Il design del costume costruisce una personalità
Uno dei primi aspetti che ci colpisce dei personaggi di un film è l’abbigliamento. A volte, però, non ci rendiamo conto che le scelte di un guardaroba non riguardano semplicemente ciò che è alla moda...
Uno dei primi aspetti che ci colpisce dei personaggi di un film è l’abbigliamento. A volte, però, non ci rendiamo conto che le scelte di un guardaroba non riguardano semplicemente ciò che è alla moda o che sta bene visivamente. Quello che un personaggio indossa non è mai casuale: ogni capo di abbigliamento è accuratamente selezionato da costumisti specializzati e diventa così una parte fondamentale della narrazione.
Allora, cosa può raccontarci davvero un abito sul protagonista (o sulla prima donna) di un film? Scopriamo insieme tre aspetti essenziali in cui il “costume design” contribuisce proattivamente a dare vita al personaggio
Il look psicologico nei dettagli di stile
Ciò che un personaggio indossa può dire molto sul suo stato psichico. Nei film, i costumi vengono usati come una sorta di specchio che riflette le sfaccettature di un mondo interiore, senza che chi entra in scena debba nemmeno parlare.
Un esempio lampante è il personaggio di Nina Sayers (interpretato da Natalie Portman) nel film Il cigno nero (2010). Il suo guardaroba riflette la trasformazione dall’innocenza alla follia. Nina fa parte di una prestigiosa compagnia di balletto di New York, si prepara per interpretare il ruolo principale ne Il lago dei cigni. All’inizio del film, indossa abiti di colori chiari, che mostrano fragilità e innocenza, caratteristiche le permettono di incarnare perfettamente il ruolo del Cigno Bianco.
Tuttavia, Nina si impegna per dimostrare di essere all’altezza anche del ruolo del feroce Cigno Nero e diventa lentamente ossessionata. Quando inizia a perdere il controllo e impazzisce, la vediamo indossare abiti sempre più scuri. Un momento chiave è quando indossa una canotta nera scollata, simbolo di un lato oscuro della personalità.
Nella scena della performance finale, il contrasto tra l’abito bianco di piume morbide e l’abito nero con strass rappresenta chiaramente il conflitto interno della protagonista.
Come si trasforma il look di un personaggio
Tutti evolvono col tempo, anche i personaggi in un buon film. Con l’oro, anche l’abbigliamento cambia per illustrare un percorso, un’evoluzione. Per esempio, mister Darcy (Matthew Macfadyen) in Orgoglio e pregiudizio (2005), all’inizio indossa una giacca completamente abbottonata e una cravatta rigida, che riflettono il suo carattere chiuso verso gli altri.
Col progredire del film e il graduale aprirsi del suo cuore nei confronti di Elizabeth (Keira Knightley), notiamo che i suoi abiti diventano più morbidi e rilassati. Un dettaglio simbolico interessante è che Darcy indossa sempre meno strati di vestiti man mano che diventa più aperto e vulnerabile. Basta osservare la scena finale, in cui incontra Elizabeth per dichiararle il suo amore, indossando solo un cappotto lungo e una camicia sbottonata.
Un altro esempio di come i costumisti usano gli abiti per raccontare la trasformazione di un personaggio è quello di Andy Sachs (Anne Hathaway) in Il diavolo veste Prada. Gli outfit e gli accessori riflettono il passaggio da outsider del mondo della moda a donna consapevole del proprio stile e della propria identità. Andy viene assunta come assistente della direttrice della prestigiosa rivista di moda Runway, Miranda Priestly (Meryl Streep).
All’inizio, i maglioni grossi e le gonne scozzesi sono un segnale evidente che la moda non fa parte del suo stile. Dopo essere stata derisa da Miranda e dalle colleghe, Andy decide di cambiare look per adattarsi, indossando abiti perfettamente coordinati e firmati (Chanel), sofisticati capi d’alta moda. Questo nuovo stile simboleggia però anche la perdita dei valori e della vera identità. Alla fine, quando decide di lasciare il lavoro, la vediamo indossare abiti ancora eleganti, ma più sobri, a indicare un ritrovato equilibrio tra moda e individualità.
L’abito come status symbol?
I costumi sono un messaggio sul ruolo sociale o sulla professione. Basta un’occhiata per cogliere molte informazioni sul background, sulla percezione degli altri. Un esempio è Sam “Ace” Rothstein (Robert De Niro) in Casinò (1995). Sam dirige un casinò di lusso a Las Vegas e i suoi abiti lo dimostrano chiaramente. Nell’ambiente del gioco, l’aspetto visivo è fondamentale per creare un’atmosfera di esclusività e rischio. Anche nel mondo dei migliori casinò online, si cerca di replicare digitalmente quell’atmosfera raffinata, con interfacce eleganti e ambientazioni 3D che richiamano l’opulenza delle sale da gioco reali. I completi dai colori accesi di Ace esprimono sicurezza, il desiderio di stare sempre al centro dell’attenzione. Camicie e cravatte perfettamente abbinate suggeriscono un’ossessione per la perfezione e il controllo. In un ambiente in cui l’estetica ha un ruolo primario, il look di Sam trasmette potere e autorevolezza.
Un altro esempio è Jay Gatsby (Leonardo DiCaprio) in Il grande Gatsby (2013). Jay è un uomo ricco e famoso per le sue feste sfarzose, indossa completi e camicie di seta, simboli del desiderio di essere accettato dall’alta società newyorkese, che però lo considera un arrivato. Tutto ciò che luccica non è oro: in questo caso, gli abiti lussuosi rivelano insicurezza. Gatsby tenta di mascherare le origini modeste con lo sfarzo e il glamour. Un dettaglio simbolico è il suo celebre abito rosa chiaro: lo fa risaltare, ma sottolinea anche che non potrà mai davvero appartenere a quel mondo.
In Italia, produzioni come Gomorra o Suburra dimostrano quanto l’abbigliamento sia potente per comunicare ruolo e status: giacche griffate, tute in acetato e accessori vistosi diventano strumenti narrativi efficaci quanto i dialoghi. Nella serie L’amica geniale, gli abiti semplici e retrò di Elena e Lila mostrano la crescita e la differenza di status sociale nel tempo.
Alcuni pensieri
Come dimostrano questi esempi, il costume design va ben oltre il semplice “vestiario” di un personaggio: è una parte integrante del racconto. I costumi aiutano i registi a descrivere il percorso dei personaggi o a fornire uno sguardo sul loro passato, il tutto ancor prima di proferire parola. Possiamo quindi dire che, nel cinema, i vestiti contribuiscono davvero a “fare il personaggio”.