TRENTO – L’ennesimo episodio di violenza in corsia scuote l’ospedale Santa Chiara di Trento dove un infermiere è stato aggredito brutalmente da un uomo di 43 anni, senza fissa dimora. La vicenda risale al 2 maggio.
Il fatto ha sollevato un’ondata di indignazione tra le organizzazioni sindacali del settore sanitario, in particolare Nursing Up, che chiede misure drastiche: “Serve l’esercito per presidiare gli ospedali”, denunciano con forza i rappresentanti Cesare Hoffer e Daniele Costa.
Situazione sempre più allarmante negli ospedali
Secondo quanto riferito, l’aggressione è solo l’ultimo episodio di una lunga serie di atti violenti ai danni del personale sanitario. Il fenomeno, ormai, non può più essere considerato come circoscritto a casi isolati, ma assume i contorni di un vero problema di ordine pubblico. Le corsie degli ospedali stanno diventando zone a rischio, teatro di aggressioni fisiche e verbali sempre più frequenti.
I sindacati sottolineano che la misura è colma: “Non bastano più le dichiarazioni di solidarietà e i protocolli scritti – dicono Hoffer e Costa – serve una vera e propria strategia di protezione attiva”. E aggiungono che l’attuale presidio di guardia armata su chiamata è solo un primo passo, ma insufficiente a garantire la sicurezza del personale sanitario.
Presidio armato e prevenzione: la proposta del sindacato
Tra le soluzioni proposte da Nursing Up c’è l’estensione della sorveglianza armata a tutti i presidi ospedalieri, comprese le strutture periferiche. “Il modello del Santa Chiara deve diventare uno standard regionale”, affermano i rappresentanti sindacali. Un’azione che andrebbe accompagnata da un intervento ancora più ampio sul territorio.
Infatti, oltre alla sicurezza immediata, serve un lavoro di prevenzione e contenimento. Una delle proposte più rilevanti è la creazione di strutture dedicate per l’accoglienza di persone fragili, come quelle con disturbi psichiatrici o dipendenze, che spesso affollano i pronto soccorso in cerca di assistenza, ma fuori da percorsi adeguati.
Serve un nuovo modello di gestione del rischio
Il tema non può essere più rinviato. Le aggressioni agli operatori sanitari non sono semplici episodi, ma spie di un sistema sotto pressione, che necessita di una risposta sistemica e coordinata. Dalla formazione del personale, alla progettazione di ambienti ospedalieri più sicuri, fino al rafforzamento dei servizi sociali cittadini, tutto deve concorrere a ridurre il rischio e ristabilire la serenità negli ospedali.
Come già accade in altri paesi europei, si rende necessario implementare modelli di triage avanzato, collaborazioni con la polizia municipale, e la creazione di punti di ascolto psicologico per il personale vittima di violenza.