PORDENONE – Una nuova mostra celebra l’eccezionale carriera di Italo Zannier, intellettuale, docente, fotografo e curatore di mostre, una delle figure più influenti per lo sviluppo della fotografia in Italia. La mostra, curata da Marco Minuz e Giulio Zannier, raccoglie per la prima volta tutte le molteplici attività e passioni che Zannier ha dedicato alla fotografia, facendo luce sul suo ruolo pionieristico nel panorama nazionale.
Un percorso tra passione e impegno
Italo Zannier, nato a Spilimbergo nel 1932, è stato il primo titolare in Italia di una cattedra di Storia della Fotografia, un traguardo che ha segnato l’inizio di una nuova era per il riconoscimento accademico della disciplina. La sua passione per la fotografia ha preso vita in un contesto che ha visto il fotografo impegnarsi a fondo in diverse attività, dalla produzione saggistica alla cura di mostre internazionali. Con oltre seicento pubblicazioni e numerosi progetti editoriali, Zannier ha lasciato un segno indelebile nel mondo della fotografia e dell’architettura, con un approccio che ha saputo fondere l’aspetto tecnico con un’acuta riflessione critica.
Un impegno che parte dal neorealismo
La mostra esplora l’impegno di Zannier nel movimento neorealista, un periodo fondamentale per la sua carriera. Appassionato anche di cinema, Zannier inizia con i cortometraggi in Super 8 per poi dedicarsi completamente alla fotografia. Nel 1955, scrive un manifesto per un gruppo friulano che, tra i primi in Italia, promuove una fotografia innovativa, distante dall’estetizzazione fine a sé stessa, per abbracciare una visione più sperimentale e analitica. Tra i membri del gruppo c’erano alcuni tra i più importanti fotografi italiani come Carlo Bevilacqua, Toni Del Tin, Fulvio Roiter, Gianni Berengo Gardin e Nino Migliori.
Fotografie come testimonianze del tempo
Le sue fotografie sono un vero e proprio racconto critico che documenta non solo l’evoluzione dei luoghi, ma anche la trasformazione della società friulana, che passa dalla vita contadina a quella industriale. Zannier ha dedicato un intero progetto, la serie “Diacronie”, che chiude nel 1976, a esplorare questo cambiamento, scattando immagini negli stessi luoghi quasi vent’anni dopo, evidenziando come il tempo abbia inciso sui paesaggi e sull’ambiente sociale. Con il passare degli anni, il suo lavoro si fa sempre più legato alla fotografia come strumento per registrare l’evoluzione storica e sociale di un territorio.
Il legame con l’architettura e le collaborazioni editoriali
Zannier ha avuto un rapporto profondo con l’architettura, collaborando con alcune delle più importanti testate giornalistiche italiane dell’epoca come Il Mondo, Comunità, Casabella e Domus. Le sue immagini, a cavallo tra documentazione e arte, raccontano la trasformazione del paesaggio e la relazione tra l’uomo e l’architettura. Anche il suo impegno nel curare mostre di grande rilevanza internazionale, come la sezione fotografica della mostra “The Italian Metamorphosis” al Guggenheim di New York nel 1994 o la curatela di “L’io e il suo doppio” alla Biennale di Venezia, ne testimoniano l’importanza e la visione globale.
Riscoprire la fotografia: “Veneland” e l’ultimo ritorno alla macchina fotografica
Dopo oltre trent’anni di pausa, Zannier torna a fotografare con un rinnovato entusiasmo, dedicandosi al progetto “Veneland” che esplora gli spazi della globalizzazione e la standardizzazione della contemporaneità. Questo ritorno alla fotografia testimonia la sua capacità di osservare, con lo stesso spirito critico e passione, il cambiamento che segna la nostra epoca.
Un viaggio completo nella sua opera
Il percorso espositivo non si limita alle sue fotografie, ma include anche la sua vasta produzione saggistica e i celebri progetti editoriali, tra cui il titanico lavoro su “Coste e Monti d’Italia”, sostenuto dall’ENI, che lo ha visto impegnato dal 1967 al 1976. La mostra offre un’esperienza completa che racconta la storia di un intellettuale e fotografo che ha saputo coniugare l’arte della fotografia con l’impegno accademico e culturale.
Un incontro con Massimo Donà
La mostra sarà introdotta dal filosofo Massimo Donà, che offrirà una riflessione sul ruolo della fotografia nell’epoca contemporanea e sul significato dell’opera di Zannier. L’esposizione sarà arricchita da un’intervista inedita al professor Zannier, che approfondisce la sua lunga carriera e la sua visione della fotografia come strumento di documentazione e interpretazione del mondo.