L’assessore alla presentazione della produzione televisiva in lingua friulana trasmessa dalla Rai
Udine, 28 aprile – Durante la presentazione della serie televisiva in friulano ‘STRAordenari’, prodotta da Agherose con il sostegno del Fondo per l’Audiovisivo del Friuli Venezia Giulia e dell’Agenzia regionale per la lingua friulana (Arlef), l’assessore regionale alla Salute, Riccardo Riccardi, ha espresso la sua gratitudine per l’importante lavoro svolto. Ha auspicato che questo lavoro possa continuare e che sempre più persone trovino il coraggio di condividere la propria storia.
L’assessore ha sottolineato l’importanza di poter affermare che, nella disabilità, il concetto di straordinarietà non esista più, indicando che questo sarà il vero traguardo da raggiungere. La serie televisiva, che affronta il tema della disabilità e contribuisce a sfatare gli stereotipi, andrà in onda su Rai 3 bis (canale 810) a partire dal 6 maggio.
Riccardi ha evidenziato che la disabilità è vissuta in modo diverso da ogni individuo, rappresentando una forma di cronicità che accompagna la persona per tutta la vita. Ha sottolineato che la cronicità è un problema di salute che non può essere risolto solo con il ricovero ospedaliero, se non in momenti particolarmente critici.
Il tema della gestione delle cronicità è diventato centrale nella programmazione delle risorse destinate alla salute, secondo l’assessore. È fondamentale offrire risposte che promuovano l’inclusione, poiché la richiesta di cure è sempre più associata a elementi cronici e ognuno di noi porta con sé una forma di fragilità.
Riccardi ha sottolineato l’importanza dell’iniziativa di ‘STRAordenari’, che mette in evidenza la necessità di dedicare attenzione alle cronicità. Ha affermato che una risposta esclusivamente sanitaria risulta insufficiente di fronte a questa sfida.
L’assessore ha ringraziato i protagonisti della serie e le loro famiglie per aver condiviso le proprie storie, riconoscendo che parlare di disabilità non è mai semplice. Ha evidenziato i progressi compiuti negli ultimi trent’anni nel trattare queste tematiche, ma ha sottolineato che c’è ancora molto lavoro da fare per garantire una piena inclusione e accettazione.
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