Coronavirus, "c'è il rischio di un picco delle malattie mentali"

Una volta passata la fase acuta dell'emergenza di coronavirus si rischia di vedere in tutto il mondo l'emergere di un'altra pandemia, stavolta di problemi mentali legati al coronavirus. Ad affermarlo...

22 aprile 2020 19:31
Coronavirus, "c'è il rischio di un picco delle malattie mentali" -
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Una volta passata la fase acuta dell'emergenza di coronavirus si rischia di vedere in tutto il mondo l'emergere di un'altra pandemia, stavolta di problemi mentali legati al coronavirus. Ad affermarlo, in un articolo pubblicato dalla rivista Lancet Psychiatry, un gruppo di 42 esperti mondiali che hanno formato la "International Covid-19 Suicide Prevention Research Collaboration". Per gli studiosi si può ancora agire per evitare o ridurre il problema.

L'articolo individua otto fattori psicologici,
sociali ed economici legati alla pandemia che possono aumentare il
rischio di suicidio, dalle preoccupazioni finanziarie alle violenze
domestiche al maggiore uso di alcol, indicando i provvedimenti e le
azioni da intraprendere per contrastarne gli effetti, dal supporto ai
disoccupati all'aiuto psicologico da parte dei professionisti, magari
attraverso videochiamate.

Ad essere interessate, sottolineano gli esperti, sono sia le persone
che già soffrivano di problemi psichiatrici sia anche altre che non
hanno mai manifestato sintomi. "Questa è una situazione mai vista
prima - scrivono gli autori, coordinati da David Gunnell
dell'università di Bristol -. La pandemia causerà stress e renderà molte
persone vulnerabili".

"Le conseguenze per la salute mentale - aggiungono - resteranno
probabilmente per un tempo più lungo e avranno un picco più tardi
rispetto all'attuale pandemia. Tuttavia la ricerca e le esperienze delle
strategie nazionali ci danno una base forte per la prevenzione. L'aumento dei suicidi non è inevitabile, a patto che si agisca subito".

L'Italia, osserva Massimo Cozza,direttore del Dipartimento Salute
Mentale Asl Roma 2, il più grande dipartimento metropolitano del Paese,
è più attrezzata di altri Stati per affrontare l'emergenza. "Abbiamo una
rete di servizi di salute mentale esistente, anche se
impoverita come tutto il Sistema Sanitario Nazionale, che già si
è attivata - sottolinea Cozza - per esempio per mettere in campo le help
line telefoniche, o la consulenza. Questa rete è preziosa, ma va
potenziata, perché la salute mentale si gioca sul territorio".

Nel nostro Paese, prosegue Cozza, potrebbero essere i problemi economici quelli più critici. "L'Italia è fra i Paesi più a rischio dal punto di vista economico - spiega - e quindi la rete deve essere pronta ad assistere le persone in difficoltà, che magari hanno perso il lavoro".

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