Garlasco: la disciplina antiriciclaggio e il caso dei prelievi in contanti. Responsabilità degli operatori bancari o carenze del sistema di controllo?
Caso Garlasco: prelievi in contanti e disciplina antiriciclaggio. Analisi su responsabilità bancarie, controlli e carenze istituzionali.
La normativa antiriciclaggio
La disciplina antiriciclaggio italiana, codificata principalmente nel decreto legislativo n. 231 del 2007, rappresenta uno dei pilastri fondamentali nella lotta contro il riciclaggio di denaro e il finanziamento del terrorismo. Questa normativa impone agli intermediari finanziari, e in particolare agli istituti bancari, una serie di obblighi stringenti volti a prevenire l'utilizzo del sistema finanziario per scopi illeciti.
Il sistema di prevenzione si basa su un principio cardine: la segnalazione delle operazioni sospette. Come stabilito dalla giurisprudenza consolidata, l'obbligo di segnalazione non è subordinato alla certezza o alla diretta conoscenza che il cliente abbia realizzato operazioni finalizzate al riciclaggio, ma è sufficiente l'esistenza di un sospetto semplice basato sulla valutazione dei connotati oggettivi dell'operazione e dei profili soggettivi del cliente.
Il caso dei prelievi in contanti: analisi della fattispecie
Nel caso specifico emerso dalle cronache giudiziarie di Garlasco, si configura una situazione emblematica delle criticità del sistema antiriciclaggio. I prelievi di contanti per un importo complessivo di circa 40.000 euro, effettuati in un arco temporale ridotto, presentano caratteristiche che avrebbero dovuto attivare i meccanismi di controllo previsti dalla normativa.
La peculiarità di questa vicenda risiede nel fatto che, nonostante l'importo unitario di ciascun prelievo fosse inferiore alle soglie previste per i pagamenti in contanti nel 2017, la concentrazione temporale e l'anomalia rispetto alla normale operatività della famiglia coinvolta avrebbero dovuto costituire elementi sufficienti per far scattare l'obbligo di segnalazione.
Gli obblighi di segnalazione: criteri oggettivi e soggettivi
La Corte d'Appello di Roma ha chiarito che "il responsabile della dipendenza bancaria è tenuto a compiere un'ampia e meticolosa valutazione che gli impone, in presenza di elementi che denotano l'anomalia dell'operazione, un approfondimento la cui omissione non può essere giustificata dal richiamo alla conoscenza personale del soggetto che l'ha posta in essere".
La valutazione dell'anomalia dell’operazione deve basarsi su elementi oggettivi che includono:
· La frequenza delle operazioni per importi di poco inferiori ai limiti di registrazione
· La concentrazione temporale delle movimentazioni
· L'incompatibilità con il profilo economico del cliente
· L'assenza di giustificazioni plausibili per tali operazioni
Nel caso in esame, il fatto che la famiglia non avesse mai posto in essere simili movimentazioni in passato costituisce un elemento di anomalia soggettiva di particolare rilevanza. Come evidenziato dalla Cassazione Civile, la presenza di indici di anomalia, specie se ricorrenti e per importi complessivamente rilevanti, impone l'obbligo di segnalazione indipendentemente dalle valutazioni personali degli operatori bancari circa la liceità delle operazioni.
Le responsabilità degli operatori bancari
La normativa antiriciclaggio stabilisce una chiara catena di responsabilità all'interno degli istituti bancari. Il responsabile della dipendenza ha l'obbligo primario di rilevare le operazioni anomale e di segnalarle ai superiori gerarchici. Come precisato dalla giurisprudenza, il responsabile della dipendenza deve segnalare al suo superiore ogni operazione che lo induca a ritenere che l'oggetto della stessa possa provenire da reati attinenti al riciclaggio, sulla base di elementi oggettivi riferibili all'operazione stessa, ovvero alla capacità economica e all'attività del cliente.
Una sentenza del Tribunale di Lamezia Terme ha chiarito che i direttori di banca, oltre ad una colpa per omesso controllo sui dipendenti, hanno anche una responsabilità diretta, con la conseguenza che nel caso in cui sia stata omessa la segnalazione di spostamenti di ingenti somme di denaro, anche per operazioni non particolarmente sospette, i vertici di filiale devono pagare sanzioni amministrative in proprio ed in solido con l'istituto di credito.
