BOLZANO – Una maxi frode nel settore della somministrazione di manodopera è stata scoperta grazie a una lunga e articolata indagine della Guardia di Finanza di Bolzano. Al centro dell’operazione, un complesso sistema illecito che ha coinvolto tre soggetti principali – due imprenditori e un consulente fiscale – e ha portato alla creazione di un’estesa rete di società fittizie attive tra Trentino-Alto Adige, Veneto e Lombardia.
Le indagini, durate oltre due anni, hanno permesso di smascherare un meccanismo volto a ridurre artificialmente il costo del lavoro e riciclare ingenti profitti attraverso una struttura piramidale. Alla base del sistema erano state create numerose ditte individuali, intestate a persone indigenti, spesso inconsapevoli, che si prestavano a figurare come titolari in cambio di modeste somme.
Queste imprese, in realtà “scatole vuote”, servivano esclusivamente a emettere fatture false in favore di cooperative appositamente costituite. Il loro scopo? Giustificare costi fittizi e garantire un vantaggio illecito alle società utilizzatrici della manodopera.
Cooperative e commesse irregolari
Il “secondo livello” del castello societario era occupato da cooperative di facciata, alle quali facevano capo i contratti di assunzione della manodopera. Queste cooperative fungevano da contenitori del personale, ma in realtà i costi contributivi venivano annullati grazie alle fatture false ricevute dalle cartiere.
In questo modo, le cooperative riuscivano a proporre prezzi ultra competitivi alle aziende committenti, che beneficiavano della forza lavoro a basso costo senza doversi assumere gli oneri di un’assunzione regolare. In molti casi, le imprese del settore della grande distribuzione e della lavorazione delle carni, pur sapendo della falsità dei contratti, gestivano direttamente i lavoratori, di fatto eludendo le normative sul lavoro subordinato.
Risparmi fiscali e profitti illeciti
Questo sistema permetteva alle aziende beneficiarie di ottenere anche vantaggi fiscali: le fatture per operazioni inesistenti venivano regolarmente annotate e utilizzate per maturare crediti IVA, generando significativi risparmi a discapito dell’erario.
Il cuore dell’organizzazione era rappresentato da un imprenditore altotesino, che fungeva da intermediario tra il gruppo campano e le aziende del Nord Italia. Il suo compito era procacciare commesse di manodopera e organizzare la fornitura del personale.
I numeri impressionanti di questa grande frode
I numeri emersi dall’indagine sono impressionanti: oltre 850 lavoratori sono stati somministrati in modo irregolare, mentre il valore complessivo delle fatture false emesse supera gli 80 milioni di euro. I profitti illeciti generati dal sistema vengono stimati in oltre 14 milioni di euro.
Sulla base del quadro probatorio, la Procura di Bolzano ha richiesto ed ottenuto l’esecuzione di ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti dei tre principali indagati. È stato inoltre emesso un decreto di sequestro preventivo di beni e denaro per un valore equivalente ai profitti illeciti.