Prezzo del petrolio a giugno 2025: analisi del calo e prospettive per luglio

Il mese di giugno: tra picchi temporanei e calo strutturaleNel corso di giugno 2025 il mercato petrolifero ha vissuto una fase di apparente volatilità seguita da un progressivo rientro verso valori pi...

15 luglio 2025 10:26
Prezzo del petrolio a giugno 2025: analisi del calo e prospettive per luglio -
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Il mese di giugno: tra picchi temporanei e calo strutturale

Nel corso di giugno 2025 il mercato petrolifero ha vissuto una fase di apparente volatilità seguita da un progressivo rientro verso valori più bassi. Dopo un’impennata momentanea dovuta alle tensioni militari tra Iran e Israele, che avevano temporaneamente innescato preoccupazioni legate all’offerta, il prezzo del Brent ha subito una correzione significativa, tornando sotto i 70 dollari al barile nella seconda metà del mese.

L’inizio di giugno era stato caratterizzato da un recupero che aveva portato il Brent a superare i 73 dollari, sulla scia delle speculazioni su un possibile allargamento del conflitto in Medio Oriente e sull’impatto potenziale sullo Stretto di Hormuz, snodo fondamentale per le esportazioni energetiche globali. Tuttavia, con il progressivo raffreddamento della tensione militare e l’assenza di interruzioni concrete nelle rotte energetiche, la componente “premio di rischio” si è gradualmente dissolta, lasciando spazio alle dinamiche fondamentali di mercato.

Il prezzo si è quindi allineato alle condizioni strutturali attuali: un’offerta in crescita, una domanda moderata e scorte abbondanti a livello globale.

Le cause del calo del prezzo a giugno

La correzione del prezzo petrolio non è da attribuire esclusivamente alla diminuzione del rischio geopolitico. Diversi fattori strutturali hanno influito negativamente sulla quotazione, con particolare riferimento all’aumento dell’offerta e alla tenuta debole della domanda globale.

Aumento della produzione OPEC+

A partire dalla seconda metà di giugno, i paesi dell’OPEC+ hanno iniziato ad aumentare gradualmente la produzione, rientrando da mesi di tagli concordati. In particolare, il gruppo ha comunicato un incremento di 548.000 barili al giorno, con un ulteriore aumento previsto per agosto e settembre. Questo ha contribuito a un clima di offerta abbondante che ha esercitato pressione sui prezzi.

Surplus strutturale sul mercato

Secondo le stime aggiornate delle principali agenzie internazionali, l’offerta globale di petrolio ha superato la domanda di circa 1,8 milioni di barili al giorno nel secondo trimestre dell’anno. Questo surplus ha generato un aumento delle scorte e ha ridotto la pressione rialzista sul prezzo. Le riserve strategiche, sia negli Stati Uniti che in Asia, rimangono al di sopra della media quinquennale.

Debolezza della domanda globale

La domanda globale di petrolio è cresciuta meno del previsto. Sebbene l’attività economica nei Paesi asiatici stia registrando un recupero parziale, l’Europa rimane stagnante e il consumo americano, sebbene stabile, non sta trascinando la crescita come negli anni passati.

Le prospettive per luglio 2025

Guardando al mese di luglio, le prospettive per il prezzo del petrolio restano prudenti, con una tendenza ribassista confermata dalle previsioni degli analisti e dagli indicatori fondamentali.

Equilibrio precario tra domanda e offerta

Le attuali dinamiche di mercato indicano un equilibrio delicato. La produzione globale continuerà ad aumentare leggermente, mentre la domanda non mostra segnali di forte accelerazione. Le proiezioni aggiornate indicano un prezzo medio del Brent tra 61 e 66 dollari al barile per tutto il mese di luglio. Alcuni scenari, più conservativi, prevedono una discesa verso i 60 dollari entro la fine del trimestre.

Stabilità geopolitica e rischio residuo

La situazione geopolitica in Medio Oriente rimane instabile ma sotto controllo. Nonostante il conflitto tra Iran e Israele abbia generato un iniziale shock di mercato, le esportazioni iraniane non sono state interrotte e il transito nello Stretto di Hormuz è rimasto regolare. Tuttavia, il rischio di escalation non può essere completamente escluso. In caso di attacchi a infrastrutture critiche o blocchi delle rotte energetiche, il prezzo del petrolio potrebbe reagire bruscamente al rialzo.

Costi di produzione e soglie di sostenibilità

Un altro elemento da considerare riguarda i costi di produzione. Negli Stati Uniti, il costo di breakeven per molte compagnie varia tra 58 e 67 dollari al barile, rendendo economicamente non sostenibile una quotazione stabilmente inferiore ai 60 dollari. Anche i paesi OPEC più vulnerabili necessitano di prezzi sopra i 70 dollari per sostenere le proprie economie. Questo introduce un possibile freno alla discesa dei prezzi: se il Brent dovesse scendere troppo, alcuni produttori potrebbero ridurre l’output o sospendere progetti marginali.

Cosa aspettarsi dai mercati petroliferi nei prossimi mesi

Le previsioni a medio termine suggeriscono una fase di relativa stabilità, ma con un orientamento al ribasso. Le principali banche d’investimento hanno rivisto le loro stime per la seconda metà dell’anno, collocando il Brent in una fascia compresa tra i 58 e i 65 dollari al barile.

In assenza di nuovi shock geopolitici, il mercato sembra destinato a riflettere l’equilibrio tra una produzione in crescita e una domanda che fatica a espandersi. Le tensioni internazionali restano un possibile elemento di disturbo, ma finché non si verificheranno interruzioni concrete nelle forniture, gli operatori sembrano orientati a scontare un contesto di offerta abbondante e domanda debole.

Conclusione

Giugno ha segnato un punto di svolta nella narrativa del mercato petrolifero: la componente geopolitica, pur presente, non è stata sufficiente a invertire un trend che oggi appare strutturalmente ribassista. L’incremento della produzione da parte dell’OPEC+, il rallentamento della domanda e l’abbondanza di scorte hanno riportato i prezzi su livelli più contenuti.

Le prospettive per luglio indicano una continuazione di questo trend, con il Brent che dovrebbe muoversi nella fascia 61–66 dollari, salvo eventi straordinari. Il mercato, in altre parole, sta ritrovando una sua normalità: meno emotiva, più legata ai fondamentali. Una normalità che, per ora, spinge i prezzi verso il basso.

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