Le opere di laminazione concepite per la protezione idrogeologica della Bassa Friulana da eventi di piena centenaria, da realizzarsi nel medio corso del Tagliamento, annunciate dalla Giunta regionale ai primi di aprile del 2024, hanno acceso un infuocato scontro tra i comitati popolari e la Giunta Regionale del Friuli Venezia Giulia. La Giunta in questi mesi ha creato una “narrazione della sicurezza” da attuare esclusivamente attraverso l’imposizione di opere faraoniche, dai costi elevatissimi, di dubbia efficacia e dalle conseguenze devastanti per l’ecosistema fluviale. Il Tagliamento, chiamato “Re dei fiumi alpini”, è studiato in tutta Europa per le sue caratteristiche peculiari e i suoi canali intrecciati. Progettare opere idrauliche considerandole ‘definitive’ alla protezione di spazi fluviali occupati da insediamenti umani edificati in precedenza è sbagliato. La vasta letteratura scientifica lo dimostra, oltre ai casi concreti riportati dalla cronaca e ai numerosi interventi di esperti in materia, come ad esempio l’articolo uscito su Repubblica di Mario Tozzi e l’articolo sul “La Vita Cattolica” da parte dell’Ing. Petti dell’Università di Udine. Le opere idrauliche umane non possiedono mai una qualità intrinseca tale da permettergli di garantire un ‘rischio zero’ verso chi abita nei pressi e a valle di esse.
La Giunta Regionale del Friuli Venezia Giulia si è sempre chiusa nel totale rifiuto a qualsiasi confronto con la popolazione locale, impostando una comunicazione a senso unico, con comunicati stampa dai toni clamorosi, convincendo i comuni rivieraschi del basso corso a esigere la realizzazione di “qualunque opera, purché venga fatta e in tempi brevi” e quindi a una contrapposizione tra comuni e territori. Le scelte politiche sono percepite come mera imposizione di un vincolo, finendo per far venir meno la responsabilità dei cittadini alla loro attuazione. In questi frangenti le popolazioni rivierasche hanno rivalutato la presenza del fiume, sempre presente nelle millenarie vicende, come un bene inestimabile di cui riappropriarsi, sottraendolo alle mire speculative. Prendersi cura del proprio territorio in maniera collettiva e partecipata a partire dalla componente idrica è l’obiettivo generale dei Contratti di Fiume e di questo si parlerà a Coseano Venerdì 06 settembre 2024 alle ore 20.30.
L’evento si terrà sul bellissimo colle di San Bartolomeo, nella frazione di Coseanetto, circondati dal panorama delle colline moreniche e della Valle del Tagliamento, a cui tutta la popolazione è invitata. In caso di maltempo l’evento si terrà presso l’auditorium “Galetiere”, largo Municipio a Coseano.
L’idea di questa iniziativa pubblica nasce dal fatto che questo comune ha già avviato un percorso con i Contratti di Fiume per il fiume Corno, che sgorga nei pressi di Buja e sfocia nel Fiume Stella. Coseano è anche uno dei comuni del Friuli collinare, come Dignano e San Daniele del Friuli con i quali confina, potenzialmente toccati dagli effetti negativi che avrebbe la realizzazione sul Tagliamento di uno sbarramento presso l’attuale ponte storico di Dignano.
La serata vuole favorire una riflessione in grado di cambiare il paradigma con cui viene intesa una soluzione a un problema concreto, contrapponendo un approccio puntuale, come la realizzazione di un manufatto idraulico, ad un processo partecipato di messa in sicurezza del fiume in maniera diffusa lungo tutta l’asta, considerando in maniera multidisciplinare le peculiarità naturalistiche, idrogeologiche e morfologiche che saranno ogni volta diverse a seconda dei territori che il fiume attraversa. La serata prevede gli interventi di Federico Venturini, ricercatore presso l’Università di Udine del dipartimento di Lingua e Letteratura, Comunicazione formazione e società (DIIL), ci introdurrà ai Contratti di Fiume nella loro architettura teorica, invece, ad introdurci nella pratica sarà l’Arch. Lorenzo Pevere, il quale ci illustrerà il master Plan del torrente Corno. Insieme ai due esperti ci saranno Matteo De Piccoli, ingegnere e attivista nel comitato Presidio Permanente sul Tagliamento e Roberto Pizzuti Naturalista e laurea in Scienze agrarie, anch’esso attivista, i quali ci illustreranno le caratteristiche del Tagliamento.
I contratti di Fiume non sono il ripetersi di sterili prassi burocratiche ma invece sono strumenti con cui contribuire a sviluppare una cultura dell’acqua che sappia collocare i corpi idrici al centro di uno sviluppo sostenibile, non soltanto elementi da proteggere, ma entità capaci di valorizzare le popolazioni entrando di fatto in simbiosi con la vita economica e sociale delle comunità.
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