Le carenze del sistema: responsabilità istituzionali
Il caso di Garlasco solleva interrogativi fondamentali sulle carenze del sistema di controllo antiriciclaggio. Se, come emerge dalle cronache, i prelievi sono effettivamente avvenuti senza che scattassero le dovute segnalazioni, ci troviamo di fronte a una duplice possibilità:
Carenza degli operatori bancari
La prima ipotesi riguarda l'omessa segnalazione da parte degli operatori dell'istituto bancario. In questo caso, la responsabilità ricadrebbe direttamente sui funzionari che hanno gestito le operazioni, i quali avrebbero dovuto riconoscere l'anomalia delle movimentazioni rispetto al profilo storico della clientela.
La Cassazione ha stabilito che detta valutazione, anche se costituisce il risultato di un apprezzamento soggettivo, deve avere natura impersonale e che la segnalazione delle operazioni recanti anomalie formali non è subordinata all'evidenziazione dalle indagini dell'operatore degli intermediari di un quadro indiziario di riciclaggio.
Carenza degli organismi di vigilanza
La seconda ipotesi, più grave, riguarda la possibilità che la segnalazione sia stata effettuata ma non abbia ricevuto il dovuto seguito da parte degli organismi di vigilanza. In questo scenario, la responsabilità si sposterebbe verso l'Unità di Informazione Finanziaria (UIF) e gli altri organi preposti al controllo.
Il ruolo della UIF e degli organismi di controllo
L'Unità di Informazione Finanziaria rappresenta il fulcro del sistema antiriciclaggio italiano. Una volta ricevute le segnalazioni di operazioni sospette, la UIF ha il compito di analizzarle e, se del caso, trasmetterle alle autorità investigative competenti.
Una Sentenza del Tribunale di Venezia ha precisato che spetta alla UIF procedere agli approfondimenti sotto il profilo finanziario delle segnalazioni ricevute e compiere le comunicazioni alla Guardia di Finanza e alla Direzione investigativa antimafia per eventuali approfondimenti investigativi.
Se la UIF avesse ricevuto le segnalazioni relative ai prelievi anomali e non avesse dato seguito agli approfondimenti necessari, si configurerebbe una grave carenza del sistema di vigilanza che avrebbe potuto prevenire o quantomeno limitare le conseguenze dell'attività illecita.
L'evoluzione normativa e le soglie di controllo
Nel 2017, anno in cui si sarebbero verificati i fatti di Garlasco, la disciplina dei pagamenti in contanti prevedeva soglie specifiche per l'identificazione rafforzata e la registrazione delle operazioni. Tuttavia, come chiarito dalla giurisprudenza, l'obbligo di segnalazione non è legato esclusivamente al superamento di soglie predeterminate.
La Corte d'Appello di Roma ha stabilito che la mera circostanza che le operazioni siano effettuate per importi inferiori alle soglie di identificazione rafforzata non costituisce di per sé elemento sufficiente a configurare anomalia quando tali movimentazioni risultino compatibili con il profilo economico, sociale e patrimoniale del cliente.
Nel caso specifico, però, l'incompatibilità con il profilo storico della famiglia e la concentrazione temporale delle operazioni avrebbero dovuto far scattare i controlli indipendentemente dalle soglie.
Le tecniche di frazionamento e gli indicatori di anomalia
Il caso presenta caratteristiche tipiche delle tecniche di frazionamento, specificamente disciplinate dalle Istruzioni operative della Banca d'Italia. Come evidenziato dalla Cassazione, costituiscono indici di anomalia "il ricorso a tecniche di frazionamento dell'operazione, se volte a eludere gli obblighi di identificazione e registrazione" e in particolare "frequenti operazioni per importi di poco inferiori al limite di registrazione, soprattutto se effettuate in contante".
I prelievi di 20-30 mila euro, anche se suddivisi in operazioni di importo inferiore, rientrano perfettamente in questa casistica e avrebbero dovuto essere immediatamente segnalati come sospetti.
La questione della motivazione: spese legali e marche da bollo
Particolarmente significativa è la giustificazione fornita per i prelievi, ovvero il pagamento di spese legali e marche da bollo. Questa motivazione appare palesemente incongruente con l'entità delle somme prelevate e con le modalità operative normalmente utilizzate per tali pagamenti.
