TRIESTE – “Tra le sei città capoluogo di regione che andavano al voto, cinque erano in mano al centrosinistra e una al centrodestra: tre sono al ballottaggio, tre sono state confermate. La partita è aperta, stessa cosa per i capoluoghi di provincia”.
Sprona a stare “concentrati” Giorgia Meloni la quale confuta l’idea che “le elezioni siano state vinte dalla sinistra” e intende “fare chiarezza” per smontare “le scemenze di chi, detenendo la comunicazione, se la canta e se la suona”. Parte da Trieste – una sfida dove il candidato di centrodestra Roberto Dipiazza ha oltre dieci punti di distacco dall’ antagonista di centrosinistra, Francesco Russo – il tentativo del centrodestra di raddrizzare il risultato del primo turno.
E lo fa schierando tutti insiemi i leader: Maurizio Lupi, Matteo Salvini, Giorgia Meloni, Antonio Tajani, Massimiliano Fedriga e il candidato Dipiazza, tutti in piedi nel gazebo di piazza della Borsa davanti a una batteria di giornalisti, fotografi e teleoperatori.
Occorre serrare i ranghi: se Trieste è diventata una città da rivista patinata è merito di Dipiazza (se vincesse sarebbe al quarto mandato) ma non bisogna dissipare nemmeno un voto, “perdete cinque minuti e andate a votare”, invita Fedriga, “restiamo concentrati” gli fa eco la leader di FdI.
Una campagna in fibrillazione, con Forza Nuova che ha imposto nel vocabolario elettorale un termine in precedenza soltanto evocato: “fascismo”. Chi però si aspettava una conferenza frizzante, tra Cgil, Green pass, vaccini, è rimasto deluso. I grandi temi restano sullo sfondo oppure vengono affrontati tangenzialmente. Meloni si smarca: “La democrazia è il nostro faro”. Ed agita i fantasmi di “poteri forti” (“li avremo sempre contro”), “menzogne”, “killeraggio”. E’ Salvini, invece, ad archiviare l’argomento: “Fascismo e comunismo non tornano più”, e comunque, “noi non strappiamo bandiere”. Se poi proprio qualcuno intende polverizzare Forza Nuova, il leader del Carroccio ricorda che il “fascismo nacque mettendo fuori legge chi la pensava diversamente”. Domani si replica: analoga conferenza con lo stesso schieramento di leader a Roma.
A una decina di metri di distanza, nel gazebo riconoscibile per le bandiere del Pd, un paio d’ore più tardi Russo prosegue nella rincorsa e sfodera un jolly per la città: l’amatissimo attore Lino Guanciale. Tema, la scuola. Seduto affianco c’è anche l’insegnante Dario Gasparo, vincitore nel 2017 dell’Italian Teacher Prize. Argomento attuale: da tre giorni un migliaio di studenti sta sfilando in corteo dopo la chiusura di una scuola in seguito alla caduta di calcinacci dal soffitto.
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