La Corte di Cassazione italiana ha stabilito che l’utilizzo di emoji di risata su Facebook può costituire un atto diffamatorio, secondo una recente sentenza.
La consigliera dell’Ordine degli psicologi del Lazio, Vera Cuzzocrea, ha dichiarato che le emoticon possono causare danni emotivi e alla dignità delle persone più vulnerabili. La sentenza rappresenta un importante richiamo al fatto che un comportamento offensivo ha un valore significativo agli occhi della legge.
L’emoticon della risata, secondo Cuzzocrea, può diventare uno strumento per rafforzare un messaggio violento e sbeffeggiare le caratteristiche fisiche di una persona. Questo segue una sentenza simile emessa l’anno scorso, in cui una consigliera leghista è stata condannata a risarcire 4.000 euro per aver pubblicato un’emoji di escremento come critica nei confronti di un’avvocato e attivista ambientale.
In conclusione, la recente sentenza della Corte di Cassazione sull’utilizzo delle emoji di risata su Facebook è un monito per gli utenti dei social media di prestare attenzione alle loro azioni online. L’utilizzo di emoji e altre forme di comunicazione digitale potrebbe essere interpretato come diffamatorio e avere conseguenze giudiziarie.
È importante che gli utenti rispettino la dignità e la privacy degli altri online e evitino di fare commenti offensivi o diffamatori. La Corte ha stabilito che le emoji di risata, come altre forme di comunicazione digitale, non sono esenti dalla legge e possono avere conseguenze legali se utilizzate in modo offensivo.