VICENZA – Una tranquilla serata si è trasformata in un incubo per Christian Checché, manager vicentino di 41 anni, vittima di una violenta aggressione nel cuore di Vicenza. L’episodio si è verificato nella notte tra giovedì 8 maggio e venerdì 9 maggio, attorno alle 2:30, in piazzale Bologna.
“Mi hanno aggredito in piazzale Bologna e sono riuscito a fuggire solo grazie all’intervento di un passante”, ha raccontato Checché attraverso alcuni post condivisi sui suoi profili social. Tutto è iniziato con una rapina: gli è stato sottratto il cellulare e uno degli assalitori lo ha ferito di striscio con un coltello. Nonostante la paura, il 41enne è riuscito a scappare correndo per oltre 500 metri lungo viale Milano, bussando disperatamente a tutti i campanelli che incontrava sul percorso.
Salvato da un automobilista di passaggio
A salvare Christian è stato un uomo di passaggio in corso San Felice, proprio davanti alla nota polpetteria Rumori. “Mi sono messo in mezzo alla strada e l’ho fermato. È stato lui a chiamare il 113 per me”, racconta. Un gesto che si è rivelato fondamentale, al punto che Checché riconosce: “Senza di lui sarebbe potuta finire molto peggio”.
Uno degli aggressori rintracciato grazie alle telecamere
La polizia è arrivata rapidamente sul posto, raccogliendo la testimonianza della vittima e identificando uno dei sospetti grazie alle immagini delle videocamere di sorveglianza. Dopo oltre un’ora e mezza trascorsa con le forze dell’ordine per sporgere denuncia, Checché si è recato in stazione per prendere un taxi e rientrare a casa.
E lì si è trovato davanti uno dei tre uomini.
Il paradosso in stazione: di nuovo faccia a faccia con l’aggressore
“Uno dei tre uomini che mi avevano inseguito era lì, in stazione, ad aspettare il treno”, racconta amaramente il manager. Dopo essere stato perquisito, l’uomo è stato lasciato andare. Nonostante l’amarezza per l’accaduto, Checché ha voluto ringraziare apertamente gli agenti intervenuti. “Sono stati tempestivi, disponibili, professionali. Ma il sistema presenta chiaramente delle criticità, “norme inefficaci che regolano la giustizia in Italia”, ha affermato Checché.