Simone Intermite: il giornalista che incontra i vip del mondo della cultura si racconta: «Credo nel potere del dialogo come strumento per conoscere se stessi»
Quando lo raggiungiamo al telefono Simone Intermite, giornalista e direttore editoriale di Domanipress, testata giornalistica di lifestyle cultura e spettacolo tra le più quotate ed amate dai lettori,...
Quando lo raggiungiamo al telefono Simone Intermite, giornalista e direttore editoriale di Domanipress, testata giornalistica di lifestyle cultura e spettacolo tra le più quotate ed amate dai lettori, risponde con l’entusiasmo di chi ha necessità di comunicare. Il suo d’altronde è un lavoro che si occupa di questo a partire dall’esperienza come innovation consultant che lo vede impegnato in docenze e accanto a realtà pubbliche e private per diffondere la cultura del digitale attraverso seminari ed attività formative dedicate alle PMI, e non solo, sui temi della transizione digitale passando per il suo Salotto Digitale firmato Domanipress, fruibile gratuitamente su Domanipress.it dove incontra personaggi del mondo della cultura, dello spettacolo e della scienza con Video Interviste Esclusive fuori dagli schemi classici, ricchi di momenti di empatia ma anche di approfondimento sui temi che interessano il nostro presente in constante cambiamento. Alla vigilia del lancio dell'ottava stagione, che si apre con la partecipazione di tre personalità eccezionali come la popstar di fama mondiale Anastacia, il noto meteorologo Andrea Giuliacci e lo stimato scrittore Carlo Lucarelli, abbiamo avuto l'opportunità di intervistare Simone Intermite per scoprire le anticipazioni e le novità che caratterizzeranno questa stagione.
Ciao Simone, stai per partire con la nuova stagione del Salotto di Domanipress, cosa puoi anticiparci di questa nuova stagione?
«Sono davvero molto entusiasta di dirigere il progetto Domanipress.it per l’ottavo anno e di curare questa nuova stagione di interviste nel Salotto di Domanipress. Ci sono tante sorprese che bollono in pentola per i nostri lettori a cui sono grato per l’affetto costante nel tempo e in continua crescita, ed ovviamente il mio grazie più grande va anche a tutte le personalità che incontro e con cui spesso si instaura anche un legame emotivo molto forte che resta nel tempo…».
Hai intervistato oltre cinquanta tra personaggi della tv, passando per la musica, lo spettacolo, la scienza e la politica. Come ti prepari per questi incontri?
«Per me intervistare un personaggio è come farlo accomodare in una seduta psicoanalitica...Per questo bisogna essere preparati, accettare l’emotività del interlocutore e metterlo a proprio agio. La comprensione di queste dinamiche e la capacità di ascoltare è in parte innata ma molto utile è stato il mio percorso di formazione di tipo umanistico. Sono il classico laureato in lettere che si perde nelle storie degli altri, le legge sui libri e le analizza per ritrovare il senso dell’essere umano. Anche il salotto di Domanipress assolve a questo scopo. L’ascolto e il dialogo sono dei mezzi fondamentali quando utilizzati nella maniera corretta. Nell’epoca dei social network, dove con un semplice click possiamo interagire con il mondo, viviamo il paradosso di non ascoltarci e di conseguenza di non comprenderci. L’ odio di alcuni post e la disinformazione sono figlie di questa attitudine sbagliata che è necessario istruire ed allenare».
Tra tutti i personaggi che hai incontrato qual è quello che ricordi con maggiore affetto?
«Come potrei sceglierne solo uno...In tutti questi anni tutti i personaggi che ho intervistato e incontrato mi hanno regalato una parte di se stessi. Ma non si tratta mai di un omaggio a senso unico. Spesso molti di loro mi ringraziano perché dopo la conversazione si sentono più a fuoco. Sono convinto che l’arte di fare una buona domanda sia nell’ apprendere da un uomo ciò di cui l’uomo ha inconsciamente bisogno e farlo emergere con le risposte. Come quando ci si guarda in una foto scattata bene. Il mio obiettivo è quello di restituire un fotogramma dell’animo umano».
Le interviste si concludono tutte con una riflessione sul futuro.
«Si, parafrasiamo il titolo del magazine Domanipress. Se vuoi rappresenta una mia tag, una firma che caratterizza l’intero progetto editoriale. In questo momento è importante pensare al futuro, le generazioni passate lo hanno fatto poco e molti dei guai che ci ritroviamo a vivere sono figlie di un pensiero troppo miope. Qualche mese fa ho registrato anche la sigla di questi appuntamenti, un brano scritto dal rapper partenopeo Big Halo con cui ci siamo divertiti ad immaginare sotto l'hashtag positivo di #sologoodvibes una serie di note e parole contemporanee che raccontassero il format scegliendo un accompagnamento sonoro attuale e catchy ispirato alla trap. Il pezzo è disponibile anche su Spotify».
Il magazine Domanipress da te diretto ha compiuto otto anni come valuti il suo percorso?
«Per sua definizione una testata giornalistica è specchio del tempo presente. In questi anni abbiamo assistito a cambiamenti importanti del nostro sistema culturale e sociale, attraverso Domanipress continuiamo a perseguire l’obiettivo di promuovere la cultura in tutte le sue forme con uno sguardo rivolto verso il futuro, quello che oggi ci sembra incerto, nebuloso e sfuocato».
