A oltre un mese dall’incidente che ha contaminato l’acqua nelle frazioni di Savogna e Pulfero, nelle Valli del Natisone, la situazione resta irrisolta. Un errore di manutenzione su una pompa dell’acquedotto di Savogna ha portato a un inquinamento da idrocarburi, un problema che, a causa della scarsa gestione e comunicazione da parte del Consorzio Acquedotto del Friuli Centrale (CAFC), ha messo in ginocchio le due comunità locali.
Il 16 ottobre 2024, l’ordinanza di non potabilità è stata emessa dai sindaci dei comuni di Savogna e Pulfero, ma la comunicazione dell’emergenza non è avvenuta tempestivamente. La notizia è stata affissa nelle fontane pubbliche solo il 31 ottobre, lasciando la popolazione ignara e vulnerabile per oltre due settimane. Questo ha sollevato preoccupazioni sulla sicurezza e sull’efficacia dei controlli sulle acque potabili.
Nel frattempo, le operazioni di sanificazione effettuate dal CAFC, come quella del 19 novembre a Ieronizza, sono state criticate per la mancanza di preavviso e la distribuzione di una liberatoria che imponeva agli abitanti di sostenere i costi per la pulizia degli impianti, senza che avessero il tempo di valutare adeguatamente le condizioni o chiedere chiarimenti. La distribuzione dei sacchetti di acqua potabile, che era stata una soluzione temporanea, è terminata improvvisamente, senza alcuna spiegazione, lasciando molti residenti senza risorse.
Problemi persistenti e frustrazione crescente
La situazione rimane difficile, con molti residenti che continuano a denunciare la presenza di odori sgradevoli nell’acqua, non solo a Ieronizza, ma anche nelle frazioni vicine come Mersino e Marseu. I cittadini di Mersino, ad esempio, hanno avviato autonomamente analisi per verificare la qualità dell’acqua, dato che non hanno ricevuto alcuna informazione trasparente sulle analisi effettuate dal CAFC o dall’ASUFC.
Inoltre, la promessa di migliorare la comunicazione tra il CAFC e i residenti è stata disattesa, alimentando la sfiducia verso le istituzioni locali. La popolazione è preoccupata per l’assenza di soluzioni concrete e durature, mentre le difficoltà quotidiane legate alla mancanza di acqua potabile continuano a colpire il tessuto sociale ed economico delle frazioni coinvolte.
Richieste di risarcimento e maggiore trasparenza
I cittadini chiedono non solo maggiore trasparenza nelle informazioni, ma anche un risarcimento adeguato che copra l’intero periodo di disagio causato dall’inquinamento da idrocarburi. La situazione, che ha colpito le comunità già duramente provate dalla crisi, richiede interventi urgenti e risolutivi, con un’attenzione particolare alla sicurezza delle risorse idriche e alla salute pubblica.
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