TRIESTE – Wunderkammer Festival – Algoritmi Musicali ritorna con due concerti ad ingresso libero che premiano i migliori allievi del Dipartimento di Musica Antica del Conservatorio G. Tartini di Trieste e realizzati in collaborazione con il Museo Teatrale Carlo Schmidl. Il primo, in programma il 10 ottobre alle 17:30, nella Sala Bobi Bazlen di Palazzo Gopcevich, è Variazioni d’affetti, ovvero Danze e Sonate per flauto e basso continuo, un viaggio, con l’Ensemble Al’em’an, tra le più variegate suggestioni ed emozioni rappresentate nelle musiche di alcuni tra i più illustri compositori italiani e francesi che vissero a cavallo tra Sei e Settecento, mentre il secondo, in programma il 17 ottobre alla stessa ora e nello stesso luogo, è l’Alba Del Notturno, ovvero il testamento spirituale di John Field, il primo compositore a pubblicare, nel 1700 opere pianistiche dal titolo “Notturni” e qui riproposte filologicamente al fortepiano, nelle sonorità argentee e delicate dello strumento, attraverso l’interpretazione di Rosangela Flotta.
In Variazioni D’Affetti ovvero Danze e Sonate per flauto e basso continuo l’Ensemble Al’em’an, formato da Anna Julia Dewald (flauto dolce e traversiere), Emanuele Francesco Ruzzier (violoncello) e Alessandra Espro (clavicembalo) a seguito di un incontro avvenuto grazie al corso Musica d’insieme per voci e strumenti antichi tenuto da Manuel Staropoli presso il Conservatorio Tartini di Trieste, proporrà il 10 ottobre l’allegria de La Ciaccona di Benedetto Marcello, i cambiamenti umorali della Sonata in Mi minor di Francesco Mancini, le danze malinconiche della Seconda Suite di Jacques Martin Hotteterre, ai toni vaghi ed eleganti della Triosonata di Joseph Bodin de Boismortier per finire con la Follia di Arcangelo Corelli.
Il secondo programma su musiche di John Field, il 17 ottobre, vedrà impegnata un’interprete eclettica e di raro talento: Rosangela Flotta, artista dal ricco curriculum, tra i molti riconoscimenti e primi premi a concorsi internazionali ha vinto lo Young Artist Programme per Répétiteur presso la prestigiosa National Opera Studio di Londra si è recentemente perfezionata nel repertorio antico a Trieste dove consegue con lode e menzione d’onore il Diploma Accademico di II Livello in Clavicembalo e Tastiere storiche presso il Conservatorio “G. Tartini”.
John Field (Dublino 1782 – Mosca 1837) è stato il primo a pubblicare opere pianistiche dal titolo “Notturni”. Per questo è considerato l’inventore del genere, anche se già nel Settecento non mancano composizioni dal sapore di vespero, come il Concerto per flauto, archi e basso continuo RV 439 di Antonio Vivaldi conosciuto come “La notte”. Ma è nel Romanticismo, grazie alle sue intuizioni, che il nome prende una precisa connotazione approdando al pianoforte, indicando composizioni brevi dal carattere sognante, ora liriche, ora tempestose, sempre pregnanti. John Field ci lascia diciotto “Notturni” ognuno dal preciso carattere, alcuni distinti da ornamentazioni e virtuosismi, altri invece da sobrietà. Lui stesso, indeciso su come chiamare questi pezzi che titolò dapprima “Romanze”, “Serenate”, “Pastorali”, si decise infine, in occasione della prima pubblicazione del 1814, a dar loro il nome che ora universalmente li contraddistingue. Field fu musicista originale, apprezzato dai contemporanei per la sua tecnica solida ed il suono vellutato, capace di creare atmosfere oniriche, autore oggi ancora poco valorizzato. I suoi notturni sono spesso offuscati dai più celebri ventuno scritti successivamente da Chopin. I “Notturni” di Field sono semplici e concisi quanto misteriosi ed ambigui, sospesi in una parvenza di pace ma in poche linee di basso scendono nell’oscurità più sinistra.
Il fortepiano, strumento utilizzato da Field, adatto ad ambienti esecutivi non troppo grandi, si differenzia molto dai pianoforti moderni: il suono ha una capacità dinamica inferiore e soprattutto è disomogeneo fra le varie zone della tastiera, determinando differenziazioni timbriche nei vari registri, quasi come un’orchestra. La sonorità resta piuttosto argentea e delicata, la meccanica è leggera tanto da suscitare nell’esecutore l’impressione di toccare le corde con le dita stesse. Riletti filologicamente al fortepiano, nelle sonorità peculiari dello strumento, questi suoi capolavori in una sintesi scelta, riacquistano in nuce tutta la loro essenza primigenia. Info su www.wunderkammer.trieste.it
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