Dubbi e falsi miti sullo sbiancamento dentale

Lo sbiancamento dentale è tra i trattamenti estetici più richiesti. Scopri miti, controindicazioni, benefici e durata dei risultati.

25 settembre 2025 14:59
Dubbi e falsi miti sullo sbiancamento dentale -
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Italiani, popolo attentissimo all’estetica del sorriso: a dimostrare questa attenzione crescente ci pensano i dati, divulgati lo scorso marzo, di un’indagine condotta dalla società Key-Stone, che parlano, per il 2024, di un giro d’affari di due miliardi di euro per quanto riguarda i trattamenti finalizzati a migliorare la bellezza del sorriso. Dal 2019 al 2024, sono pressoché raddoppiati i pazienti interessati ai trattamenti in questione.

Tra i più apprezzati c’è lo sbiancamento dentale.

Procedura che, come si può leggere sul sito dell’ambulatorio dentistico Baldi di Padova, uno dei principali in Veneto per la qualità delle cure, non può essere paragonata, lato effetti, ai prodotti di uso quotidiano in quanto garantisce un risultato profondo e personalizzato, è apprezzata sia per la sua rapidità, sia per l’investimento contenuto.

Nonostante l’oggettiva diffusione, sul trattamento ci sono ancora numerosi dubbi e falsi miti. Vediamo i principali nelle prossime righe.

Il trattamento è privo di controindicazioni

Pur essendo rapido, indolore ed eseguibile in studio, il trattamento di sbiancamento dentale non è privo di controindicazioni.

Quando si decide di effettuarlo, è bene essere consapevoli dell’esistenza di alcune situazioni davanti alle quali è meglio fermarsi.

Tra queste rientra la gravidanza. Anche se non si tratta di una procedura chirurgica, difficilmente viene inclusa sotto al cappello dei trattamenti essenziali. A meno che la propria situazione clinica non sia grave, è meglio evitare.

Proseguendo con l’elenco delle controindicazioni allo sbiancamento dentale, troviamo le gengive e i denti sensibili.

Ricordiamo inoltre che, quando sono presenti otturazioni, il trattamento potrebbe non essere efficace come sui denti naturali.

Essenziale è che il professionista informi chiaramente il paziente del possibile esito, in modo da evitare qualsiasi contestazione una volta completata la procedura.

Lo sbiancamento dentale non serve perché tanto si lavano bene i denti

Lo sbiancamento dentale non è un lusso. Si parla di un trattamento che permette di intervenire in situazioni in cui il solo spazzolino, anche se bene utilizzato, non è sufficiente.

Tra queste spiccano le macchie di colore grigio o azzurro, che possono essere causate dall’assunzione di determinati farmaci, tra cui gli antibiotici appartenenti alla classe delle tetracicline.

Con lo sbiancamento dentale, si eliminano anche le macchie marroni causate dal ricorso cronico a colluttori specifici.

Quelli con un impatto maggiore sullo smalto sono i prodotti caratterizzati dalla presenza di clorexidina, un principio attivo molto utilizzato nei quadri di gengivite cronica.

Lo sbiancamento dentale danneggia lo smalto

Lo sbiancamento dentale non danneggia lo smalto in quanto si tratta di un approccio altamente personalizzato, che prevede l’utilizzo di prodotti con dosaggi specifici sulla base della situazione del paziente.

Inoltre, sempre basandosi su un approccio customizzato, l’igienista dentale consiglia la frequenza giusta per la ripetizione del trattamento.

Lo sbiancamento dentale è un trattamento definitivo

Lo sbiancamento dentale non è un trattamento definitivo. Se lo si effettua con cadenza frequente, si può senza dubbio vedere la differenza rispetto a quando, invece, non ci si prendeva cura dei propri denti con questo approccio.

Altrettanto vero è il fatto che, se si continuano ad adottare abitudini come l’abuso di caffè o di sigarette, è molto difficile mantenere i risultati ottenuti ed è facile, anche dopo poco tempo, notare delle recidive.

Ogni quanto effettuare lo sbiancamento dentale?

Dopo circa 12-15 mesi, gli effetti dello sbiancamento dentale su un soggetto che di base si prende cura bene dei propri denti ogni giorno tendono a scemare.

Per quanto riguarda la frequenza di ripetizione del trattamento, come già accennato la situazione cambia da persona a persona.

In media, nei soggetti con denti in condizioni sane si tende a consigliare due trattamenti all’anno a sei mesi di distanza.

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