Le origini dei giochi da casinò
Praticamente chiunque conosce le regole di base di un qualche gioco da casinò. Il loro successo li ha portati a fare innumerevoli comparse nelle più disparate opere di cultura pop, partendo da libri e...
Praticamente chiunque conosce le regole di base di un qualche gioco da casinò. Il loro successo li ha portati a fare innumerevoli comparse nelle più disparate opere di cultura pop, partendo da libri e film per arrivare ai videogiochi e alle app per smartphone, e a prescindere dalle preferenze soggettive è difficile che qualcuno sia all’oscuro delle meccaniche della roulette o del punteggio del blackjack. Quello che spesso è meno comune, invece, è conoscere le origini di alcuni degli intrattenimenti da casinò più diffusi. Una conseguenza inevitabile del fatto che, in molti casi, le radici dei singoli giochi sono talmente antiche da risultare pressoché irrintracciabili con certezza; ma anche del fatto che l’attuale successo, anche grazie alla enorme diffusione online, tende a farli considerare un fenomeno tutto sommato moderno. Invece, indagando sulle origini dei giochi da casinò si scoprono storie in grado di mandare indietro nel tempo.
Prendiamo per esempio il blackjack, uno dei giochi più amati e comparso in dozzine di film per il suo approccio mnemonico, da 21 a Rain Man. Tutti sanno che lo scopo del gioco è ottenere un punteggio uguale o più vicino possibile a 21 punti, frutto della somma dei valori delle carte ricevute, evitando di superare lo stesso valore pena la perdita della mano; quello che molti non sanno, invece, è che analoghe regole compaiono in epoche decisamente risalenti. In un’opera letteraria seicentesca, per esempio, Miguel de Cervantes parla del veintiuna, dandone una sommaria descrizione come gioco di carte praticato a Siviglia. Nella Francia del ‘700 invece si parla del vingt-et-un, altro gioco diffusissimo e caratterizzato dal dover sommare i valori delle carte. I due nomi, in spagnolo come in francese, fanno riferimento alla medesima cifra di 21, che ancora oggi caratterizza il blackjack: questo è infatti giunto negli Stati Uniti al seguito degli immigrati europei, e ha preso il nome moderno da una combinazione che con un fante nero, appunto black jack, faceva vincere la mano. Regola presto abbandonata, ma rimasta nel nome del gioco che, soprattutto in rete, continua a rappresentare un’offerta irrinunciabile di qualsiasi casinò, con diverse varianti incluse.
Un gioco del quale invece è difficile tracciare esattamente le origini è la roulette. Il valore aleatorio del movimento di una ruota era già noto in antichità, tanto che secondo alcune testimonianze fra gli antichi Greci e Romani si praticava un passatempo simile utilizzando la ruota di un carro posta parallelamente al terreno. Una diffusa leggenda vorrebbe come inventore della roulette nientemeno che Blaise Pascal, scienziato seicentesco che l’avrebbe creata studiando il moto perpetuo. Quel che è certo è che, secondo testimonianze sicure, la roulette è stata codificata per la prima volta in Francia intorno al ‘700, probabile eredità di passatempi paragonabili come i giochi di pari e dispari inglesi o l’italiano biribissi, che ha finito per dare il nome anche a un ristorante del casinò di Sanremo. Diffusasi nei casinò europei, la roulette è poi giunta negli USA, dove ha prosperato e si è evoluta migliorando sempre di più la sua meccanica. Anche nel caso della roulette, il suo approdo online ha potuto ampliare l’offerta di gioco: per esempio è normalmente inclusa la versione americana, che differisce da quella europea per la presenza di due caselle verdi anziché una singola. Una specialità che dà un vantaggio al banco, e che testimonia l’evoluzione della roulette negli Stati Uniti.
Meno risalenti, e di conseguenza più certe, sono invece le origini delle slot machine. Queste portano direttamente agli Stati Uniti dell’ottocento, dove nei locali cominciavano a diffondersi dei macchinari che, a uno sguardo moderno, risultano immediatamente riconoscibili. Si trattava di macchine al cui interno giravano dei rulli che riportavano impressi lateralmente valori di carte: una volta messi in moto, si sarebbero fermati casualmente allineando in un’apertura i simboli che avrebbero dovuto formare il valore di una mano di poker, pagata secondo combinazioni prestabilite. La vincita veniva convalidata da un addetto, ma per il resto è evidente che ci troviamo di fronte al prototipo delle slot machine. Fu infatti su questo macchinario che lavorò Charles Fey, un immigrato tedesco che negli anni ’90 dell’800 fu in grado di creare la prima slot machine automatica: le sue esperienze da orologiaio e meccanico gli permisero di creare i primi modelli di slot in grado di pagare automaticamente la combinazione vincente. Un successo tutto americano quindi, che via via accantonò le componenti meccaniche guardando all’elettronica e ai microchip per approdare, nei tempi moderni, in rete: qui la casualità dei rulli è replicata da algoritmi di generazione casuale di numeri, e attraverso i più svariati simboli la slot machine è diventata un vero intrattenimento tematico.