TREVISO – L’intera scena artistica italiana, e in particolare quella veneta, piange la scomparsa di Paolo Del Giudice, pittore e intellettuale di grande sensibilità visiva e culturale. Si è spento a 72 anni, dopo una lunga malattia, presso la residenza sanitaria “Casa dei Gelsi” di Treviso.
Con lui se ne va un interprete profondo del paesaggio, della memoria e dell’anima del Nord-est. La sua pittura, espressionista e lirica, ha raccontato Venezia, la laguna, Treviso e i luoghi più silenziosi della provincia veneta, con un linguaggio personale e inconfondibile. Lascia la moglie Carmen e i figli Ulisse e Martino. Il funerale si terrà nei prossimi giorni.
Un percorso artistico iniziato tra Montello e Venezia
Nato a Treviso nel 1952, Del Giudice ha iniziato a dipingere da giovanissimo, formandosi nel paesaggio reale degli anni ’60 e sviluppando poi una riflessione profonda sulla figura umana. Dopo il liceo scientifico, ha frequentato l’Accademia di Belle Arti di Venezia, consolidando le basi di un pensiero visivo autonomo.
La sua prima grande affermazione arriva nel 1970 con il premio alla Biennale Triveneta di Cittadella, primo riconoscimento di un talento destinato a lasciare il segno.
Un autore riconosciuto a livello nazionale
Negli anni ’70 e ’80 si fa conoscere grazie alla partecipazione alle iniziative della Fondazione Bevilacqua La Masa, con esposizioni sia in Italia che all’estero. Collabora con prestigiose gallerie come l’Attico di Roma e lo Studio Gastaldelli di Milano, dove porta mostre come Interni (1992) e Venezia: tentativi di immersione (1993).
Nel tempo, la sua pittura diventa un’indagine sui “luoghi della memoria”, filtrati attraverso un lirismo malinconico e lucido. Opere come quelle dedicate a Pasolini o al paesaggio industriale raccontano una visione intensa e personale, sempre più rivolta alla stratificazione culturale dei luoghi.
Tra mostre, esposizioni e grandi retrospettive
Tra le mostre più significative si ricordano:
- Dieci anni di pittura a Villa Brandolini di Solighetto (2000)
- Biblion a Sesto al Reghena (2002)
- Pietas Mundi a Pordenone (2007)
- Viaggio in Italia (2006-2008), un progetto espositivo articolato tra Spoleto, Venezia e Bassano del Grappa
- Memorie di carta, che dal 2008 lo ha portato in importanti biblioteche e spazi culturali, da Gorizia a Casarsa della Delizia e Ivrea
Nel 2011 è tra gli artisti selezionati per il Padiglione Italia alla Biennale di Venezia, nella sede di Villa Contarini, a conferma del suo ruolo nella scena artistica nazionale.
Un legame profondo con Treviso
Il suo rapporto con Treviso è stato intenso e costante. Nel 2011 dedica alla città il progetto Percorsi dipinti – sguardi quotidiani su Treviso, articolato in nove sedi del centro storico tra chiese, musei e spazi pubblici. Un vero e proprio omaggio alla sua città, testimoniato da uno sguardo mai banale, sempre attento ai dettagli della vita quotidiana. Nel 2012 organizza la più ampia mostra personale degli ultimi trent’anni all’ex Macello di Padova, confermando una carriera intensa, lucida, coerente.
Il ricordo di un artista schivo ma autentico
Del Giudice non amava la mondanità: preferiva la ricerca, lo studio, la solitudine creativa del suo atelier tra Eden e Volpago del Montello. Il suo approccio era rigoroso, intimo, quasi meditativo. Il suo impegno nel promuovere mostre, curare esposizioni, dialogare con artisti e critici non ha mai oscurato la sua coerenza stilistica.
Molti lo ricordano come una figura fondamentale per la cultura visiva veneta, un punto di riferimento per chi crede nella pittura come linguaggio profondo dell’anima e non come semplice esercizio tecnico.