TRIESTE – Un secolo di architettura oltre il confine: dal 3 luglio il Magazzino delle Idee ospita la mostra fotografica “Le Affinità di Confine. Architetture tra Friuli Venezia Giulia e Slovenia”, inserita nel programma di “GO! 2025&Friends”, parte integrante del cartellone di eventi collegato a Nova Gorica – Gorizia Capitale europea della Cultura. L’esposizione propone un originale viaggio tra architetture simboliche delle due aree, affidato all’occhio di Roberto Conte e Miran Kambič, con la curatela di Luka Skansi e Paolo Nicoloso.
Dittici visivi e nuove prospettive: un dialogo tra spazi e storie
La mostra si sviluppa come un percorso visivo tra più di cinquanta coppie di edifici, raggruppati per epoca, funzione o tema. Il metodo scelto è quello del dittico fotografico, che mette a confronto edifici “gemelli” – per funzione, ma spesso diversi per linguaggio, ideologia e contesto storico.
Alla fine del primo paragrafo, segnaliamo che questa esposizione rappresenta una delle iniziative di punta nel calendario di eventi transfrontalieri, così come altre manifestazioni dedicate al patrimonio culturale della regione.
Attraverso lo sguardo dei due fotografi, il pubblico può cogliere connessioni, divergenze e memorie condivise, ripercorrendo la storia architettonica dalla fine dell’Impero austro-ungarico alla Jugoslavia socialista, dal modernismo ai regionalismi, fino alle più recenti tendenze. I dittici diventano così strumenti di confronto e riflessione, superando la narrazione lineare e aprendo a una lettura critica del territorio.
Un racconto critico tra identità, miti e paesaggi condivisi
L’architettura viene presentata come fatto vivo, non solo documento storico, ma elemento che plasma il paesaggio e la coscienza collettiva. La dialettica tra edifici coevi dei due paesi, spesso nati in contesti politici e culturali molto diversi, offre una chiave di lettura originale per comprendere la porosità dei confini e le contaminazioni che hanno attraversato il Novecento.
Il percorso fotografico attraversa tre periodi storici fondamentali: gli anni vicini alla Prima guerra mondiale, il periodo tra le due guerre, e i decenni dal dopoguerra alla nascita della Repubblica Slovena. L’obiettivo è invitare il pubblico a ripensare l’architettura come testimonianza attiva di convivenze, tensioni e identità intrecciate.
Per chi desidera approfondire altre iniziative sulla memoria e l’identità nei territori di confine, segnaliamo anche questo approfondimento dedicato alle storie e ai percorsi culturali del Nordest.
Un catalogo per documentare la ricerca
Ad arricchire la mostra è disponibile un catalogo pubblicato da Gaspari Editore, che documenta in modo dettagliato il lavoro di ricerca, i dialoghi tra i curatori e lo sguardo dei fotografi. Un’occasione preziosa per riflettere sul ruolo dell’architettura come eredità culturale e come linguaggio sempre in evoluzione.