Il cannabidiolo inspiegabilmente inserito tra le sostanze stupefacenti

Il CBD, una sostanza largamente studiata e ritenuta non psicotropa dalla maggioranza della comunità scientifica, si ritrova inaspettatamente al centro del dibattito politico italiano.Fino a pochi mesi...

15 settembre 2023 15:58
Il cannabidiolo inspiegabilmente inserito tra le sostanze stupefacenti -
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Il CBD, una sostanza largamente studiata e ritenuta non psicotropa dalla maggioranza della comunità scientifica, si ritrova inaspettatamente al centro del dibattito politico italiano.

Fino a pochi mesi fa, la compravendita di cannabidiolo era perfettamente legale e stava continuando ad alimentare la crescita di un settore in espansione anche al di fuori dei confini nazionali, con alcuni produttori di canapa light, come Justbob, che vendono i loro articoli sia in Italia che all’estero.

Una recente decisione governativa, però, sta per trasformare il panorama della cannabis legale, con probabili ripercussioni significative non solo per l'industria della cannabis stessa, ma anche per l'economia nazionale.

Stop alla libera vendita di olio di CBD

Il 21 agosto scorso nella Gazzetta Ufficiale è stato pubblicato un decreto che sta facendo discutere come non mai: il cannabidiolo è stato inserito tra le sostanze stupefacenti indicate negli appositi elenchi del DPR 309/90. Una norma meglio conosciuta, per l’appunto, come Testo Unico Stupefacenti.

Insomma, il governo Meloni è riuscito in un’impresa già tentata qualche anno fa (2020) dal ministro della salute Roberto Speranza che, però, aveva dovuto abbandonare questo proposito a causa delle pesanti proteste da parte dei rappresentanti del settore industriale della canapa.

Proteste, però, che non hanno avuto successo nel dissuadere questa nuova decisione presa da parte del centro-destra.

Il decreto entrerà in vigore a partire dal 22 settembre vietando la commercializzazione libera di prodotti a base di cannabidiolo che possono essere assunti per via orale, in particolare gli arcinoti oli al CBD. Al contrario, a partire da quella data potranno essere venduti solo dalle farmacie.

Nota bene: questo decreto non ha effetto su altre tipologie di articoli come i fiori di canapa legale, per il momento. Tuttavia, una simile decisione potrebbe essere solo la prima di una serie di prese di posizione in direzione proibizionista.

Ufficialmente la decisione è stata presa per fare chiarezza nel mercato degli articoli a base di cannabis light, un settore che aveva certamente estremo bisogno di regolamentazioni più precise che dessero sicurezze ai consumatori e ai produttori.

Il problema è che la direzione scelta dal governo sembra andare esattamente in direzione opposta rispetto a quelle che sono le posizioni degli altri membri della UE e degli organismi internazionali.

Perché il CBD non può essere considerato una sostanza stupefacente

La decisione di classificare il cannabidiolo come una sostanza stupefacente ha suscitato molte perplessità, soprattutto alla luce delle evidenze scientifiche e mediche.

Il CBD, estratto dalla pianta di cannabis, infatti, è stato largamente studiato e i risultati mostrano una sostanziale assenza di effetti psicotropi, contrapponendolo in modo netto al THC, il principale componente psicoattivo della marijuana.

Molti esperti e istituzioni globali, tra cui la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità, peraltro, hanno espresso pareri che vanno in questa direzione, sostenendo chiaramente che il cannabidiolo non può essere considerato una sostanza stupefacente e, anzi, andrebbe valutato come una molecola con potenziali applicazioni terapeutiche.

Classificarlo come tale non solo mina la credibilità delle decisioni basate sull'evidenza scientifica, ma potrebbe anche influenzare negativamente la percezione dell’opinione pubblica spingendo i cittadini a non fidarsi nemmeno di medicinali a base di CBD approvati dalle agenzie farmaceutiche.

Le probabili conseguenze sull’economia nazionale

Il decreto in questione ha sollevato non poche preoccupazioni nel settore.

In primis, con questa decisione si corre il rischio di assestare un colpo mortale a un'industria emergente e prospera che, nel corso degli anni, ha contribuito alla creazione di posti di lavoro e a un giro di affari da più di 100 milioni l’anno con un potenziale estremamente interessante per il futuro.

Numerose aziende che hanno investito risorse e innovazione nel campo della canapa potrebbero vedere compromessa la loro operatività, con ripercussioni dirette sull'economia e l'occupazione.

Senza contare il fatto che la circolazione dell’olio di CBD non può essere bloccata del tutto all’interno del territorio dell’UE.

Per intenderci meglio, l’Unione Europea attraverso il suo massimo organo di giustizia aveva espresso la seguente volontà in merito al noto caso Kanavape: nessuno Stato dell’Unione stessa può vietare la commercializzazione di merci che siano prodotte in maniera legale all’interno del territorio di un altro membro.

In sostanza, questo significa che, mentre le aziende italiane non potranno più vendere olio di CBD, potranno continuare a farlo le imprese tedesche, francesi, spagnole, olandesi e via dicendo. Di conseguenza, il settore nazionale della cannabis light perderà gran parte della sua capacità di competere con i concorrenti esteri con ovvie ripercussioni negative sul lato economico.

In conclusione

La decisione di classificare il cannabidiolo come sostanza stupefacente e di limitare il commercio di olio di CBD alle sole farmacie rischia non solo di essere in contraddizione con le evidenze scientifiche globalmente riconosciute, ma anche di avere forti impatti negativi sull'economia nazionale.

L'industria della canapa, emergente e prospera, rappresenta una risorsa economica significativa per l'Italia, con un fatturato importante e un notevole potenziale futuro. L'approccio restrittivo adottato dal governo potrebbe indebolire la posizione competitiva delle imprese italiane rispetto ai loro concorrenti europei, in un contesto in cui l'Unione Europea ha già espresso una visione più aperta riguardo alla commercializzazione del CBD.

È fondamentale che le decisioni politiche siano basate su evidenze scientifiche e considerino attentamente le implicazioni economiche e sociali, per garantire il benessere della popolazione e la salute dell'economia nazionale. Sarebbe auspicabile un dibattito aperto e costruttivo, che coinvolga esperti del settore, rappresentanti dell'industria e stakeholder, al fine di adottare una strategia equilibrata e sostenibile sul tema del CBD.

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