La giurisprudenza ha chiarito che l'obbligo di segnalazione sussiste quando le operazioni non risultino coerenti con l'attività svolta o il profilo patrimoniale del cliente. Nel caso specifico, l'utilizzo di ingenti somme in contanti per spese legali rappresenta un'anomalia evidente che avrebbe dovuto attivare immediatamente i controlli.
Le responsabilità emergenti: analisi delle carenze
L'analisi del caso di Garlasco evidenzia carenze sistemiche che possono essere ricondotte a diversi livelli:
Livello operativo
A livello operativo, gli addetti allo sportello e i responsabili di filiale hanno l'obbligo di riconoscere le operazioni anomale. La mancata segnalazione di prelievi così significativi e concentrati nel tempo costituisce una grave violazione degli obblighi professionali.
Livello organizzativo
A livello organizzativo, l'istituto bancario deve dotarsi di sistemi di controllo interno adeguati. La Corte d'Appello di Roma ha precisato che il sistema di controllo interno della banca costituisce solamente un ausilio ai fini della valutazione dell'operatività realizzata e non può esplicare efficacia esimente, non dispensando l'intermediario dall'obbligo di valutare autonomamente i fatti.
Livello istituzionale
A livello istituzionale, gli organismi di vigilanza devono garantire un'efficace attività di controllo e approfondimento delle segnalazioni ricevute. L'eventuale mancato seguito alle segnalazioni costituirebbe una grave carenza del sistema di prevenzione.
Le conseguenze sanzionatorie
Le violazioni degli obblighi antiriciclaggio comportano severe conseguenze sanzionatorie. Il decreto legislativo n. 231/2007 prevede sanzioni antiriciclaggio pecuniarie che possono raggiungere importi molto elevati, proporzionati alla gravità della violazione.
La giurisprudenza ha chiarito che nella determinazione della sanzione deve essere applicato il principio del favor rei, ma ha anche stabilito che l'obbligo di segnalazione non può venir meno per difficoltà soggettive o carenze formative degli operatori.
Il principio di prevenzione e la funzione di filtro
È fondamentale comprendere che la normativa antiriciclaggio ha una funzione essenzialmente preventiva. Come chiarito dalla Cassazione, "la segnalazione dell'operazione sospetta ha la funzione di mero filtro, attraverso il quale l'Ufficio Italiano dei Cambi esercita sul fatto un'ulteriore attività di approfondimento".
Nel caso di Garlasco, il mancato funzionamento di questo filtro ha consentito che operazioni palesemente anomale passassero inosservate, vanificando l'efficacia del sistema di prevenzione.
Le implicazioni per il sistema bancario
Il caso solleva questioni di portata generale per l'intero sistema bancario italiano. La mancata segnalazione di operazioni così evidentemente sospette evidenzia la necessità di:
· Rafforzare la formazione del personale bancario
· Migliorare i sistemi di controllo interno
· Intensificare l'attività di vigilanza
· Garantire un più efficace coordinamento tra gli organismi di controllo
Conclusioni: verso un sistema più efficace
Il caso dei prelievi di Garlasco rappresenta un esempio paradigmatico delle criticità del sistema antiriciclaggio italiano. L'analisi evidenzia come carenze a diversi livelli - operativo, organizzativo e istituzionale - possano compromettere l'efficacia della prevenzione.
La responsabilità per tali carenze deve essere chiaramente identificata e sanzionata. Se la mancata segnalazione è imputabile agli operatori bancari, questi devono rispondere delle proprie omissioni. Se invece la carenza è da attribuire agli organismi di vigilanza, è necessario un profondo ripensamento delle procedure di controllo.
Solo attraverso un'analisi rigorosa delle responsabilità e l'adozione di misure correttive efficaci sarà possibile rafforzare il sistema di prevenzione e garantire che episodi simili non si ripetano in futuro. La lotta al riciclaggio richiede la massima vigilanza a tutti i livelli, e ogni carenza del sistema rappresenta un'opportunità per la criminalità organizzata di infiltrarsi nell'economia legale.
La vicenda di Garlasco, al di là delle specifiche responsabilità penali che emergeranno dalle indagini, deve servire da monito per l'intero sistema finanziario italiano: la prevenzione del riciclaggio non è solo un obbligo normativo, ma un dovere civico verso la collettività e la legalità.