PORDENONE – Pren Shota non resterà in carcere. Il Tribunale del Riesame ha deciso di concedere gli arresti domiciliari con l’uso del braccialetto elettronico al 66enne albanese residente a Sacile, coinvolto nell’inchiesta per l’omicidio di Vladimir Topjana, ucciso a colpi di pistola la sera del 6 aprile scorso davanti allo Sporting Bar di Fontanafredda. La decisione è arrivata dopo l’udienza del 24 aprile, accogliendo la linea dell’avvocato difensore Guido Galletti, che aveva impugnato la misura disposta dal gip del tribunale di Pordenone.
Riqualificano il reato: non concorso pieno, ma “anomalo”
La nuova valutazione dei giudici ha portato a una riqualificazione del reato: non più concorso pieno in omicidio, ma “concorso anomalo”. Una definizione che cambia completamente il quadro accusatorio nei confronti dell’anziano. La tesi sostenuta dalla difesa – ora accolta anche dal Riesame – è che Pren Shota non fosse a conoscenza dell’intenzione del figlio Rogert di commettere un omicidio.
L’uomo, secondo quanto dichiarato e sostenuto dall’avvocato, si sarebbe limitato ad accompagnare il figlio nel tentativo di placare un diverbio che durava da tempo, legato a vecchie questioni ereditarie e alla gestione di alcuni terreni in Albania. Una lite degenerata tragicamente in omicidio, ma senza che – secondo il Riesame – il padre avesse un ruolo consapevole nella pianificazione dell’azione violenta.
L’accusa aveva puntato su tabulati e filmati
Diversa era la linea sostenuta dalla Procura di Pordenone, che mirava a dimostrare la complicità attiva del padre. Gli inquirenti avevano messo in campo tabulati telefonici e riprese delle telecamere di videosorveglianza dell’esterno del bar per sostenere la tesi di un coinvolgimento diretto, ipotizzando che fosse proprio il 66enne ad aver portato con sé l’arma poi usata per uccidere Topjana.
Tuttavia, nonostante gli elementi investigativi raccolti, il tribunale ha deciso che non sussistano prove sufficienti per mantenere la misura della custodia cautelare in carcere, sostituendola con i domiciliari controllati elettronicamente.
Rogert Shota resta in carcere a Treviso
Mentre Pren Shota tornerà a casa, pur sotto stretta sorveglianza, il figlio Rogert resta detenuto nel carcere di Treviso, accusato di essere l’autore materiale dell’omicidio. È stato lui, secondo la ricostruzione degli inquirenti, a esplodere i due colpi di pistola fatali contro Vladimir Topjana al culmine di una lite furibonda. L’indagine su di lui prosegue, con l’ipotesi di un gesto premeditato maturato nel contesto di rancori familiari e controversie irrisolte.
La difesa: “Pren ha cercato di fermare il figlio”
L’avvocato Guido Galletti ha ribadito in aula e fuori che Pren Shota ha sempre avuto l’intenzione di impedire l’escalation della lite, cercando di fare da paciere tra il figlio e la vittima. Secondo la sua ricostruzione, il 66enne non solo ignorava che Rogert fosse armato, ma avrebbe anche cercato di fermarlo, senza riuscirci. La riqualificazione in concorso anomalo rappresenta per la difesa un riconoscimento importante.