Maxi blitz antidroga tra Albania e Italia, in manette oltre 50 persone: arresti e sequestri anche in Trentino
Trento nel mirino di un’operazione europea contro il narcotraffico. L'organizzazione criminale ha ramificazioni in tutta Italia e anche all'estero.
TRENTO – È stato sgominato un imponente traffico internazionale di droga che collegava l'Albania all'Italia, con ramificazioni anche in Trentino. L'operazione, frutto della collaborazione tra le Procure Antimafia di Bari e Tirana, ha portato all'arresto di oltre cinquanta persone tra italiani e albanesi, smascherando un’organizzazione attiva da quasi dieci anni.
Il gruppo criminale, composto da quaranta cittadini albanesi e dodici italiani, era specializzato nello smercio di eroina e cocaina, con un sistema ben collaudato che partiva dalla produzione in Ecuador e Turchia. Le sostanze stupefacenti venivano poi trasportate nei porti di Rotterdam e Gioia Tauro, per essere successivamente introdotte in Albania e, infine, in Italia.
La Puglia rappresentava un punto nevralgico per lo smistamento della droga, che una volta giunta sul territorio veniva lavorata e immessa sul mercato italiano. Tuttavia, le indagini hanno evidenziato coinvolgimenti anche nel nord Italia, e in particolare nella provincia di Trento, dove sono scattati numerosi arresti.
Una struttura criminale con basi in diverse regioni
L'operazione ha interessato varie regioni italiane, con arresti effettuati non solo in Trentino, ma anche a Bari, Brindisi, Matera, Torino, Cosenza, Como, Cremona, Pomezia e Frosinone. Le autorità hanno effettuato sequestri significativi: immobili, aziende, veicoli, conti correnti bancari e persino una rete televisiva albanese.
Gli inquirenti hanno contestato reati gravi come il riciclaggio di denaro e l’abuso d’ufficio, elementi che fanno emergere una struttura criminale sofisticata e radicata, in grado di infiltrarsi anche in settori apparentemente legali.
Non solo droga, anche riciclaggio di capitali illeciti
Secondo gli investigatori, la rete non solo trafficava stupefacenti ma era anche specializzata nel reimpiego di capitali illeciti. Il sistema prevedeva la trasformazione dei proventi in attività apparentemente legittime, come società immobiliari o media, tra cui l’emittente televisiva sequestrata in Albania.
La cooperazione tra le autorità italiane e albanesi è stata determinante: un’intesa giudiziaria che ha permesso l’identificazione precisa dei flussi e dei soggetti coinvolti. Le indagini hanno rivelato che la base operativa dell’organizzazione era fortemente radicata nel sud Italia, ma con diramazioni attive in Europa, in particolare in Belgio.
Confiscati all'organizzazione beni mobili e immobili
Il sequestro di beni mobili e immobili punta a indebolire le fondamenta economiche dell’organizzazione, privandola delle risorse necessarie per continuare le attività illecite. Tra i beni confiscati figurano anche conti bancari intestati a prestanome e aziende fittizie utilizzate per il riciclaggio.
Questo colpo rappresenta un passo importante nella lotta contro le organizzazioni transnazionali che operano tra l’Italia e i Balcani. Un modello investigativo basato sulla cooperazione internazionale e sull’analisi approfondita dei flussi economici, che potrebbe essere replicato per affrontare altre reti criminali simili.