraniano di 38 anni arrestato dalla Digos all’aeroporto di Malpensa il 16 dicembre scorso.
I rischi legati alla detenzione domiciliare
I giudici dovranno esprimersi sulle implicazioni di una possibile detenzione nell’appartamento messo a disposizione dal Consolato iraniano. Secondo le valutazioni della Procura generale Francesca Nanni, l’appartamento si trova a tre chilometri di distanza dal Consolato e Abedini, attualmente detenuto nel carcere di Opera, dovrebbe essere in grado di uscire per procurarsi generi di prima necessità. Al momento non è stata richiesta l’applicazione del braccialetto elettronico, che richiede il consenso del detenuto. Dopo vari casi di fuga, l’ultima nel 2023 con l’uomo d’affari russo Artem Uss, spetterà ai giudici decidere la linea da seguire.
Le parole di Abedini e il colloquio con l’avvocato
Durante un colloquio nel carcere di Opera, Abedini ha dichiarato al suo legale, Alfredo De Francesco, di pregare per Cecilia Sala e per sé stesso. È la prima volta che i due parlano della giornalista italiana detenuta a Teheran dal 19 dicembre. Abedini si è detto preoccupato per la situazione e per la sua famiglia, e incredulo per le accuse mosse contro di lui. L’avvocato ha cercato di spiegargli la situazione dal punto di vista giuridico, ma l’ingegnere resta perplesso.
Il deposito della documentazione per evitare la fuga
Dopo il parere negativo della procura generale di Milano sulla richiesta dei domiciliari, De Francesco ha depositato ulteriore documentazione per garantire che Abedini non lasci l’Italia. Nell’istanza precedente per i domiciliari, il legale aveva indicato un appartamento a Milano messo a disposizione dal consolato iraniano come luogo di restrizione per il suo assistito.