UDINE — Ha preso ufficialmente il via, nel pomeriggio di oggi, 30 giugno 2025, presso la sede della Croce rossa di Udine, la prima tappa della campagna solidale “Un gioco, un vestito, un nuovo inizio”, un progetto di forte impatto umano pensato per sostenere donne e bambini vittime di violenza.
L’iniziativa nasce dall’impegno congiunto di Rebecca Ferrandi e Taryn Sebastiani, che avevano già presentato pubblicamente l’idea l’11 maggio al parco del Cormor durante la camminata “No alla violenza”, sostenuta anche dalla consigliera regionale Simona Liguori del Gruppo Patto per l’Autonomia-Civica Fvg.
Secondo quanto riferito dalla consigliera, l’evento ha coinvolto un gran numero di persone, riuscendo a raccogliere una notevole quantità di indumenti e giochi. Questi doni, frutto della generosità della comunità udinese, sono stati consegnati oggi al comitato locale della Croce rossa italiana, cuore pulsante della rete di supporto sociale. Alla cerimonia erano presenti Sabrina Zamaro, delegata all’obiettivo sociale della Cri Udine, insieme ai volontari che da sempre rappresentano il volto operativo della solidarietà.
Rafforzare la cultura del rispetto di genere
L’obiettivo di questa campagna è chiaro: rafforzare la cultura del rispetto di genere e contrastare ogni forma di violenza, offrendo contemporaneamente un aiuto pratico e immediato. Quando donne e bambini vengono messi in salvo in situazioni di emergenza, spesso non riescono a portare con sé nulla. In questi momenti drammatici, anche un semplice giocattolo o un vestito pulito possono diventare simboli di speranza e strumenti per ricostruire un senso di dignità.
Come sottolineato da Liguori e dagli organizzatori, un vestito nuovo o un gioco possono sembrare dettagli di poco conto, ma per chi ha conosciuto la violenza e la solitudine rappresentano un segnale forte: “Non siete soli”. Questa frase, semplice ma potente, racchiude l’essenza dell’iniziativa.
La campagna non si fermerà qui: nei prossimi mesi continuerà a diffondersi in tutta la regione, coinvolgendo cittadini, scuole, associazioni e realtà locali. Chiunque potrà contribuire a questa rete solidale, dimostrando che anche piccoli gesti possono avere un impatto enorme sulla vita di chi è stato costretto a lasciare tutto per sfuggire alla violenza.