Grande soddisfazione per il risultato raggiunto, un obiettivo fortemente voluto fin dall’insediamento della Giunta regionale; un percorso articolato la cui conclusione positiva non era scontata e che è arrivato al termine grazie all’alleanza messa in campo tra tutte le istituzioni e i soggetti privati coinvolti nell’operazione.
È il messaggio del governatore del Friuli Venezia Giulia intervenuto, con l’assessore regionale alla Difesa dell’ambiente, all’abbattimento con dinamite delle quattro strutture in cemento armato di maggiore dimensione e della ciminiera (85 metri di altezza) del plurisecolare impianto siderurgico conosciuto come Ferriera di Servola. L’obiettivo non è solo la dismissione dell’area a caldo ma la riconversione industriale compatibile con la cittadinanza e le esigenze ambientali, che garantirà occupazione, sviluppo e nuove opportunità.
Il governatore ha ricordato come il progetto si integri in una logica di sistema in cui è rilevante il ruolo del Friuli Venezia Giulia come piattaforma logistica integrata del centro-sud Europa, che desta grande interesse a livello internazionale. Per gli esponenti dell’Amministrazione regionale, la demolizione della Ferriera di Servola è dunque un evento storico, una nuova pagina per l’industria verde, per lo sviluppo portuale; rappresenta un vantaggio competitivo non solo per la città, ma per la regione e l’intero Paese. Secondo l’assessore regionale alla Difesa dell’ambiente l’abbattimento degli ultimi edifici di quello che è stato un grande passato per Trieste, lascia spazio al futuro e allo sviluppo sostenibile. In questi due anni sono stati compiuti significativi passi nell’iter di riconversione dell’area ed è fondamentale che ora il processo possa proseguire senza soluzione di continuità.
L’obiettivo è riuscire a tenere insieme produzione industriale, salvaguardia dell’occupazione e rispetto dell’ambiente. L’esponente della Giunta del Friuli Venezia Giulia nell’esprimere soddisfazione per il risultato ottenuto, che ha richiesto un impegno di tutte le parti coinvolte, ha ricordato il lavoro di confronto e non di scontro con la proprietà per giungere alla riconversione. Un passaggio dell’intervento dell’esponente della Regione ha riguardato l’importanza degli investimenti pubblici e privati grazie ai quali oggi si apre una nuova pagina che contempla industria verde e sviluppo portuale, con i rispettivi piani lavorativi ed economici. Nel dettaglio, la demolizione, con 300 kg di dinamite, 570 detonatori e più di mezzo kilometro di miccia detonante, ha fatto crollare ciò che resta della cokeria e la ciminiera. La demolizione è iniziata nell’autunno 2020 dalle strutture metalliche dell’area a caldo. I due altoforni, la cockeria, i gasometri e i nastri trasportatori sono stati smontati con demolitori, ruspe e grandi pinze oleodinamiche.
Da ultimo, ora, l’abbattimento con dinamite delle quattro strutture in cemento armato di maggiore dimensione e della ciminiera. I detriti verranno parzialmente riutilizzati e riciclati sul posto per realizzare i piazzali della nuova struttura intermodale. Una volta completata la demolizione delle altre strutture di minore dimensione, verranno invece conservate le due strutture cilindriche (dette Cowper) del 1918 in cui veniva preriscaldata l’aria a circa 1.100 gradi prima di essere iniettata nell’altoforno per la produzione della colata di ghisa. In base al documento sono previsti la bonifica e lo sviluppo delle aree dell’area a caldo per una superficie pari a 25 ettari. Nell’area della Ferriera sono previsti la creazione di un polo logistico e l’avvio di un’attività di riconversione industriale con la realizzazione di una piattaforma logistica integrata, che prevede un nuovo snodo ferroviario e l’ampliamento della banchina portuale. Lo sviluppo, progettato e realizzato interamente da Icop, si inserisce in un più ampio piano di valorizzazione dell’area “Sud” del Porto di Trieste con interventi pubblici finanziati anche attraverso fondi del Pnrr. Secondo l’accordo, gli anni previsti per la riconversione sono cinque, suddivisi in tre fasi.
Saranno sviluppati il raccordo ferroviario della stazione di Servola, che potrà accogliere treni completi da 750 metri, e il collegamento autostradale diretto con la grande viabilità, le basi per il successivo avvio dei lavori del Molo VIII, previsto dal Piano regolatore portuale approvato nel 2016. Si tratta di un ulteriore investimento di oltre 400 milioni di euro, che rappresenterà uno degli sbocchi di lavoro più importanti per il territorio del Friuli Venezia Giulia, dando lavoro a circa 500 addetti. Per lo sviluppo c’è grande interesse di investitori nazionali e internazionali.
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