In un primo tempo, il riferimento alla digitalizzazione nell’ambito lavorativo e d’impresa era limitato alla sola gestione di caselle di posta elettronica e alla dematerializzazione di tutti i materiali su supporto cartaceo, chiamati a divenire, appunto, digitali. Oggi, invece, il riferimento al processo di digitalizzazione aziendale è un concetto molto più profondo e capillare, che coinvolge le enormi potenzialità della rete, figure professionali di nuova generazione e un nuovo modo di concepire la produzione e la distribuzione di beni e servizi.
La digitalizzazione non è più soltanto una scelta
Guardando alla società contemporanea, ci si renderà facilmente conto che essa poggia su un grande pilastro, costituito dal web. Fare a meno di questo pilastro, o collocarsi in un contesto diverso, letteralmente scollegato dalla rete, è una scelta che oggi non può più pagare. L’evoluzione dell’economia va chiaramente nella direzione battuta dal progresso tecnologico e dalle nuove potenzialità del web: quest’ultimo non si accontenta più di essere un supporto, ma diventa anche terreno fertile per una nuova società del domani, dove aziende, imprese, utenti, artisti e molti altri soggetti interagiscono a pieno titolo, in quel concetto ancora nebuloso che è il metaverso.
Al di là di questa tendenza, è possibile appurare la solidità della società digitale guardando ai movimenti degli ultimi anni, segnati dalla pandemia: com’è noto, sono stati reintrodotti prepotentemente dei concetti che, in principio, erano di nicchia, come quello di smart working, che sarebbe stato impossibile concretizzare se non ci fosse stata una solida Rete e un’efficiente infrastruttura tecnologica alle spalle dell’economia nazionale e globale. Proseguendo, la riconversione all’online di molte attività produttive, che hanno dovuto chiudere i battenti degli store offline a causa dei lockdown, è stata resa possibile proprio perché il processo di digitalizzazione è ormai tanto avanzato da garantire una facile riconversione dei negozi fisici a e-commerce digitali.
Bisogna però fare attenzione a non ridurre la forte spinta alla digitalizzazione a una semplice risposta all’emergenza sanitaria. La riconversione in digitale di molte attività, infatti, in realtà risponde ai nuovi bisogni di utenti e clienti che sono sempre più collegati alla rete e sempre più connessi con i propri dispositivi tecnologici mobili. Così, ad esempio, si spiega la nuova apertura di siti di casino online sempre più ricchi di offerte pensate per venire incontro ai gusti di molti giocatori, che trovano più comodo e appagante giocare responsabilmente online piuttosto che in una sala da gioco fisica. Come si può immaginare, in questi contesti si sperimentano anche le nuove formule di sicurezza digitale per garantire le transazioni effettuate e la tutela dei dati personali dei clienti, in linea con quanto stabilito dall’ADM per combattere la ludopatia e garantire i giocatori.
La situazione sul digitale delle imprese in Italia
Il boom della digitalizzazione e della comparsa di nuove figure professionali, intimamente legate a questo nuovo contesto fondato interamente sul web, non sta distribuendo i suoi frutti in maniera uniforme. Guardando nel dettaglio alla situazione italiana, emerge chiaramente che:
- L’80% delle imprese, costituite da PMI, ha un basso livello di digitalizzazione;
- Il 15% delle imprese italiane ha un più marcato orientamento verso il web;
- Solo il 5% delle imprese italiane è caratterizzato da un forte profilo digitale.
Ne consegue che soltanto una percentuale molto bassa di aziende, per lo più imprese di grandi dimensioni, fa riferimento alle nuove risorse tecnologiche per la sicurezza informatica, per la gestione di grandi quantità di dati in cloud, per la comunicazione istantanea. Non resta dunque che augurarsi che la tendenza, con la complicità di fenomeni come lo smart working e la diffusione di nuove tecnologie digitali, porti a un’inversione delle percentuali: soltanto un’Italia digitale, infatti, saprà tenersi in linea con i livelli produttivi e le performance
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