San Donà. Dopo 5 settimane e 60 pazienti curati, chiude il reparto Covid della Casa di cura Rizzola
In pienaemergenza Coronavirus, la Casa di cura Rizzola di San Donà di Piave si erasubito messa a disposizione dell’Ulss4, andando a creare in sole 48 ore unintero reparto da 50 posti, completamente is...
In piena
emergenza Coronavirus, la Casa di cura Rizzola di San Donà di Piave si era
subito messa a disposizione dell’Ulss4, andando a creare in sole 48 ore un
intero reparto da 50 posti, completamente isolato, riservato per i pazienti covid
in arrivo dall’Ospedale di Jesolo o dai Pronto Soccorso.
Il nuovo
reparto era stato ricavato dal quello di medicina geriatria, affidato a circa
40 persone tra medici, infermieri e oss, appositamente formate per gestirlo.
Ora, dopo 5
settimane di attività e una sessantina di persone curate, con il calo dei
contagi il reparto può finalmente chiudere, tra il sollievo di tutto il
personale.
«Dal punto di
vista sanitario è stata un’esperienza nuova, dovendo trovarci ad affrontare una
patologia nuova e alla quale non eravamo abituati – spiega il direttore
sanitario Adriano Cestrone –. In questo periodo c’è stata una forte e
importante collaborazione con la sanità pubblica. Abbiamo avuto la massima
collaborazione sia da parte della dirigenza dell’Ulss 4 sia da parte dei medici
di Pronto Soccorso e del trasporto malati, che ringraziamo per essere stati
sensibili ai problemi nuovi che anche noi abbiamo dovuto affrontare».
«Chiudere il
reparto covid e poter tornare alla routine di prima è stata una bella
sensazione, perché non è stato un periodo facile – commenta sollevata Marta
Boscolo, che in queste settimane ha coordinato il reparto covid –. Sono state 5
settimane di isolamento totale, per alcuni di noi anche a livello familiare per
mettere in sicurezza i cari. È stata una gestione completamente fuori dalla
quotidianità del lavoro in reparto».
In questi
giorni si sta procedendo a smantellare velocemente il percorso isolato che era
stato creato, provvedendo a sanificare a fondo il reparto, che da giovedì 7
maggio potrà ritornare alla funzione originaria ospitando i pazienti di
medicina geriatria.
«Il reparto
di geriatria si è sacrificato molto – continua Marta Boscolo –, il personale è
stato formato nel giro di poco tempo, impegnandosi moltissimo e adattandosi a
tutto, soprattutto alle disposizioni che cambiavano di giorno in giorno in base
alle direttive che arrivavano dall’Ulss e dalla direzione. Un grazie a tutti
loro, perché senza il grande impegno che hanno profuso il reparto covid non
sarebbe esistito».
Il sentimento
di positività, per la chiusura del reparto, si è presto allargato a tutto il
personale, come ha commentato liberatoria sui social anche l’infermiera Irene
Filipetto «Si è conclusa un'esperienza carica di emozioni: mi piace ricordare
la gioia di quando arrivavano i tamponi negativi del personale sanitario e dei
pazienti e lo sconforto per quelli positivi, le preoccupazioni per i propri
famigliari a casa e le videochiamate piene di nostalgia dei pazienti alla
famiglia.
Ho avuto la
fortuna di conoscere colleghi che mi hanno insegnato e da cui ho imparato moltissimo.
Porterò sempre nel cuore i momenti vissuti in queste ultime 5 settimane.
Il reparto
Covid della Casa di Cura Rizzola è chiuso!».
Con il
diminuire dell’emergenza sanitaria, anche nel nostro territorio, la Casa di
cura può dunque tornare alle normali attività, tuttavia questo periodo critico
porterà a cambiare le abitudini quotidiane di tutti. Per questo motivo, al fine
di limitare i contatti e gli spostamenti, la struttura sanitaria sta cercando
di incentivare le prenotazioni in via telefonica o telematica per fissare gli
appuntamenti.
«In questa
fase, meno contatti ci sono e meglio è per l’interesse di tutti noi – aggiunge
Cestrone –. Quando i pazienti devono venire per la visita, è bene che vengano
muniti di mascherina e guanti. Questo è importante, per una questione di
prevenzione per sé stessi oltre che di rispetto per gli altri».
Questo
periodo, però, non ha lasciato solo brutti ricordi, è stato segnato bensì anche
da tante dimostrazioni d’affetto, sia dalle forze dell’ordine, quanto dai
cittadini e dalle attività del territorio.
Basti
ricordare il flashmob che il 2 aprile vigili del fuoco e polizia locale hanno
messo in scena sul piazzale della struttura, con sirene a applausi per
manifestare il sostegno a tutto il personale e un augurio ai pazienti colpiti
da covid-19 che si stavano lasciando il peggio della malattia alle spalle.
O ancora i
pizzaioli e i negozi, che hanno regalato cassette di mozzarelle e pizze a tutto
il personale durante i difficili giorni trascorsi. «È stato molto bello vedere
la manifestazione d’affetto che ci hanno rivolto – conclude Cestrone –, perché
ci dimostrano tutta la sincera vicinanza della cittadinanza».