Evidentemente i vini di Umberto Bigai hanno un certo “feeling” con le monarchie europee. E ciò dura da qualche …secolo. Negli anni scorsi Umberto Biagi, la cui famiglia produce vini a Barco di Pravisdomini dal 1587, fu contattato da un emissario della Casa Reale inglese in visita in Toscana di alcuni immobili (la terra di Dante è molto gradita ai sudditi si Sua Maestà). L’emissario inglese era alla ricerca di prodotti d’eccellenza con una storia alle spalle. E fu così che decise di portare a Buckingham Palace lo spumante “Pra’ dell’Oro” che viene prodotto secondo precise regole che si accosta ai migliori Champagne Premier Cru. Tra l’altro per alcuni secoli la famiglia Bigai portava il vino nelle tavole aristocratiche dei nobili dell’Impero austriaco.
E tutto ciò è confermato da documenti d’archivio. Nel 1587: Giacomo Bigai è “livellario” dei signori di Panigai e produce vino e frumento nella località di Barco, oggi frazione di Pravisdomini. Un documento reperito da Luigi Zanin tra le carte del Fondo Panigai -conservato all’Archivio di Stato di Udine- attesta in maniera inequivocabile come la famiglia Bigai in quell’epoca, e probabilmente già da tempo, producesse vino in qualità di affittuaria delle terre feudali di Panigai nella forma del “livello”, un istituto giuridico in uso dal Medioevo all’800 che prevedeva il pagamento di un affitto in denaro o in natura al proprietario. La formula livellaria veniva di solito attribuita ad agricoltori esperti, e comportava un rapporto fiduciario superiore e di maggior durata rispetto a quello dei mezzadri e la possibilità di riscattare la proprietà.
Ma è con l’arrivo degli austriaci nei domini ex-veneziani, a seguito del Trattato di Campoformido (1797), che Giovanni Bigai fa il “salto di qualità” sociale, divenendo esattore delle tasse dovute ai nuovi conquistatori dagli abitanti di un vasto territorio, come attesta una lapide presente sul campanile della chiesa parrocchiale di Barco. La stessa torre campanaria viene ricostruita a spese dell'”exactor”, si acquistano molte terre dell’ex-feudo Panigai -caratterizzate da una composizione calcarea che dona ai vini corpo e struttura non comuni- e la tradizione vinicola della famiglia prosegue e si affina. Cinque secoli e più di viticoltura rappresentano un DNA di gusto, sapienza e qualità che ben pochi produttori possono vantare e oggi i vini di Umberto Bigai, combattente coraggioso contro le dominanti omologazioni commerciali, lo testimoniano. Appunto Umberto Biagi classe 1948 diploma di enologo nel 1970, giusto mezzo secolo fa, prosegue dando una svolta ulteriore all’azienda che si estende anche nel territorio mottense.
Suo padre Antonio è stato per molti anni primario all’ospedale di Motta di Livenza. Bigai ha selezionato l’umore della terra o il terrior se vogliamo e lo spirito della pianta lo ha memorizzato dentro di sé. Non è un caso se il Maestro Davide Liani direttore del conservatorio veneziano “Benedetto Marcello” lo definiva “Il poeta del vino”.
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