Studio shock dell’Università di Padova: i PFAS indeboliscono fino al 45% gli anticorpi dei bambini

Uno studio dell’Università di Padova rivela come il PFOA riduca fino al 45% gli anticorpi nei bambini vaccinati.

16 dicembre 2025 12:01
Studio shock dell’Università di Padova: i PFAS indeboliscono fino al 45% gli anticorpi dei bambini -
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PADOVA – Una nuova ricerca dell’Università di Padova getta luce su uno degli effetti più critici legati all’esposizione ai PFAS: la capacità di queste sostanze di compromettere la risposta immunitaria nei bambini vaccinati. Lo studio, condotto tra il 2024 e il 2025 dai professori Carlo Foresta, Francesco Cinetto, Luca De Toni e Andrea Di Nisio, dimostra come il PFOA, uno dei composti più diffusi, possa ridurre fino al 45% la produzione di anticorpi fondamentali per la memoria vaccinale.

Come i PFAS alterano la risposta immunitaria

Le principali agenzie sanitarie internazionali considerano da tempo l’indebolimento della risposta ai vaccini in età pediatrica come l’effetto più documentato associato all’esposizione ai PFAS. Il nuovo studio padovano contribuisce a spiegare perché.

I ricercatori hanno esaminato il comportamento dei linfociti B, le cellule deputate alla produzione degli anticorpi, utilizzando campioni provenienti da sette donatori sani non esposti agli inquinanti. Una volta mantenute in coltura, le cellule sono state esposte al PFOA per valutarne le reazioni.

I risultati sono inequivocabili: i linfociti proliferano meno, si attivano con minore efficacia e soprattutto mostrano un chiaro rallentamento nella maturazione. Un processo che compromette la capacità di generare immunoglobuline G, gli anticorpi responsabili della memoria immunitaria a lungo termine. La riduzione nella produzione, oscillante tra il 30% e il 45%, rispecchia i dati dei principali studi epidemiologici condotti nel Nord Europa e negli Stati Uniti.

Conferme internazionali e un quadro sempre più preoccupante

Questi risultati si aggiungono alle segnalazioni già emerse in regioni del Nord Europa e negli USA, dove è stato rilevato che i bambini esposti a livelli elevati di PFOA presentavano concentrazioni di anticorpi più basse dopo i richiami per tetano, difterite, morbillo e altre vaccinazioni pediatriche.

Il nuovo lavoro dell’Università di Padova rappresenta quindi una tessera decisiva del mosaico: dimostra che il PFOA può interferire direttamente con i meccanismi cellulari che generano gli anticorpi, offrendo una spiegazione concreta alla ridotta efficacia vaccinale osservata nelle popolazioni esposte.

I risultati in Senato: un confronto nazionale sull’emergenza PFAS

Le conclusioni della ricerca saranno presentate alla tavola rotonda “Esposizione a PFAS e manifestazioni cliniche: strategie di intervento sanitario”, in programma il 16 dicembre 2025 presso la Sala dell’Istituto di Santa Maria in Aquiro del Senato della Repubblica.

L’incontro, promosso dal Presidente della 7ª Commissione permanente Sen. Roberto Marti, riunirà esperti, rappresentanti istituzionali e figure del mondo sanitario per un confronto sulle strategie di prevenzione e gestione dell’emergenza PFAS. L’evento sarà disponibile anche in streaming sulla web tv del Senato.

Le parole del professor Foresta

«Questo studio rappresenta un passo avanti decisivo nella comprensione degli effetti dei PFAS sul sistema immunitario umano» afferma Carlo Foresta, sottolineando la coerenza tra i dati sperimentali e gli studi epidemiologici internazionali.

Il docente ribadisce come il PFOA rallenti la maturazione dei linfociti B, compromettendo in modo significativo la produzione di immunoglobuline G, essenziali per la memoria immunitaria a lungo termine.

«La riduzione rilevata – tra il 30% e il 45% – conferma che l’impatto dei PFAS non è un’ipotesi astratta, ma un rischio concreto per la salute dei bambini» spiega Foresta, invitando istituzioni e comunità scientifica a considerare con urgenza misure di prevenzione e tutela.

Lo studio, rimarca il professore, deve contribuire a rafforzare la consapevolezza collettiva sulla necessità di limitare l’esposizione a queste sostanze e proteggere con maggiore determinazione le fasce più vulnerabili della popolazione.

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