Riportiamo di seguito la nota stampa ricevuta dal Dott. Stefano Salmè.
La decisione presa dal Comitato per l’ordine e la sicurezza di vietare il luogo simbolo delle manifestazioni No Pass, cioè piazza Libertà, rispecchia la deriva autoritaria di una classe politica che non è stata capace di affrontare con efficacia l’epidemia, salvo oggi trovare un facile capro espiatorio sui cui scaricare le proprie responsabilità.
Ancora una volta viene fatta a brandelli la Costituzione italiana, ancora una volta viene superato ogni limite dettato dal buonsenso, ma soprattutto, ancora una volta viene incautamente creato un precedente che in futuro potrebbe essere replicato per silenziare l’avversario politico o sociale di turno.
Come spudoratamente ammesso dall’assessore alla sicurezza Alessandro Ciani, che invece di ripulire i parchi e Borgo Stazione dalla presenza infestante degli spacciatori, si premura di comprimere i diritti dei cittadini, la decisione del Prefetto è stata presa su precisa richiesta dell’amministrazione Fontanini. Queste le parole utilizzate dall’assessore: “voglio ringraziare il comitato per aver dato risposta a una nostra richiesta avanzata ancor prima della direttiva ministeriale perché è un segnale importante per la grande maggioranza degli udinesi che rispettano le regole e si trovano a dover pagare a caro prezzo le conseguenze di alcune manifestazioni”.
Che un rappresentante delle istituzioni non comprenda l’ABC della democrazia, che passa proprio per il rispetto delle minoranze, dà il segno dello scadimento della classe dirigente, ma sono proprio le motivazioni utilizzate dal Prefetto per vietare le prossime manifestazioni, che dovrebbero accendere la lampadina rossa di tutti i sinceri democratici. Secondo quanto riportato dalla stampa, il rappresentante del governo giustificherebbe il divieto con il “valore architettonico e artistico di alcuni spazi come piazza Libertà, ma anche piazza San Giacomo, via Mercato vecchio e via Cavour” e “quello religioso legato al divieto per piazza Duomo”.
Il concetto ricalca fedelmente quello espresso alcuni giorni fa dal sindaco Fontanini quando affermò che si sarebbero dovute vietare manifestazioni e cortei in piazza Libertà in quanto è “troppo piccola”, “delicata”, “ci sono le due statue”, “il terrapieno”, “il dislivello”.
Motivazioni risibili, considerato che piazza Libertà è, da sempre, foro di manifestazioni politiche di massa. Se l’emergenza richiedeva un’ordinanza a “tutela della salute” il sindaco la doveva emanare richiamandosi a “motivi sanitari”.
Se il prefetto avesse voluto vietare legittimamente una manifestazione, avrebbe dovuto richiamarsi a precisi “motivi di ordine pubblico” (che a Udine non si sono mai manifestati). Tertium non datur, questa è la Legge italiana.
Il provvedimento è sperimentale e immaginiamo che cadrà nel dimenticatoio quando l’epidemia sarà finalmente un ricordo. A quel punto che ne sarà del “valore artistico e architettonico del centro storico da tutelare”? Se ci fosse un minimo di coerenza dovrebbero essere vietate tutte le future manifestazioni pubbliche nelle vie e nelle piazze indicate oggi nel divieto. Ma così, ovviamente, non sarà.
Il punto dolente della decisione annunciata non è il divieto in sé, che se fosse circostanziato e motivato da ragioni di ordine sanitario potrebbe essere accettato, ma dal fatto che si utilizzi una palese menzogna, creando un pericoloso precedente nella dialettica democratica.
Oggi ad essere colpiti sono i movimenti che protestano contro il lasciapassare verde, domani chissà a chi toccherà.
Dott. Stefano Salmè
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