Telecamere di sicurezza violate a De Martino: parla l'esperto di informatica forense

Caso De Martino, telecamere hackerate: rischi per privacy e sicurezza domestica. Ecco cosa sapere per proteggersi.

17 settembre 2025 15:28
Telecamere di sicurezza violate a De Martino: parla l'esperto di informatica forense -
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La vicenda che ha coinvolto il noto personaggio televisivo Stefano De Martino ha acceso un faro su un tema che, fino a ieri, sembrava riguardare soltanto i tecnici o gli addetti ai lavori: la sicurezza delle telecamere domestiche e dei dispositivi IoT installati nelle abitazioni.

Secondo quanto raccontato dalla stessa vittima, alcuni video provenienti dalle telecamere interne dell’abitazione di De Martino sarebbero stati estratti e diffusi in rete. L’episodio, oltre a rappresentare una violazione della privacy personale, mette in evidenza i rischi concreti che corrono milioni di famiglie italiane che hanno deciso di affidarsi a videocamere di sorveglianza “smart” o a dispositivi connessi a Internet per proteggere la propria casa.

Le cause dell'attacco

Per fare chiarezza sul caso e spiegare cosa significhi proteggere davvero un impianto di videosorveglianza domestica, RTL 102.5 ha intervistato l’Esperto di Informatica Forense Luca Mercatanti, consulente e specialista in sicurezza informatica.

Mercatanti ha spiegato come la vulnerabilità principale non sia quasi mai la tecnologia in sé, ma le cattive abitudini degli utenti e, in alcuni casi, degli installatori. Molti sistemi arrivano in dotazione con credenziali predefinite (le famose “admin/admin” o “123456”), che spesso non vengono cambiate dopo la prima installazione. Questo rende estremamente semplice per un attaccante esterno forzare l’accesso, sfruttando database pubblici di password comuni o addirittura strumenti automatici che testano milioni di combinazioni.

Oltre alla gestione delle password, la sicurezza dei dispositivi passa anche dall’aggiornamento del software interno (firmware). Molti modelli di telecamere “smart” presentano vulnerabilità note e documentate, che possono essere sfruttate da malintenzionati se il dispositivo non viene aggiornato.

Il problema è che spesso gli utenti non sanno neppure come verificare la versione del firmware, o non ricevono notifiche dai produttori quando è disponibile un aggiornamento critico. L’assenza di aggiornamenti regolari, unita all’uso di password deboli, trasforma la telecamera da strumento di protezione a porta d’ingresso per gli hacker.

Gli installatori sotto osservazione

Un altro aspetto fondamentale, spesso sottovalutato, riguarda il lavoro degli installatori. Non di rado, per comodità, i tecnici configurano i sistemi utilizzando credenziali semplici e comuni, così da facilitare la manutenzione o l’assistenza da remoto. Ma proprio questo comportamento diventa una falla di sicurezza.

Mercatanti ha chiarito che ogni utente dovrebbe, subito dopo l’installazione, cambiare le password impostate dal tecnico e verificare con attenzione che non siano stati creati utenti aggiuntivi con privilegi amministrativi. Questi account nascosti, talvolta pensati come “backdoor di servizio”, possono consentire l’accesso non autorizzato da parte di terzi.

La raccomandazione è chiara: non affidarsi ciecamente a chi installa i dispositivi, ma mantenere sempre il controllo delle credenziali e dei profili utente.

Privacy violata: le conseguenze legali

La diffusione di immagini provenienti da telecamere private non è soltanto un problema etico, ma rappresenta un reato grave sotto il profilo penale. L’intrusione in un sistema informatico è punita dal Codice Penale italiano(art. 615-ter c.p.), così come la diffusione non autorizzata di immagini private può comportare ulteriori aggravanti, soprattutto se i contenuti riguardano la sfera familiare o intima.

In casi come quello di De Martino, oltre al danno reputazionale e personale, esiste il rischio concreto che i materiali vengano sfruttati per fini di ricatto o estorsione, come già accaduto in altre vicende internazionali.

Un problema che riguarda la società intera

La diffusione dei dispositivi IoT è in continua crescita: telecamere, termostati, elettrodomestici e sistemi di domotica connessi a Internet. Secondo le stime, nel 2030 saranno oltre 30 miliardi i dispositivi collegati a livello globale.

Questo significa che episodi come quello di De Martino non saranno casi isolati, ma rischiano di moltiplicarsi se non si diffonde una cultura della sicurezza digitale. La protezione non può essere affidata soltanto ai produttori o agli installatori: richiede consapevolezza da parte degli utenti e controlli sistematici.

La tecnologia ci offre strumenti sempre più potenti per proteggere le nostre abitazioni, ma senza consapevolezza e responsabilità, questi strumenti possono trasformarsi nei nostri più pericolosi nemici.

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