Vendeva mascherine di note griffe sul proprio profilo social. La Finanza, insospettita dai prezzi ridotti, avvia le indagini e arriva a sequestrare oltre 16.500 capi di abbigliamento contraffatti.
La Guardia di Finanza di Venezia ha sequestrato oltre 16.500 articoli di abbigliamento con marchi contraffatti, destinati alla commercializzazione su tutto il territorio nazionale, anche attraverso internet e social network.
L’operazione, condotta dai finanzieri del 2° Nucleo Operativo Metropolitano di Venezia, è partita dall’individuazione di un soggetto del veneziano che, sul proprio profilo social, pubblicizzava e vendeva mascherine in stoffa di note marche d’alta moda. La convenienza dei prezzi di vendita ripotati sugli annunci postati ha insospettito i finanzieri che, dopo aver identificato il soggetto, hanno attivato appositi servizi di pedinamento “digitale” del profilo social ed appostamenti fisici presso il luogo di abitazione, rilevando un costante andirivieni di corrieri espresso.
La successiva perquisizione dell’abitazione, eseguita con decreto della Procura della Repubblica di Venezia, ha consentito di rinvenire, oltre a mascherine in stoffa di note marche della moda, in realtà contraffatte, varia documentazione extracontabile attestante il ricevimento di ordini di acquisto della merce.
Inoltre, l’esame delle applicazioni di messaggistica utilizzate dall’interessato hanno permesso di risalire ai fornitori del soggetto e di ricostruire una vasta rete di smercio di capi di abbigliamento delle più prestigiose marche dell’alta moda, con punti di snodo nelle province di Verona, Trapani, Napoli e Caserta.
Su delega della Procura della Repubblica di Venezia, i militari hanno quindi perquisito i siti individuati nel corso dell’indagine, rinvenendo migliaia di capi di vestiario di noti brand stoccati all’interno di un negozio e di un magazzino dell’hinterland casertano, da cui partivano fino a 900 spedizioni al giorno su tutto il territorio nazionale con i principali corrieri espressi.
Gli articoli rinvenuti sono stati sottoposti ad accertamenti peritali da parte dei tecnici delle società titolari dei marchi, che ne hanno confermato l’illecita riproduzione. Tutto il materiale è stato pertanto sottoposto a sequestro. I sei responsabili del traffico individuati sono stati deferiti alla Procura della Repubblica di Venezia.
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