Il processo che conduce alla crisi dei semiconduttori trova le sue radici nel febbraio 2020, quando l’unico Paese in lockdown era la Cina. In quel periodo alcune aziende tech, come Microsoft, hanno iniziato a ridurre le previsioni di vendita, ma dopo un mese la situazione è cambiata completamente: l’Europa è stata duramente colpita dalla pandemia di COVID-19 e il lockdown ha impedito che la produzione seguisse i ritmi normali.
Proprio in questo periodo sono state introdotte le misure di sicurezza che hanno condotto allo smart working e alla didattica a distanza. Queste nuove attività hanno causato un aumento considerevole della domanda di computer, processori, tablet, notebook e tutti quei dispositivi necessari per svolgere attività a distanza o per divertirsi in casa, come le console da gaming.
Queste sono le principali fasi del processo che ha generato la carenza dei semiconduttori, componenti fondamentali per la produzione di dispositivi elettronici, ma anche dispositivi medici e auto.
Le conseguenze della crisi nel settore automotive
Secondo le statistiche, nel 2020 i dati relativi alla vendita di auto sono diminuiti del 14%, un calo degno di nota. E’ stata proprio la riduzione delle vendite a spingere le case automobilistiche a ordinare un numero inferiore di chip, elementi essenziali per realizzare le componenti “smart” delle auto moderne.
Il mercato delle auto è completamente diverso da quello dei device come smartphone, tablet o pc: questi ultimi per essere competitivi devono garantire prestazioni di altissimo livello, mentre le auto sono in grado di funzionare con tecnologie ben più antiquate; anche la durata del prodotto è diversa, ed è decisamente più lunga nel caso delle automobili. Ne consegue che, per quanto riguarda la parte elettronica, il settore automotive è di molto in ritardo rispetto al mercato degli altri device elettronici; l’unica azienda degna di nota in quest’ambito è Tesla.
Le conclusioni
Il processo di costruzione e lavorazione dei chip semiconduttori è molto lungo e complesso, e gli investimenti necessari per realizzare nuove strutture adeguate alla costruzione di queste componenti sono molto elevati. Di conseguenza non è possibile aumentare la produzione; tuttavia questi ultimi mesi del 2021 sono fondamentali, dal momento che la produzione sta tornando ai livelli del pre-COVID.
Sicuramente da questa crisi si possono trarre importanti spunti di riflessione. Basti pensare che il 70% della produzione di chip dell’automotive è a carico alla TSMC (Taiwan Semiconductor Manufacturing Company), e questa percentuale rappresenta solamente il 3% degli ordini totali della TSMC; questo dato fornisce un’idea ben precisa dell’influenza del settore automotive.
Questi avvenimenti suggeriscono un’altra importante riflessione relativa agli equilibri economici e geopolitici, e alle contromosse da attuare per evitare di dipendere totalmente dai colossi asiatici incentivando lo sviluppo di realtà locali.
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