Nel Consiglio Comunale di Portogruaro del 29 dicembre è stata discussa anche la “Proposta di Ordine del Giorno riguardante le scelte per la lotta all’illegalità e alle mafie”. Tale proposta, illustrata dalla consigliera di opposizione Irina Drigo, aveva come obiettivo una nuova adesione del Comune all’associazione Avviso Pubblico, una rete di enti locali che si impegnano per promuovere la cultura della legalità, della trasparenza e della cittadinanza responsabile.
Ad Avviso Pubblico attualmente aderiscono centinaia di pubbliche amministrazioni (Comuni, Province, Regioni, Unioni di Comuni, ecc.) di tutto il territorio nazionale, che con questa scelta hanno manifestato il proprio sostegno ai valori della legalità e della trasparenza, tra cui la Regione del Veneto e diversi Comuni della Città Metropolitana di Venezia.
Il Comune di Portogruaro ne ha già fatto parte dal 2013 al 2016, quando la subentrante maggioranza di centro-destra della sindaca Maria Teresa Senatore ne revocò l’adesione, attuata dalla precedente amministrazione di Antonio Bertoncello (PD). Contemporaneamente, l’amministrazione Senatore decretò anche il recesso dall’Associazione Italiana per il Consiglio dei Comuni e delle Regioni d’Europa (AICCRE), una rete di enti locali di orientamento europeista. La motivazione di questa scelta era ridurre la spesa dell’Ente di circa 1.770 euro annui.
Tale scelta è stata criticata da ampi segmenti della società civile, del mondo dell’attivismo politico, sindacale e dell’associazionismo locale. In particolare, il Presidio “Giancarlo Siani” di Portogruaro, che fa capo a “Libera – Associazioni, numeri e nomi contro le mafie”, la più estesa e nota rete di associazioni antimafia e pro legalità, si è rammaricato per tale scelta, ritenendola un’occasione mancata per ribadire i valori irrinunciabili della legalità.
L’elezione del nuovo sindaco Florio Favero, avvenuta lo scorso autunno, avrebbe potuto costituire l’occasione per una nuova adesione del Comune ad Avviso Pubblico. Tale scelta avrebbe avuto un forte valore simbolico e contribuito a tenere alta la bandiera della legalità in un territorio che in particolare negli ultimi anni ha dimostrato di condividere con il resto del Paese il problema della criminalità organizzata.
Va infatti ricordato che a Portogruaro è deflagrato il caso Gaiatto, con la maxi truffa della Venice Investment Group, costata 72 milioni di euro a migliaia di risparmiatori del Nordest, nel quale il Comune si è costituito parte civile e che a pochi chilometri da qui hanno fatto scalpore le pericolose infiltrazioni camorristiche con implicazione di alcuni amministratori e dipendenti pubblici (si ricorda in particolare il caso dell’ex sindaco di Eraclea Mirco Mestre).
Inoltre, nello stesso territorio comunale di Portogruaro insistono ben 12 beni confiscati alle mafie che, come prevede la normativa, potrebbero essere destinati a fini sociali.
Questa speranza di riadesione ad Avviso Pubblico si è però definitivamente infranta con la votazione del Consiglio Comunale che ha registrato solo 6 voti a favore a fronte di ben 10 contrari. Quasi tutta la maggioranza, ad eccezione di Angelo Morsanuto, ha votato contro, mentre l’opposizione ha votato prevalentemente a favore (tranne Graziano Padovese).
Anche questa volta, l’unica motivazione presentata dalla maggioranza (della quale alcuni membri, nel corso della seduta del Consiglio, hanno dimostrato di conoscere poco l’associazione) è stata quella del contenimento della spesa.
Per quanto l’Amministrazione Comunale portogruarese attuale, così come anche quella precedente, possa effettivamente riconoscersi nei valori della legalità e della trasparenza, non si può negare che tale decisione rischi di trasmettere alla collettività un messaggio negativo e pericoloso: quello che la legalità e la trasparenza siano valori di secondaria importanza, che valga la pena di sacrificare a fronte del modesto risparmio, per un comune di 25.000 abitanti, di un migliaio di euro annui.