Reddito minimo in Veneto: chi sopravvive oggi senza lavoro stabile
Inchiesta: come vivono le famiglie venete con il reddito minimo garantito dopo la fine del Reddito di cittadinanza? Tra vincoli, scarse alternative e disuguaglianze.
VENEZIA – PADOVA – In Veneto, il dibattito sul reddito minimo garantito, noto nel recente passato come Reddito di cittadinanza, non è mai stato così attuale. La misura è cessata a inizio 2024, ma molte famiglie che ne beneficiavano oggi vivono un’esistenza sospesa: tra scarsità di alternative lavorative, sostegno insufficiente e difficoltà nella transizione verso altre forme di assistenza.
Come si vive con il reddito minimo in Veneto: dall’assegno alla sopravvivenza
Secondo dati ISTAT del 2022, nel Nord‑est circa il 12,6% della popolazione vive in condizione di povertà o esclusione sociale, la percentuale più bassa in Italia, ma ancora significativa in regioni come Veneto e Friuli Venezia Giulia (Istat). Questo indica che, pur essendo relativamente protetti, molti veneti si trovano al limite economico, con poche risorse e nessuna prospettiva chiara.
Percorsi di uscita dall’assistenzialismo? Pochi segnali concreti
Tra le misure sostitutive del Reddito di cittadinanza, sono state introdotte l’Assegno di inclusione e il Supporto alla formazione e al lavoro. Tuttavia, le risposte sul territorio regionale rimangono frammentarie. I beneficiari lamentano poca chiarezza su come passare dal sussidio al lavoro stabile, nonostante gli obblighi imposti dal patto di inclusione e i vincoli alla partecipazione in progetti pubblici (Wikipedia).
Testimonianze dal basso: una vita sospesa tra richieste respinte e speranze rinviate
Chi ha dipendenza dal reddito minimo descrive una vita rigida, frammentata e spesso priva di stabilità:
- Soglia ISEE rigorosa: già a Verona, solo poche migliaia di nuclei accedevano al sussidio, con decine di rigetti e paletti giudicati “vergognosi” da associazioni e sindacati (Istat).
- Impegni obbligatori (Patto di inclusione) che richiedevano ore settimanali di volontariato o affiancamento nei centri per l’impiego, spesso di scarso impatto concreto (Wikipedia).
- Controlli incrociati: le Fiamme Gialle venete negli ultimi anni hanno indagato centinaia di percettori irregolari – solo a Treviso, oltre 116 denunciati per frode, per circa 700 mila euro indebitamente percepiti (Il Fatto Quotidiano).
Il racconto quotidiano: tra fragilità e speranza
Un signore della provincia di Rovigo racconta: “Con il reddito percepivo una boccata d’aria, ma subito dopo mi sentivo in una gabbia: dovevo fare corsi, timbrare badge, non potevo rifiutare offerte di lavoro anche insoddisfacenti… e se sbagliavo ero espulso men bene”.
Una giovane madre di Padova spiega: “Quando hanno tolto il reddito, non avevo diploma e i servizi sociali mi hanno lasciata sola. L’assegno di inclusione mi ha dato pochi euro, ma non mi ha formato né portato a un vero lavoro”.
Cosa dice la Banca d’Italia sul Veneto e le famiglie a sostegno
Nel report regionale pubblicato nel 2025, la Banca d’Italia evidenzia come in Veneto la ripresa economica abbia ridotto il disagio, ma faccia emergere tutte le debolezze del welfare locale: disoccupazione femminile stagnante e famiglie in condizione di “bassa intensità di lavoro” ben più alte della media nazionale (Wikipedia).
Tra diritti sospesi e futuro incerto
Il reddito minimo in Veneto rappresenta un bivio: può proteggere famiglie in difficoltà, ma anche prolungare una stagnazione lavorativa in assenza di percorsi reali di inclusione. Il passaggio da Reddito di cittadinanza alle nuove misure è stato spesso caotico, privo di strumenti efficaci sul territorio.
Serve una risposta più chiara e strutturale da parte delle istituzioni regionali: formazione, tirocini, accompagnamento al lavoro concreto. Altrimenti, il reddito appare come un’“ancora mortale” più che una soluzione.