Un’alleanza vincente: i virus contro il cancro
La strada innovativa nella lotta contro il cancro si apre ai virus. Attraverso la manipolazione genetica dei batteriofagi, virus che infettano i batteri, è possibile trasformarli in nanobioparticelle mirate che possono eliminare specifiche cellule e tessuti tumorali.
La scoperta della ricerca
Un team di ricercatori dell’Università di Bologna ha utilizzato batteriofagi da modificare in nuove nanoparticelle, all’interno del progetto NanoPhage supportato dalla Fondazione Airc per la ricerca sul cancro. I risultati pubblicati su Small mostrano come questa tecnologia possa rivoluzionare il campo della medicina diagnostica e terapeutica, soprattutto in ambito oncologico.
“Abbiamo sviluppato e testato un metodo che sfrutta le proprietà di virus specifici, innocui per gli esseri umani, per superare le limitazioni delle nanoparticelle in medicina“, spiega Matteo Calvaresi, professore all’Università di Bologna, che ha guidato lo studio.
Il potenziale rivoluzionario dei virus
“La nanobioparticella creata può eliminare in modo selettivo cellule e tessuti tumorali quando esposta alla luce, risparmiando le cellule sane“.
La nanomedicina, che sfrutta le nanotecnologie in ambito clinico, promette benefici significativi. Tuttavia, la sfida principale era la sintesi omogenea delle nanoparticelle, limitata dalle attuali capacità tecnologiche.
“Nel mondo nano, la riproducibilità è fondamentale e i virus sono un esempio di oggetti nanometrici con forme e dimensioni precise determinate geneticamente”, spiega Calvaresi. Da qui nasce l’idea di utilizzare i virus come base per nanoparticelle terapeutiche.
Il processo di sintesi delle nanoparticelle
“Abbiamo iniziato con il batteriofago M13, innocuo per gli esseri umani, come modello per la sintesi delle nanoparticelle“, afferma Calvaresi. “Abbiamo modificato il capside con molecole fotoattive che, attivate dalla luce, generano sostanze tossiche”. Questo ha permesso di creare nanobioparticelle identiche tra loro per eliminare cellule tumorali in modo mirato.
“Le nanobioparticelle possono penetrare nei tumori tridimensionali, superando le limitazioni delle terapie attuali”, conferma Calvaresi. “Grazie alla forma del batteriofago e all’ingegnerizzazione genetica, possono riconoscere e attaccare solo le cellule tumorali”. Ulteriori studi sono necessari per portare questa tecnologia ai pazienti. I risultati sono stati pubblicati su Small con il titolo “Phage-Templated Synthesis of Targeted Photoactive 1D-Thiophene Nanoparticles”.
Gli artefici di questa innovazione
Lo studio è stato guidato da Matteo Calvaresi dell’Università di Bologna, con la collaborazione dei professori Alberto Danielli e Francesca di Maria, e della dottoressa Claudia Tortiglione. Il progetto NanoPhage è stato fondamentale per questa ricerca, supportato dalla Fondazione AIRC, presso il NanoBio Interface Lab dell’Università di Bologna.