Nell’ambito di un’operazione complessa nazionale sulla filiera della pesca, coordinata dal Comando Generale del Corpo delle Capitanerie di porto, gli ispettori della Guardia Costiera di Trieste si sono imbattuti, nei giorni scorsi, in una situazione piuttosto originale.
All’interno della zona industriale di San Dorligo della Valle, presso un capannone adibito allo stoccaggio e alla vendita di materiali per l’edilizia, i militari della Guardia Costiera hanno notato un notevole andirivieni di privati cittadini che uscivano dall’edificio con borse contenenti, all’apparenza, prodotti ben diversi da mattoni e cemento.
Avvicinatisi al capannone hanno notato, a pochi centimetri dal pavimento, griglie e altro materiale utile all’affumicatura e salatura dei prodotti ittici, sui quali erano in fase di preparazione salmoni, sogliole e branzini.
Gli ispettori hanno immediatamente richiesto l’intervento dei responsabili del settore veterinario dell’Azienda Sanitaria Locale; unitamente a loro sono quindi entrati nel capannone e hanno proceduto a contestare ai responsabili dello stesso la mancanza di alcun tipo di autorizzazione allo svolgimento di tale attività, sia per la ditta sia per i locali, nonché le condizioni igienico-sanitarie precarie e carenti in cui si svolgeva e il cattivo stato di conservazione del prodotto lavorato.
Si è quindi proceduto al sequestro di circa 275 chilogrammi di prodotto ittico, prevalentemente salmoni, e alla conseguente comunicazione di notizia di reato alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Trieste. Come detto l’intervento della Guardia Costiera triestina è avvenuto nell’ambito di un’operazione complessa nazionale, volta a garantire, nell’imminenza delle festività natalizie e di fine anno, la massima tutela dei consumatori, che in questo periodo dell’anno aumentano gli acquisti di prodotti ittici di cui deve essere garantita la tracciabilità e la sicurezza alimentare.
A livello nazionale l’operazione, che è ancora in corso, ha già permesso il sequestro di circa 80 tonnellate di pescato non a norma, con l’elevazione di sanzioni amministrative per complessivi 600mila euro e numerose segnalazioni all’autorità giudiziaria.
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