Le indicazioni di mercato danno il consumo di vini bio in piena espansione, e i produttori italiani sono avvantaggiati per ragioni climatiche: infatti l’Italia è in vetta alla classifica. Non è un caso se quest’anno rispetto al 2021 l’aumento dell’export del vino biologico prodotto nel Veneto Orientale (Sandonatese-Portogruarese) verso Austria e Germania registra un aumento del 25/30 per cento, per un fatturato che si aggira oltre i due milioni di euro. Valerio Nadal presidente del Condifesa TVB e imprenditore operativo a Musile di Piave conferma i dati: “il successo è determinato dalla qualità del prodotto, una garanzia ormai consolidata. Certo, i numeri sono ancora relativamente piccoli, ma è altrettanto vero che si sta osservando un fenomeno ancora giovane e che, in quanto tale, continua a crescere speditamente”.
“Abbiamo imboccato una buona strada che vede la sostenibilità come base di partenza di questo successo” spiega Alberto Nadal amministratore unico Fiere Santa Lucia di Piave, conoscitore dei mercati mitteleuropei oltre che produttore assieme alla famiglia. Basta considerare ciò che è successo nel nuovo millennio. Dal 2000 a oggi infatti il totale della superficie vitata è diminuita mentre quella biologica è triplicata, arrivando a raddoppiare negli ultimi sei anni. Se le superfici vitate crescono, è naturale che a farlo siano anche le produzioni”.
Il Bel Paese non ha solo il primato in termini assoluti, aspetto quasi scontato considerando l’enorme quantità di filari che uniscono le Alpi Aurine all’isola di Lampedusa, ma ha anche quello un po’ più significativo del rapporto sul totale. Qui l’Italia comanda con il 12% davanti a una sorprendente Austria con l’11,2%, alla Spagna con il 10,2% e, medaglia di legno dell’ipotetico podio, la Francia che si ferma al 9%.
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