Quando si parla di giochi carte si parla di un patrimonio culturale e di memorie importanti, legate alla Tradizione con dei ricordi familiari che non svaniscono nel tempo ma, semmai, si rinnovano e si rafforzano.
Oggi, infatti, esistono dei portali web che permettono di iscriversi e di giocare scegliendo accuratamente qualsiasi gioco di carte, con la possibilità di sperimentare la propria abilità o fortuna in solitaria o con avversari parimenti collegati in rete, in improvvisati tornei casuali.
Un po’ come capitava nelle mitiche osterie in cui, sin dai tempi dei tempi, ci si incontrava per giocare a carte e bere delle gran coppe di vino rosso forte o di liquore.
Eppure, i giochi carte non sono, a parere di molti, scollegabili dalle atmosfere dei giocatori che, sotto una luce soffusa e caravaggesca, si dilettavano con i vari mazzi di carte, magari aggiungendo qualche sordida imprecazione poiché non sempre il divertimento si ferma allo spirito giusto.
Da piccoli si gioca molto a carte perché rimane una sorta di magia tra anziani e bambini; nelle giornate festive è un ricordo di tanti il sedersi e giocare a carte, ridendo e scherzando, magari puntando delle monetine di scarso valore, giusto per prendersi poi un gelato in compagnia.
Già perché le carte nascono come gioco ma anche come qualcosa di più, specialmente in Italia dove si sono moltiplicate le diverse tipologie di mazzi di carte con diverse iconografie ed origini: il tutto esprimendo una ricchezza che è tipica del nostro stivale peninsulare, isole comprese.
Non è un caso, infatti, che esista una piccola e simpatica diatriba sulle caratteristiche che distinguono le carte siciliane dalle piacentine. Entrambe provengono dal ceppo spagnolo e quindi da un’esperienza di occupazione militare e politica di pezzi importanti della nostra Penisola.
Le piacentine elaborate a Piacenza, appunto, sotto occupazione francese ma, singolarmente, prendendo spunto dalle carte spagnole, erano largamente usate nella penisola italiana; con i secoli tendevano a diventare egemoni sui tavoli delle osterie e delle panchine di tante città a cittadine del Nord Italia e non solo.
I Francesi, infatti, usavano mazzi spagnoli e ci giocavano, da qui nacque l’idea di quella tipologia di carte che si diffuse in molte parti d’Italia.
Le carte piacentine hanno delle peculiarità: le spade sono dritte e non a forma di scimitarra, le figure sono intere e non smezzate e l’asso di denari viene chiamato Polla. Il mazzo ha 40 carte ed i bastoni sono dei nodosi tronchi di albero che sembrano ricordano veramente le campagne più arcaiche.
Le siciliane, invece, hanno immagini più classicheggianti a partire dai bastoni che sono rappresentati in forma di clave tondeggianti e quindi, fondamentalmente, stilizzate.
Hanno forme diverse le spade, in generale simili alle spade dritte delle carte piacentine ma, più corte; in alcune carte, sono presenti variabili a sciabole e con impugnature più caratteristiche e rinascimentali.
Il mazzo siciliano ha 40 carte, parimenti al piacentino ma deriva da una tipologia più antica chiamata Tarocco Siciliano che ha 64 carte.
Nel mazzo siciliano il fante è in forma femminile, è una donna con una specie di basco in testa, una forma di licenza artistica, se vogliamo.
Una carta molto importante e ritenuta particolare per via del suo utilizzo è la “matta” che sarebbe il Re di Denari, essa si usa in giochi come il sette e mezzo o il cucù con dei ruoli primari.
Sono, nella sostanza, due mazzi simili poiché nati ad imitazione delle carte spagnole ma con delle mediazioni di tipo regionale che, successivamente o parallelamente, si sono prodotte in tantissime variabili tipiche della provincia italiana del Nord come del Sud.
Visiti spesso Nordest24? Ora puoi rimuovere tutta la pubblicità e goderti una lettura più piacevole, veloce e senza distrazioni. Clicca qui per maggiori informazioni