In data 4 settembre u.s., alle ore 8.00 circa, in questa via Carducci dinanzi ad un bar colà ubicato si è verificata una violenta aggressione con l’utilizzo di armi da fuoco e oggetti contundenti: al termine della lite 7 persone di nazionalità kosovara sono risultate ferite, di cui 2 in maniera seria. 5 sono state ricoverate presso l’Ospedale cittadino di Cattinara, le altre 2 presso l’Ospedale di Monfalcone in Provincia di Gorizia.
A seguito dell’aggressione, almeno due soggetti di nazionalità kosovara si sono dati alla fuga a bordo di un’autovettura, ma sono stati prontamente bloccati, subito dopo aver varcato il confine provinciale, nei pressi di Monfalcone dagli agenti del Commissariato di P.S. di Duino-Aurisina e di Monfalcone nonché dagli operatori della Polizia Stradale.
Gli stessi, dopo una prima ricostruzione dei fatti da parte degli investigatori della Squadra Mobile e dopo i rilievi della Polizia Scientifica, sono stati sottoposti a fermo di indiziato di delitto per concorso in tentato omicidio e messi a disposizione dell’Autorità Giudiziaria procedente, mentre uno dei sette feriti trovati sul luogo dei fatti, dopo le prime cure, è stato tratto in arresto per detenzione illegale di armi da sparo.
Nello stesso pomeriggio, dopo un blitz della Squadra Mobile e delle U.O.P.I. della Polizia di Stato in una villetta di una zona residenziale di Trieste, sono stati rintracciati altri 3 soggetti kosovari, che avevano partecipato ai fatti delittuosi. Gli stessi, che risultavano feriti da varie contusioni su tutto il corpo, sono stati trasportati presso l’Ospedale di Monfalcone: dopo le prime cure, due di essi sono stati dimessi e tratti in arresto per concorso in tentato omicidio, mentre il terzo è in attesa di essere condotto presso la Casa Circondariale.
Sono in corso accertamenti, anche a mezzo delle telecamere della zona, per ricostruire l’esatta dinamica dei fatti.
Le indagini sono coordinate dalla Procura della Repubblica di Trieste, di concerto con quella di Gorizia.
AGGIORNAMENTO PRECEDENTE
I contorni della sparatoria avvenuta ieri mattina in centro a Trieste tra gruppi della comunità kosovara sono ancora in fase di approfondimento nonostante la Polizia abbia lavorato tutta la notte. Gli agenti proseguiranno le indagini per l’intera giornata di oggi per sciogliere tutti i dubbi.
Un elemento è emerso però nella sua interezza: ieri mattina il gruppo che si trovava in via Carducci corrisponde alla parte che per prima ha aggredito l’altra fazione. Infatti, quando il primo è stato raggiunto dai rivali, ha subito cominciato le ostilità.
I due nuclei familiari contrapposti sono composti ciascuno da una decina di uomini, di età compresa tra i 20 e i 40 anni, legati da diverse relazioni di parentela
Sono in stato di fermo di indiziato di delitto le due persone che ieri mattina sono state bloccate alla barriera autostradale del Lisert, dopo la sparatoria avvenuta nel centro di Trieste. Un’altra persona invece è stata arrestata in città.
Proseguono intanto le indagini della Polizia, anche grazie alla collaborazione – fa sapere la Questura di Trieste – della cittadinanza che ha fornito elementi utili agli investigatori per lo sviluppo delle indagini.
Sparatoria centro Trieste: operazione forze speciali in città
Un’operazione delle forze speciali si è svolta ieri pomeriggio nel quartiere di San Vito e in particolare in un edificio nel quale è stata fatta irruzione. Secondo quanto si è appreso gli uomini delle forze dell’ordine avrebbero individuato nello stabile alcune persone che sarebbero coinvolte nella sparatoria di questa mattina. Sull’operazione la Questura mantiene il più stretto riserbo, ma potrebbe questa essere collegata all’arresto effettuato ieri pomeriggio nei confronti di una persona a Trieste. Un’ampia zona del quartiere di San Vito, che si trova nell’immediata collina della città, è stata chiusa alla cittadinanza. Molti testimoni hanno notato la presenza forze speciali in divisa con i volti coperti dai passamontagna.
I CHIARIMENTI
Non si tratterebbe di una controversia tra kosovari e albanesi residenti a Trieste ma di una faida interna alla comunità kosovara, in particolare a una lotta tra due famiglie, quanto accaduto nella sparatoria di questa mattina a Trieste. Lo si apprende da fonti inquirenti.
Le persone coinvolte hanno tutte età compresa tra i 20 e i 40 anni e sono considerate perfettamente inserite nel tessuto sociale, si tratta in particolare di operai del settore edile.
Secondo quanto si è appreso l’antagonismo tra le due famiglie sarebbe dovuto a un appalto edile che una delle due famiglie ha sottratto all’altra secondo modalità che quest’ultima ha considerato scorrette.
Un’altra ragione sarebbe quella di un rapporto sentimentale che la ragazza di una famiglia avrebbe intrattenuto con un componente dell’altro nucleo familiare.
Quello di oggi è soltanto l’ultimo atto di una lotta tra famiglie che in passato è stata caratterizzata da risse e scontri e viene definita come una spedizione punitiva.
COSA ERA SUCCESSO
Una sparatoria si è verificata in via Carducci, nel centro di Trieste. Davanti a un bar alle 8 si affrontano due gruppi di persone.
Volano sgabelli, tavolini, qualcuno mulina spranghe, momenti di parapiglia. Poi, come racconta un testimone, arriva un furgone e scendono altre persone, hanno armi da fuoco, sparano e fuggono. Sono trascorsi pochi minuti, rimangono a terra sette uomini, due in condizioni molto gravi. Vengono portati all’ospedale di Cattinara, un paio subito in sala operatoria, altri due trasferiti a Monfalcone.
Ancora pochi minuti, e nei pressi della barriera autostradale del Lisert, vengono bloccate due persone, sulle quali sono in corso accertamenti per comprendere il ruolo avuto nella vicenda e di cui si attende l’emissione di provvedimenti di fermo.
Si tratterebbe di una faida interna alla comunità kosovara, in particolare a una lotta tra due famiglie. Le persone coinvolte hanno tutte età compresa tra i 20 e i 40 anni e sono considerate perfettamente inserite nel tessuto sociale, si tratta in particolare di operai del settore edile.
L’antagonismo tra le due famiglie sarebbe dovuto a un appalto edile che una delle due famiglie ha sottratto all’altra secondo modalità che quest’ultima ha considerato scorrette. Un’altra ragione sarebbe quella di un rapporto sentimentale che la ragazza di una famiglia avrebbe intrattenuto con un componente dell’altro nucleo familiare. Quello di oggi è soltanto l’ultimo atto di una lotta tra famiglie che in passato è stata caratterizzata da risse e scontri e viene definita come una spedizione punitiva.
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