La professione di infermiere ormai da tempo non attira i giovani, le retribuzioni italiane sono tra le più basse in Europa, è difficile fare carriera e ci sono carenze di organico impossibili da colmare. Anche perché molti professionisti lasciano il sistema pubblico per andare a lavorare dai privati, dove può capitare di ricevere anche mille euro al mese in più per lo stesso tipo di mansione.
È lungo e articolato l’elenco dei problemi esposti in III Commissione dai dirigenti degli Ordini infermieristici di Gorizia, Pordenone, Trieste e Udine, riassunti in apertura di seduta dal loro coordinatore regionale, che in un documento ha proposto una serie di misure di incentivo per invertire questa tendenza. Suggerimenti condivisi dal vicegovernatore con delega alla Salute, che ha però ricordato come alcuni provvedimenti disposti dalla Regione – ad esempio la possibilità di intervenire sulle politiche retributive agendo su una quota del fondo accessorio – siano ancora al palo in quanto impugnati dallo Stato, che detiene la competenza sulle regole.
Stesso discorso vale per l’eliminazione del vincolo di esclusività, un’altra delle richieste avanzate dagli Ordini. Il rappresentante della Giunta ha chiarito i numeri relativi al sottodimensionamento, confermando le indicazioni arrivate dai rappresentanti degli infermieri: al momento al sistema mancano 500 professionisti, che potrebbero diventare 1000 con l’introduzione delle riforme previste dal Pnrr. Resta però anche vero, ha sottolineato l’assessore, che in Fvg il numero degli addetti è aumentato negli ultimi 5 anni (dalle 7.352 unità del 2017 alle 7.808 del giugno 2022) e che possiamo contare su un rapporto infermieri-abitante del 6,4-6,5 per mille, il due per mille in più rispetto alla media nazionale.
Il problema maggiore, secondo la Giunta, è quello delle retribuzioni, su valori inferiori rispetto alla media italiana. Per questo motivo la Regione, impugnando il no dello Stato davanti alla Corte costituzionale, rivendica la possibilità di intervenire incrementando il trattamento accessorio.
Nel contempo il Governo regionale ha annunciato di essere al lavoro sulle stabilizzazioni da Covid previste dalla norma, che dovrebbero garantire al sistema sanità un incremento di 185 unità, tra le quali 42 infermieri. Tra i temi segnalati dagli Ordini – convocati dal presidente della III Commissione, aderendo a una proposta formulata dal gruppo dei Cittadini – anche il problema della sicurezza del personale, in quanto sono purtroppo sempre più frequenti gli episodi di violenza che vedono come vittime gli operatori. Su questo aspetto, il vicegovernatore ha aderito in linea di principio a una proposta del Gruppo Misto: quella di creare una linea diretta rapida con le forze dell’ordine in modo da garantire un intervento più tempestivo. Nel corso del dibattito in aula, il gruppo del M5S ha messo in rilievo il problema della valorizzazione economica della professione, auspicando l’omogeneità dei trattamenti all’interno delle Aziende sanitarie e, più in generale, un maggiore ascolto da parte delle stesse Aziende.
Il gruppo del Pd ha osservato che la crescente femminilizzazione delle professioni sanitarie sta mettendo in evidenza la necessità di fornire strumenti di welfare per meglio conciliare il lavoro con le esigenze della vita familiare, facendo riferimento anche alle politiche abitative e auspicando di privilegiare il “capitale umano”, rispetto alle strutture fisiche. Da parte del Misto, infine, sono arrivate anche richieste di chiarimento circa il grado di soddisfazione degli operatori
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