EMPOLI (FIRENZE) – Il mondo del calcio italiano dice addio a Giulio Drago, ex portiere che ha scritto pagine importanti nel panorama sportivo nazionale tra gli anni ’80 e ’90. Si è spento a 62 anni all’ospedale San Giuseppe di Empoli, lasciando un ricordo indelebile tra tifosi, compagni di squadra e appassionati.
Dalla Sicilia alla Cremonese e poi all’Empoli
Nato a Caltagirone, in provincia di Catania, Giulio Drago ha mosso i primi passi da professionista tra i campi di provincia, dimostrando subito talento e determinazione.
La sua carriera ha preso slancio con il debutto in Serie B con la Cremonese, ma fu con la maglia dell’Empoli che si mise in luce definitivamente.
Nella stagione 1985-1986 fu protagonista di una storica promozione in Serie A, prestazione che gli valse anche la convocazione nella Nazionale Under 21.
L’esperienza alla Triestina e il ricordo indelebile
Nel corso della sua carriera, Drago vestì anche la maglia della Triestina, dove giocò sotto la presidenza di Raffaele De Riù. Sotto la guida tecnica di Massimo Giacomini, poi sostituito da Fernando Veneranda, il portiere siciliano difese i pali della squadra per dieci partite ufficiali, in un’annata complessa culminata con la retrocessione in Serie C. In quella stagione, al suo fianco c’erano nomi come Ersilio Cerone, Costantini, Scarafoni, Trombetta e Urban.
La storica amichevole contro l’Italia di Sacchi
Uno dei momenti più noti della carriera di Drago è legato a un match amichevole entrato nella memoria collettiva: il 6 aprile 1994, a Coverciano, difese la porta del Pontedera contro l’Italia guidata da Arrigo Sacchi, in un sorprendente 2-1 per i toscani. Un episodio che ancora oggi viene citato come uno dei simboli della grande passione e dedizione di Giulio Drago verso il calcio.
La malattia lo ha portato via a soli 62 anni
Il 25 giugno avrebbe compiuto 63 anni, ma la malattia lo ha portato via troppo presto. Ricoverato da alcuni giorni presso l’ospedale San Giuseppe di Empoli, Giulio Drago è morto nel pomeriggio di venerdì 18 aprile. Una notizia che ha colpito non solo le città dove ha giocato, ma anche tutto il mondo sportivo che lo aveva conosciuto come uomo leale, silenzioso, ma determinato.