Le politiche sociali non sono dei costi ma bensì politiche di investimento per la collettività. Va superato un modello di welfare basato quasi esclusivamente su uno stato che raccoglie e distribuisce risorse tramite il sistema fiscale e i trasferimenti monetari. Serve un welfare che sia in grado di rigenerare le risorse (già) disponibili, responsabilizzando le persone che ricevono aiuto, al fine di aumentare il rendimento degli interventi delle politiche sociali a beneficio dell’intera collettività. Questa proposta culturale che deve essere vinta dalle amministrazioni comunali e quindi dalla compagine politica che amministra il territorio e può essere vinta solo con politici capaci e lungimiranti e conoscitori di tali “progettualità” altrimenti tra qualche anno ci troveremo a fare il funerale “dello stato sociale” causa di “politiche tardive” ,quando in alcuni territori della penisola il sistema del welfare generativo è ben oliato e collaudato ,questo “gap” poi si catalizza alla collettività come minor risorse disponibili .
Il “welfare non è un ostacolo alla crescita, perché investire sul capitale umano, sulle opportunità, sulle competenze è il fattore chiave della competizione di oggi”. Infatti la risposta giusta all’attuale congiuntura non può essere una regressione sociale e un arretramento dei diritti e minor spesa , bensì una progettualità strutturata .Tale si tuo’ realizzare con la nascita del “distretto welfare generativo locale “ coinvolgendo tutti gli attori principali del territorio attraverso la costituzione di una fondazione a capitale misto ,inserendo poi una agenzia di formazione continua /permanente in modo da evitare corsi di “inserimento lavorativo ”fuori provincia”. Nel distretto potrebbe trovar spazio pure un incubatore di star up innovative coinvolgendo il mondo scolastico/tecnico ed imprenditoriale, ecco perché il Pnrr può essere un vantaggio per la società civile e un aumento del benessere economico anche davanti ad una congiuntura economica con l’inflazione al 5 %.
Bragatto Gianluca