Siete stati i primi ad utilizzare l’idea del domani per il racconto giornalistico…
«Bhe, quando abbiamo iniziato noi sicuramente non c’era sovraffollamento. Non ci disturba questo aspetto, ognuno ha uno sguardo diverso e dei segmenti differenti a livello di argomenti, diffusione e target. Domanipress ha un’immagine ed una vision molto definita ed i lettori difficilmente ci scambiano per altri...Il magazine ha una sua identità che ci siamo costruiti negli anni con grande impegno e tenacia. Chi sceglie di approdare sulle nostre pagine sa di poter contare su una visione privilegiata dove convivono pluralità e spunti di riflessione sul presente.
A proposito di futuro invece cosa puoi dirci della tua esperienza come innovation consultant?
«Circa otto anni fa ho iniziato un percorso accanto alle Camere di Commercio d’Italia per diffondere la cultura del digitale nelle PMI. Mi orientavo nelle piccole e grandi realtà imprenditoriali per parlare delle potenzialità che poteva avere internet, anche in luoghi dove ancora mancava la connessione. Ho viaggiato molto da Roma a Milano passando per realtà più piccole ma altrettanto importanti come Treviso, Matera, Lecce, La Spezia, Bari, Imperia, Savona e Taranto, la mia città d’origine che rappresenta sempre un punto di partenza dove ricaricare le batterie. Da qualche anno, dopo Milano, la mia seconda casa è la splendida riviera ligure, viaggio costantemente tra Genova e Milano, dove lavoro in redazione e per diffondere la cultura digitale attraverso corsi di formazione e supporto attivo in tema di transizione digitale nell’ottica di proporre soluzioni focalizzate sulle nuove competenze e tecnologie alle pmi».
Quale tipo tipo di imprese hai avuto modo di supportare e qual è stato il loro approccio in tema di innovazione?
«Confrontarsi con le realtà imprenditoriali è stimolante quanto complesso. Sono sempre stato aperto alla sfida e al raggiungimento degli obiettivi. Le potenzialità del digitale, soprattutto negli anni passati, sono state troppo spesso sottovalutate. Oggi con l’intelligenza artificiale ripensare a un nuovo modello di sistema produttivo non è più un'ipotesi ma una necessità. Il mio compito è quello di studiare in maniera approfondita i punti di forza di ogni realtà e quanto beneficio possono trarre dall’adozione delle nuove tecnologie. A distanza di mesi vedere i bilanci e i fatturati in positivo a seguito delle misure adottate che ho consigliato mi ripaga di ogni fatica…».
Cosa puoi dirci del territorio del nord est?
«Frequento spesso il veneto, sia per vacanza che per lavoro, sono innamorato del lago di Garda e delle zone vicino Venezia. Ciò che mi entusiasma, oltre alle bellezze naturali che caratterizzano il territorio sono le energie e la capacità di creare valore anche sfidando le difficoltà. In questa parte d’italia più che altrove c’è la capacità di fare rete. Non è scontato che questo possa accadere...».
La diffusione della cultura in senso stretto con l’attività editoriale che interessa la musica, la letteratura e lo spettacolo e poi l’accompagnamento delle pmi al mondo digitale: come riesci a coniugare tutte queste attività così differenziate?
«Tutto ciò che può sembrare apparentemente distante in realtà è molto più vicino di quanto si possa pensare. Io mi reputo un divulgatore di cultura analogica e digitale. Cambia la forma ma il contenuto e la metodologia resta la stessa. Principalmente parte tutto dalla comunicazione. Mi sono da sempre occupato di questo e in maniera quasi naturale ho avuto modo di metterlo a terra in diversi ambiti. In Italia, in passato, questo essere multitasking è stato spesso incompreso ma oggi invece spesso si parla di soft skills e di digital humanities per indicare chi può essere inserito in un percorso ampio come il mio».
Oggi le competenze digitali devono scontrarsi con la realtà dell’intelligenza artificiale…
«Spesso, durante i corsi che tengo nelle realtà pubbliche e private, nei centri di trasferimento tecnologico, nelle scuole ed università o direttamente in azienda, il tema dell’intelligenza artificiale è un punto cruciale da dove partire. Molti temono che in futuro l’ia possa totalmente sostituirsi a noi, io cerco di proporre una visione meno totalizzante e distopica. Non dobbiamo dimenticare che tutti i tools basati sull’intelligenza artificiale partono da domande concrete, quelle che noi esseri umani e senzienti elaboriamo . In questo momento storico è essenziale arricchire il nostro bagaglio sia culturale che emotivo, e non darlo per scontato perché in un futuro prossimo le abilità che di distingueranno dalle macchine saranno utili per fare la differenza. Una macchina non potrà mai fare il salto di categoria, la sua intelligenza sarà sempre quella del servo che si espande in maniera orizzontale. Per alcuni aspetti anche il nostro sistema di istruzione fin troppo asfittico nel tempo ha rincorso un modello nozionistico che oggi è anacronistico quanto dannoso. Adesso è tempo di ripensare questi meccanismi. Durante i miei interventi mi piace citare Friedrich Nietzsche, dico sempre che per non temere le ia dobbiamo recuperare il nostro aspetto “Umano troppo umano” ed essere spronati a fare scelte coraggiose».
Nel tuo futuro invece quali sono i tuoi prossimi obiettivi?
«Mi piace mettermi costantemente in gioco, sono sempre alla ricerca di nuove sfide. Attualmente sono impegnato con il progetto editoriale a cui tengo particolarmente e a cui dedico molte energie, ma in background porto avanti anche dei progetti paralleli. Quindi con grande piacere vi invito tutti nel salotto di Domanipress e a seguirmi sui social!».