VENEZIA – Nel processo per l’omicidio di Giulia Cecchettin, il PM Andrea Petroni ha chiesto la condanna all’ergastolo per Filippo Turetta al termine della requisitoria, davanti alla Corte d’Assise di Venezia. Il pubblico ministero ha ricostruito in due ore e mezzo la cronologia dei fatti, smontando le possibili difese dell’imputato e sottolineando come Turetta, nonostante avesse tutte le possibilità di dire la verità, abbia scelto di mentire. Secondo Petroni, il delitto si configura come omicidio premeditato, documentato dai risultati delle indagini e dai dispositivi elettronici.
Ricostruzione del delitto
Il PM ha ricostruito l’omicidio avvenuto in due fasi violente in meno di 20 minuti, culminato con il fuggi-fuga e l’occultamento del corpo di Giulia. La giovane è stata brutalmente accoltellata, con almeno 75 coltellate, di cui 25 provocate da difesa e altre 50, tra cui quella mortale che ha reciso un’arteria del collo e una vertebra. La vittima, dopo aver cercato di scappare, è stata inseguita, aggredita e uccisa. Il PM ha invitato la Corte a esaminare attentamente i video che documentano l’intero crimine, partito a Vigonovo e concluso a Fossò, prima che il corpo fosse caricato nell’auto e occultato a Piancavallo, in Friuli.
Fuga e tentativo di cancellare le prove
Dopo l’omicidio, Turetta ha cercato di eliminare ogni traccia del crimine: ha cancellato i dati dal proprio telefono, gettato i dispositivi elettronici di Giulia, e si è cambiato d’abito. Il fuggitivo ha poi raggiunto la Germania, dove non si è consegnato alle autorità, ma ha atteso di rimanere senza benzina prima di chiedere aiuto. Il PM ha sottolineato che l’omicida non ha mai mostrato intenzione di arrendersi, continuando a nascondere ogni possibile prova contro di lui.
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