La montagna e le aree interne come luogo di sperimentazione e laboratorio di futuro. È quanto emerso dall’incontro “Comunità, terre alte, economie innovative”, organizzato dal Patto per l’Autonomia, che si è svolto ieri (venerdì 21 ottobre, ndr) a Gemona.
Davanti a un pubblico numeroso e partecipe, i tre relatori – Angelo Floramo, scrittore, insegnante e operatore culturale, Stefania Marcoccio, presidente della Cooperativa Cramars, e Stefania Ursella, titolare di microimpresa, moderati con brio dal consigliere regionale del Patto per l’Autonomia Giampaolo Bidoli – hanno condiviso, ciascuno dal suo punto di vista e con la sua competenza, la visione di una montagna come luogo di innovazione che rovescia l’immagine idealizzata legata soprattutto al suo valore estetico e ludico/ricreativo. Ci sono tanti esempi di comunità e di imprenditori capaci di “stare sul mercato” con esperienze che tengono insieme valore economico, cittadinanza attiva e territorio. Da lì, dalle aree montane e interne – che, è stato detto, vivono in anticipo le problematiche che interesseranno il resto dei territori – possono arrivare utili indicazioni ed esempi per costruire lo sviluppo locale su basi nuove, estranee a logiche del passato, in grado di valorizzare il capitale territoriale e di non essere in balia delle dinamiche della globalizzazione neoliberista.
In questo senso, Marcoccio ha ricordato le numerose esperienze di innovazione sociale nelle aree interne a supporto di un diverso rapporto tra economia-società-ambiente, radicate nel territorio e sostenibili da un punto di vista sociale e ambientale, che, però, «vanno sostenute con risorse adeguate». Ursella ha raccontato il suo percorso personale fino all’avvio di una microimpresa, divenuta in un solo anno, da quando è stata aperta, presidio sociale, «utile servizio di prossimità per la comunità di Buja». Floramo, con il suo brillante excursus storico dai Sanniti ai giorni nostri, ha tracciato l’immagine di una montagna friulana resistente, innovativa, non confine, ma crocevia di popoli e comunità.
A chiusura dell’incontro, Massimo Moretuzzo, segretario e capogruppo in Consiglio regionale del Patto per l’Autonomia, ha evidenziato la necessità di «nuove politiche per la montagna, che devono passare per l’ascolto delle comunità e che obbligano a riscoprire il senso del limite, a ritrovare un equilibrio fra uomo e ambiente che può diventare la chiave di volta di un nuovo modello economico e sociale in un’epoca di grandi sfide come quella che stiamo vivendo. Nei residui elementi di coesione sociale che ancora abitano le aree interne/montane/marginali, vanno colti i presupposti per percorsi economici innovativi e coraggiosi, legati alle dinamiche dell’economia solidale, da trasferire anche agli altri territori».
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