STRA (VENEZIA) – In un garage nella tranquilla località di Stra si nascondeva una vera e propria officina della contraffazione. È quanto scoperto dai Carabinieri della stazione di Stra, al termine di un’attività investigativa che ha portato alla denuncia di tre persone coinvolte in un giro illecito di borse, scarpe e accessori di pelletteria realizzati con materiali originali rubati da un dipendente infedele di un’azienda del lusso attiva nel territorio veneziano.
Il tutto gestito da una coppia di pensionati insospettabili, trasformatisi in artigiani del falso.
Nel garage una vera e propria fabbrica clandestina
Dietro l’apparente tranquillità di una villetta, i carabinieri hanno individuato un laboratorio artigianale illegale, perfettamente attrezzato per la produzione di articoli contraffatti. Al suo interno, la coppia – 75 e 70 anni, entrambi in pensione – cuciva, rifiniva e confezionava borse, portafogli, cinture e altri accessori usando materiali di pregio provenienti da un noto marchio del lusso.
C’è una terza persona coinvolta: un uomo di 60 anni impiegato nei magazzini della società da cui sono risultati prelevati i materiali, ovvero pellami, tessuti e calzature griffate, che poi cedeva ai due pensionati.
Sequestro di prodotti e materiali griffati
Durante la perquisizione effettuata dai militari, con il supporto delle stazioni di Vigonovo e Camponogara, sono stati trovati oltre 130 articoli già confezionati, pronti per essere immessi sul mercato nero: borse, pochette, portafogli, tutti riproducenti i modelli e i loghi delle griffe. Ma non solo: decine di rotoli di tessuto originale, non ancora lavorato, sono stati sequestrati, dimostrando come l’attività fosse tutt’altro che occasionale.
Nell’abitazione del 60enne, invece, sono state trovate 19 borse, 81 paia di scarpe e 4 portamonete, tutti presumibilmente sottratti dal magazzino aziendale o destinati alla vendita illecita.
I reati contestati sono furto, ricettazione e contraffazione
L’operazione dei carabinieri ha permesso di disarticolare un primo anello di una rete più ampia, che si ipotizza possa coinvolgere altri soggetti nel circuito della ricettazione e distribuzione di prodotti falsi. Le indagini, infatti, proseguono per ricostruire l’intera filiera dell’approvvigionamento e individuare eventuali canali di commercializzazione, fisici o online.
I reati contestati ai tre indagati sono furto, ricettazione e contraffazione, con l’aggravante dell’uso illecito di marchi e segni distintivi tutelati. La vicenda solleva interrogativi sulla sicurezza interna delle aziende di moda e sulla facilità con cui materiali di lusso possano essere sottratti per alimentare un mercato parallelo.