PADOVA – Venerdì 4 ottobre alle ore 18.00, gli spazi di Maco Arte, situati in via Ognissanti 33, apriranno le porte alla mostra “Costellazione Informale. Libere Astrazioni dal secondo dopoguerra all’azionismo”. Questa esposizione, a ingresso libero, sarà visitabile fino al 2 novembre 2024 e offre un’eccezionale opportunità per immergersi nel mondo dell’arte informale, una delle correnti più significative del XX secolo.
Un viaggio nell’arte informale
La mostra si compone di circa 40 opere pittoriche, ognuna delle quali è chiamata a raccontare la nascita e le eredità espressive dell’Informale. Mattia Munari, titolare di Maco Arte, evidenzia che ad aprire il percorso espositivo sarà un lavoro su carta di Lucio Fontana. Questo pezzo, caratterizzato da una forma ovale, assume simbolicamente una funzione generativa rispetto alle varie esperienze artistiche presentate. Fontana ha avuto un ruolo cruciale nel definire l’Informale, contribuendo a creare una base da cui si sono sviluppate molte altre esperienze artistiche.
Un panorama storico e artistico
L’Informale, come corrente artistica, si è evoluta nel tempo, e la selezione di opere esposte copre un arco temporale di quasi cinquant’anni, conferendo risalto a quanto accaduto nel settore dell’astrazione gestuale dal secondo dopoguerra in poi. Gli anni Cinquanta e Sessanta rappresentano una fase storica fondamentale per l’Informale, in quanto in questo periodo la corrente sviluppa appieno le sue potenzialità poetiche, diventando la tendenza predominante in Europa. Questa affermazione è influenzata dall’espansione dell’Espressionismo Astratto negli Stati Uniti, che ha avuto un impatto significativo sugli artisti europei.
Espressione e inconscio
L’approccio degli artisti europei all’Informale si caratterizza per la ricerca di nuovi linguaggi espressivi, ispirati agli “automatismi espressivi” teorizzati dal Surrealismo. Questo nuovo linguaggio si distacca progressivamente dalle finalità descrittive e si concentra sugli stati emotivi e sull’inconscio dell’artista. Le esperienze dirette del secondo conflitto mondiale hanno costretto gli artisti europei a mantenere un legame con la storia, risultando così in opere che, pur essendo prive di figure, continuano a riflettere un mondo interiore ricco di significato.
La materia come registratore di memoria
In questo contesto, la materia utilizzata dagli artisti diventa un possibile registro della memoria, sia recente che quotidiana. La pittura informale non solo si muove liberamente sulla superficie, ma svolge anche un ruolo fondamentale nel “incarnare” la ferita collettiva della guerra. Al contempo, essa concretizza nuove concezioni spaziali in cui emerge un sentimento della natura, che cerca di evocare il suo “respiro” piuttosto che le sue apparenze sensibili. La pittura informale supera quindi l’intenzione rappresentativa, trasformandosi in un luogo e in un campo d’azione, un’estensione del corpo di chi la crea.
Dialettica tra opposizioni
La mostra di Padova si distingue per la sua capacità di giocare sulla dialettica tra segno e materia, ordine e disordine, opacità e trasparenza. Questo approccio permette di rendere manifesta la complessità dell’arte informale, portando in risalto le costanti espressive attraverso un confronto ravvicinato tra opere che, sebbene diverse tra loro, condividono un linguaggio comune.
Artisti in mostra
Accanto ai lavori di artisti riconosciuti come Afro, Hartung, Mathieu, Morlotti, Schneider, Scialoja, e Vedova, la mostra include anche opere di autori che hanno condiviso alcune delle aspirazioni dell’Informale. Tra questi, Bacci, Deluigi, Tancredi, e Vianello, legati allo Spazialismo veneziano, e Accardi, Dorazio, e Turcato, fondatori negli anni Quaranta del Gruppo Forma 1. L’inclusione di questi artisti non solo arricchisce la mostra, ma offre anche una visione più ampia delle influenze e delle interconnessioni che caratterizzano l’Informale.
Il legame globale
Un’altra importante componente della mostra è rappresentata dalle opere del gruppo giapponese Gutai, che indicano uno dei punti d’arrivo del processo di identificazione tra l’atto artistico, il corpo e il mondo organico. Questo aspetto è fondamentale per comprendere come l’Informale abbia aperto nuove strade nella pratica artistica, influenzando anche le correnti artistiche al di fuori dell’Europa. Accanto a queste opere, i lavori degli artisti americani Paul Jenkins e Sam Francis offrono al visitatore una “risonanza” delle ricerche informali nel contesto extra europeo, evidenziando l’influenza reciproca tra le due sponde dell’Atlantico.
Conclusione espositiva
A chiudere il percorso espositivo ci saranno due opere di Hermann Nitsch e Arnulf Rainer, entrambi esponenti dell’azionismo viennese. Questi lavori testimoniano come gli elementi dell’Informale persistano anche in opere più recenti, nate da eventi performativi di carattere rituale, confermando la continua evoluzione e rilevanza dell’arte informale anche nel nuovo millennio. Il confronto tra opere di epoche diverse e di artisti con background vari rende la mostra un’opportunità unica per esplorare le connessioni tra le pratiche artistiche, il corpo e la memoria collettiva.
Il progetto, curato da Mattia Munari e Nicola Galvan, è completato da un catalogo che verrà presentato al termine dell’esposizione. L’arte informale, con la sua capacità di catturare le emozioni e le esperienze umane, continua a esercitare un fascino indiscusso, e questa mostra rappresenta una straordinaria occasione per approfondire la conoscenza di una delle correnti artistiche più significative del XX secolo.
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