TRIESTE – Un’operazione condotta dai Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Trieste ha portato alla luce un’evasione dell’IVA per oltre 1.300.000 euro. Sei persone, tra cui due professionisti italiani e quattro cittadini sloveni, sono state denunciate per contrabbando aggravato, mettendo in evidenza un complesso schema fraudolento che ha coinvolto società di diritto sloveno operanti nel commercio di tessuti e polimeri di origine cinese.
Evasione fiscale nel commercio internazionale
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Trieste, si sono sviluppate negli ultimi due anni e hanno riguardato un commercialista con studio a Trieste e un collaboratore pugliese residente a Londra ma attivo nel capoluogo giuliano. Grazie a prestanome sloveni, i due professionisti hanno gestito società con sede a Ljubljana e Nova Gorica, effettuando importazioni doganali presso il Punto Franco Nuovo e l’ufficio Fernetti-Retroporto di Trieste.
Le merci, dal valore complessivo di oltre 6 milioni di euro, sono state immesse in commercio nazionale senza versare l’imposta dovuta.
Il meccanismo della frode
Al centro della truffa, l’utilizzo del regime doganale denominato “45”, pensato per agevolare l’introduzione di merci importate in un deposito fiscale senza immediato pagamento dell’IVA. Tuttavia, nel caso in esame, l’immissione nei depositi fiscali era solo simulata, con l’obiettivo di posticipare o evitare del tutto il versamento dell’imposta.
Le autorità hanno accertato che le merci importate erano destinate a imprenditori compiacenti in Campania (per i polimeri) e nella provincia di Prato (per i tessuti), i quali sono ora oggetto di ulteriori provvedimenti giudiziari.
Responsabilità accertate e conseguenze
Grazie all’iniziativa della Guardia di Finanza, sono state definite le responsabilità dei principali indagati e dei prestanome sloveni. Tutti sono accusati di aver predisposto false dichiarazioni di importazione, configurandosi così il reato di contrabbando aggravato.
L’operazione dimostra l’efficacia della collaborazione tra Magistratura e Guardia di Finanza nel contrastare reati che minacciano gli interessi erariali nazionali e comunitari. In particolare, l’evasione dell’IVA intracomunitaria rappresenta una perdita non solo per il bilancio italiano, ma anche per quello dell’Unione Europea, creando squilibri competitivi sul mercato.