CIVIDALE DEL FRIULI (UDINE) – La recente rimozione dei cartelli trilingui dalla stazione ferroviaria di Cividale del Friuli ha sollevato un’ondata di indignazione da parte dell’ARLeF, l’Agenzia Regionale per la Lingua Friulana, che ha definito l’accaduto “un atto gravissimo”. Secondo il presidente Eros Cisilino, non solo l’intervento di Rete Ferroviaria Italiana (RFI) è stato realizzato senza alcun preavviso, ma rappresenta anche una palese violazione dei diritti linguistici garantiti dalla Costituzione.
Un gesto che cancella anni di impegno
I cartelli erano già presenti da tempo nella stazione, con diciture in italiano, friulano e sloveno, riflesso della realtà plurilingue del territorio. La loro improvvisa scomparsa, sottolinea Cisilino, non è solo una questione formale: “Togliere ciò che esisteva già è un gesto ostile. Significa rigettare la lingua friulana come elemento identitario”. Un’affermazione forte, supportata da anni di lavoro istituzionale dell’ARLeF per promuovere la lingua sul territorio, anche attraverso collaborazioni virtuose, come quella con le Ferrovie Udine Cividale (FUC).
Il mancato rispetto degli impegni statali
Cisilino evidenzia inoltre come RFI sia parte attiva nella rete di monitoraggio dell’ARLeF prevista dal Piano Generale di Politica Linguistica per la lingua friulana, approvato dalla Regione Friuli Venezia Giulia. “Ogni anno rispondono ai questionari, e sappiamo bene che non hanno mai apposto nemmeno un cartello bilingue. Ora, però, siamo di fronte a un peggioramento evidente”.
Il confronto con altre realtà statali risulta altrettanto amaro: se da un lato la sede regionale della RAI collabora attivamente, la sede nazionale risulta distante e poco sensibile, confermando – secondo l’ARLeF – una tendenza negativa generalizzata tra le grandi istituzioni statali.
Appello al Quirinale per la tutela dei diritti
Per questi motivi, l’ARLeF ha scelto di scrivere direttamente al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, chiedendo che venga garantita l’applicazione effettiva dell’articolo 6 della Costituzione, che sancisce la tutela delle minoranze linguistiche. L’agenzia ha già avuto modo di interfacciarsi con il Quirinale in passato, ma questa volta l’intervento è stato giudicato urgente e simbolicamente fondamentale.
Nel documento inviato al Capo dello Stato, si sottolinea come la lingua friulana non sia un elemento folcloristico, bensì una componente strutturale dell’identità locale. “Non vogliamo concessioni – ha dichiarato Cisilino – ma il rispetto dei diritti. Comportamenti simili ledono la dignità dei friulani e minano la credibilità delle istituzioni”.
L’importanza della lingua per la coesione territoriale
La questione non si limita all’ambito simbolico o culturale, ma tocca anche il piano politico e sociale. In un contesto europeo sempre più attento al pluralismo linguistico, l’episodio di Cividale appare come un passo indietro. “Ciò che serve – ha aggiunto Cisilino – è un rafforzamento dei presidi linguistici, non la loro cancellazione”. La vicenda, infatti, segue di pochi mesi altre segnalazioni di mancato rispetto delle lingue minoritarie in regione, come dimostrato da quanto accaduto in precedenza in altri comuni friulani.
Ora l’attenzione è rivolta alle eventuali risposte delle istituzioni nazionali. L’ARLeF intende mantenere alta la pressione, coinvolgendo anche il Consiglio Regionale e gli enti locali, e valutando eventuali azioni legali se non dovessero arrivare segnali di apertura da parte di RFI.